Un nuovo rapporto tra agricoltura e territorio e, al suo interno, la riorganizzazione delle politiche di sviluppo rurale (Psr). E’ questo il messaggio che lancia da Bruxelles la Cia che ha tenuto un incontro di lavoro al quale ha partecipato il presidente regionale vicario della Cia lucana Nicola Serio.
Nelle aree rurali – ha sottolineato Serio nel suo intervento – gli agricoltori non hanno la forza e la dinamicità per sfruttare le potenzialità delle misure del secondo pilastro della Pac. Paradossalmente, la sopravvivenza delle imprese è funzionale all’utilizzo delle risorse del primo pilastro. Il pagamento unico, gli interventi per i piccoli agricoltori, il sostegno accoppiato sono spesso gli unici strumenti che assicurano il mantenimento e lo sviluppo delle attività produttive.Occorre concentrare gli interventi nelle aree ad elevato potenziale rurale e trasformare l’agricoltura di sussistenza in una risorsa di crescita, capace di offrire sostegno economico e servizi sociali e ambientali ai territori. A ciò va aggiunta la necessità di definire nuovi strumenti per gestire la tensione dei mercati agricoli che, soprattutto negli ultimi anni, ha proiettato il settore verso uno scenario d’incertezza, come si registra in Basilicata in quest’anno che sta per finire.
Tutte le imperfezioni dell’attuale Pac possono riassumersi in un dato eloquente: in Italia, sul totale delle risorse previste (52 miliardi di euro), il 20% dei beneficiari ne riceve l’85,7%, mentre i fondi rimanenti (ovvero solo il 14,3%) sono appannaggio dell’80% degli agricoltori aventi diritto. Questo squilibrio muove da una serie di scelte strategiche sbagliate, contenute nel complesso di norme e misure che regolano la Pac che accompagnerà i produttori fino al 2020. E’ quanto emerge da uno studio che la Cia ha presentato in occasione dell’incontro a Bruxelles, in cui si fa un’attenta analisi degli effetti che la politica europea di settore ha prodotto per l’agricoltura italiana, prefigurando anche i possibili scenari futuri.
La giornata di dibattito e di confronto con i protagonisti della scena politica europea è riassunta nello slogan “Una Pac più coraggiosa con agricoltori e territori protagonisti”, coinvolgendo nella discussione anche le rappresentanze dei produttori agricoli Ue, il mondo universitario e della ricerca.
La burocrazia -ha spiegato il presidente nazionale Dino Scanavino- continua a pesare sulla gestione aziendale del settore agricolo. Una situazione allarmante che frena gli investimenti e rallenta i processi di ammodernamento e che si è aggravata con l’applicazione delle ultime regole comunitarie, tanto che la stessa Commissione ne ha preso atto con l’agenda di semplificazione (da cui la “proposta Omnibus”). Un caso su tutti il “greening”, nato con l’obiettivo di giustificare e remunerare le funzioni pubbliche svolte dalle imprese agricole ma che, fin dall’inizio della sua applicazione, ha mostrato tutta la sua complessità e onerosità gestionale. Per queste ragioni è da considerarsi “irriformabile”.
A tutela del futuro degli agricoltori lucani e del Sud – ha detto ancora Serio – chiediamo di intervenire subito su quattro aspetti: difesa del principio di reciprocità degli standard produttivi e commerciali tra Ue e paesi terzi; rafforzamento delle politiche a sostegno delle filiere e dell’aggregazione di organismi interprofessionali; estensione degli strumenti assicurativi di gestione del rischio e di stabilizzazione del reddito; e, ultimo ma non ultimo, semplificazione burocratica per le misure del Psr, a cominciare da quelle davvero farraginose relative ai finanziamenti per la consulenza delle piccole imprese.
Il prossimo 25 marzo si celebreranno i 60 anni della firma dei Trattati di Roma al cui interno gli obiettivi della Politica agricola comune hanno rappresentato un caposaldo, un elemento di unione per l’Europa. Ma in oltre mezzo secolo di storia lo scenario è cambiato sostanzialmente e bisogna prenderne atto. Volendo lanciare una provocazione, nel definire le regole dell’agricoltura europea post 2020, si dovrebbe ragionare come se la Pac non fosse mai esistita. “Servirebbe una Pac ex novo -ha detto il leader della Cia- che possa tornare a essere un elemento unificante dei popoli europei, che possa mitigare il diffondersi dei populismi e avere, ancora più di oggi, un ruolo centrale nella gestione e nell’occupazione dei migranti. Perché abbiamo davanti, forse, l’ultima chance per tornare a crescere davvero e garantire benessere a tutta la collettività”.
Dic 10