Quattro chili e rotti di “carte”; 158 giorni di lavoro per onorare le tasse, i tributi, i contributi e le imposte previste dal fisco: sono i dati forniti da Confartigianato Potenza per dare un’idea della burocrazia e del fisco opprimenti per ogni piccola e media impresa.
Qualche esempio. Per ottenere l’autorizzazione per installare una tenda esterna ad un laboratorio artigiano in centro storico occorrono: autorizzazione comunale (SCIA), P.O.S, documento valutazione dei rischi e relativi allegati tra cui in alcuni casi anche accertamento compatibilità paesaggistica, autorizzazione paesaggistica… per un totale di 1,42 chili di documentazione da presentare su carta e su supporto magnetico. Costo per prestazioni professionali circa 1.000 euro.
Per una pratica di sportello unico per inizio attività di fabbro ci si scontra invece con una realtà se possibile peggiore: relazione tecnica sul ciclo produttivo, relazione impatto acustico previsionale e definitivo, autorizzazione emissioni in atmosfera, autorizzazione agli scarichi, valutazione dei rischi… il tutto in duplice copia per un totale di 1,95 chili di carta e costi professionali per circa 5.000 euro.
E se il fabbro volesse assumere un apprendista? Bisogna aggiungere altri 2.500 euro relativi ai seguenti ulteriori adempimenti: corso da responsabile della sicurezza di 48 ore; corso per primo soccorso da 16 ore; corso antincendio da 8 ore; corso da tutor da 16 ore; predisposizione di un Documento per la valutazione rischi che deve contenere: fonometria fatta da un tecnico, esame vibrazioni fatto da un tecnico, analisi sostanze chimiche e polveri presenti nell’ambiente di lavoro fatta da un tecnico, altri adempimenti che possono variare a seconda delle attrezzature utilizzate e delle lavorazioni effettuate nel laboratorio; predisposizione del Piano operativo della sicurezza per ogni cantiere in cui la ditta lavora; adempimenti per l’apprendista: corso sulla sicurezza da 16 ore; corso per apprendista da 120 ore da ripetere tutti gli anni; visite mediche periodiche.
Eppure – sottolinea Confartigianato – il 2014 segna una svolta nella semplificazione fiscale. Per la prima volta da 6 anni a questa parte, è decisamente rallentata la produzione di leggi a impatto burocratico in materia tributaria. La buona notizia emerge da una rilevazione di Confartigianato che ha inaugurato il Burofisco Index, un misuratore del saldo tra le norme che semplificano e quelle che complicano l’attività degli imprenditori. Ebbene, quest’anno l’indice ha fatto registrare il calo più vistoso dal 2009, scendendo a 24. Una diminuzione netta rispetto al picco del 2013 quando l’indice toccò addirittura quota 93. Un’inversione di tendenza, quindi, frutto anche di alcuni recenti provvedimenti come il cosiddetto Decreto semplificazioni varato lo scorso novembre.
Ma – avverte Antonio Miele, presidente Confartigianato Potenza – nessuno si faccia illusioni perché nonostante questi segnali positivi, la burocrazia è sempre in agguato. Il monitoraggio del nostro Ufficio studi rivela infatti che il 61% delle 703 norme fiscali emanate negli ultimi 6 anni ha aumentato i costi burocratici a carico delle imprese. In pratica il fisco si è complicato alla velocità di 1 norma a settimana. Le politiche di semplificazione sono una specie di ‘tela di Penelope’: dal 2008 ad oggi, per 1 norma che semplifica ne vengono emanate 4,3 che complicano la gestione degli adempimenti tributari. Con il risultato che gli imprenditori italiani sono tra i più penalizzati al mondo per la lunghezza dei tempi da dedicare al pagamento delle tasse.
Il caso del Sistri è emblematico e riguarda la totale assenza, ancora oggi, del completo funzionamento in via telematica del sistema di tracciabilità dei rifiuti: un ingente costo per le imprese, soprattutto per quelle più piccole, che, nonostante i corsi di formazione e le chiavette Usb ricevute per accedere alla piattaforma informatica, sono costrette a segnalare lo smaltimento di rifiuti tossici e pericolosi ancora in via cartacea. Rimanendo sul tema, qualsiasi impresa che produca rifiuti è obbligata a tenere e compilare settimanalmente un registro dei materiali da smaltire. Per un banale errore di compilazione, l’azienda può ricevere una multa compresa tra i 500 e i 10 mila euro e rischia addirittura di incorrere in una sanzione penale: smaltire correttamente, ma scrivere sulla riga sbagliata del registro potrebbe essere estremamente penalizzante.
“Siamo ancora lontani da un fisco ‘a burocrazia zero’ per le imprese italiane”, commenta Miele. “La strada della semplificazione è ancora lunga, ma Confartigianato è ben determinata a percorrerla con un pressing continuo su Governo e Parlamento. Infine, paghiamo troppo e in modo troppo complicato. Bisogna diminuire la pressione fiscale e tagliare la burocrazia in cui nessuno riesce più a districarsi, nemmeno lo Stato. La partita è di quelle decisive: in ballo c’è l’obiettivo di restituire fiducia e competitività ai nostri imprenditori”.