Per risollevare il settore ortofrutticolo, strategico per l’agricoltura lucana, che vive vecchi e nuovi problemi e che ha subito danni per le gelate tardive di primavera e causa di danni, occorre attivare risorse aggiuntive straordinarie. La dotazione di 160 milioni prevista nel Dl Sostegni bis è, infatti, di gran lunga insufficiente. Cia-Agricoltori Italiani che riporta al centro del dibattito l’impatto dei cambiamenti climatici sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale delle imprese del settore. Affrontare subito questa crisi serve anche a cogliere le opportunità di PNRR e Pac.
Intanto la scarsa remuneratività per i produttori: sul mercato all’ingrosso del Metapontino albicocche e nettarine sono quotate (dati Ismea) poco più di 1 euro al kg e le pesche 0,50 al kg mentre i prezzi ai consumatori sono tra due volte e mezzo-tre superiori, i costi di produzione subiscono incrementi annui dell’1,5% e i consumi restano stabili.
L’albicocca – dice Rudy Marranchelli, presidente Agia-Cia e produttore ortofrutticolo di Rotondella – nel passato ha scritto la storia e l’economia del territorio Rotondellese. Vive un momento non facile, con cali importanti di produzione sino al 40% in questa campagna. Il futuro – aggiunge – sicuramente è tutto da (ri)scrivere e ricercare nelle linee guida della nuova Politica Agricola Comune Europea tra sostenibilità, ricerca, innovazione, gestione del rischio e associazionismo. Per le prospettive sicuramente gli investimenti programmati da strutture importanti come Orogel e Apofruit – aggiunge il presidente Agia-Cia – evidenziano la qualità dell’ortofrutta del Metaontino che rispetta canoni di certificazione importanti e la capacità produttive delle aziende agricole dell’area che nonostante le difficoltà continuano a produrre e con qualità ricercata sia per il fresco che per il trasformato. E’ importante che il mercato riconosca il valore di queste aziende.
Dunque per Cia che sottolinea nuovamente come l’agricoltura tutta, sin dall’inizio della pandemia, abbia sempre garantito continuità a produzione e approvvigionamento; il settore ortofrutticolo è ancora alle prese con un’escalation di difficoltà che la coinvolgono da tempo e su più fronti. Ha fatto i conti con carenza di manodopera straniera in periodi cruciali per la gestione colturale e costi più elevati di produzione, post raccolta e logistica, per i dispositivi di protezione e sanificazione, distanze nei luoghi di raccolta, lavorazione e trasporto.
Settore chiave del Made in Italy -precisa Cia- incide per il 20% sull’agroalimentare con 1,2 milioni di ettari coltivati a frutta e verdura per 300 mila aziende coinvolte e un valore di 15 miliardi di euro, ma continua a essere considerato di serie B, senza agevolazioni previste dal Dl Rilancio ed escluso, per molto tempo, da interventi di decontribuzione previdenziale. Negli ultimi anni, ha pagato un prezzo alto per difficoltà operative e organizzative straordinarie, ma ha beneficiato solo di modestissimi interventi in termini di flessibilità, non godendo neanche di ristori adeguati. La pandemia, si è solo che innestata su una situazione economica critica dovuta a due anni di forti gelate, problemi fitosanitari come quelli causati dalla cimice asiatica e l’inasprirsi della competizione internazionale.
Da parte di Cia, dunque, l’appello perché su questi temi venga data ai produttori ortofrutticoli, risposta immediata e commisurata alla drammaticità del momento, guardando anche al perdurare dell’emergenza sanitaria per il Covid. Diversamente le aziende del settore, italiane ed europee, non saranno in condizione di cogliere le sfide del PNRR, essenziale, per esempio, sul fronte della logistica con l’Italia al 19° posto per infrastrutture e costi discutibili dell’autotrasporto su cui viaggia il 90% dell’ortofrutta, pari a 0,43 euro per chilometro in Italia, quasi il doppio rispetto ai competitor tedeschi (0,30 euro) e spagnoli (0,28 euro).
“Da scongiura il rischio reale di sradicamento degli impianti e di abbandono della coltivazione che purtroppo stiamo già registrando”.