Parificazione Corte dei Conti rendiconto generale Regione Basilicata, Summa (Cgil Basilicata): “Giudizio della Corte dei Conti è inequivocabile. Messi in evidenza ritardi, incongruenze e mancata trasparenza, come più volte denunciato dalla Cgil”. Di seguito la nota integrale.
“Il giudizio della Corte dei Conti della Basilicata sul governo Bardi è inequivocabile. Non solo vengono messi in evidenza ritardi, incongruenze e mancata trasparenza, come più volte denunciato dalla Cgil, ma viene anche sottolineato un comportamento ai sindacati purtroppo ben noto e cioè di un governo che a richieste e sollecitazioni fa orecchie da mercante, usando le parole testuali del procuratore regionale Vittorio Reali”. È quanto afferma in una nota il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, rispetto al giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Basilicata esercizi 2019 e 2020.
Due secondo il segretario sono gli aspetti maggiormente rilevanti. Da un lato la riorganizzazione dell’ufficio di gabinetto e il riordino degli uffici della presidenza e della giunta regionale, “in quanto tale assetto riorganizzativo – scrive ancora il procuratore – ha determinato un aumento dei costi, ponendosi in antitesi con le finalità della conclamata razionalizzazione e snellimento dell’apparato burocratico”, incidendo dunque sulle spese del personale. Il procuratore ha inoltre stigmatizzato la procedura delle nomine fiduciarie dei direttori generali effettuate nel 2019, avvenuta “in assenza di valutazione comparativa”.
Non solo. “Al di là, comunque, del rispetto della normativa vigente, invocato dalla Regione – scrive nella sua relazione il procuratore Reali – vi è che le scelte effettuate intuitu personae rappresentano una mortificazione dei dirigenti in servizio ed uno svilimento della stessa funzione dirigenziale, potendo l’Ente regionale realizzare, comunque, l’obiettivo che si propone della “concreta realizzazione delle linee generali dell’azione amministrativa” mediante una valutazione comparativa del personale dirigente ispirata ad un rigoroso scrutinio della professionalità richiesta in ragione della titolarità di poteri di direzione, organizzazione e coordinamento che si va a rivestire, sulla base di criteri di selezione oggettivi e trasparenti”. Questione, questa, “denunciata più e più volte dalla Cgil – tuona Summa – sia rispetto ai criteri di trasparenza e selettività sia al nuovo regolamento sull’ordinamento della giunta regionale. Il risultato non è un governo della cosa pubblica più efficace ed efficiente bensì un sistema caotico in cui non si comprende chi fa cosa e a chi attribuire le responsabilità degli atti. Una riforma che determina una pericolosa concentrazione di potere in capo al dipartimento della presidenza della giunta e mina il principio della separazione tra organo politico e organo amministrativo”.
Altro tasso dolente è la sanità. “Anche in materia sanitaria , la Procura regionale, riallacciandosi alla relazione istruttoria – si legga ancora nella relazione di Reali – ha riscontrato una serie di criticità afferenti sia alla gestione contabile e finanziaria che a quella amministrativa. Anche il dato della mobilità sanitaria cosiddetta passiva, un fenomeno con enormi implicazioni etiche, sociali ed economiche, si presta ad essere letto in questa prospettiva. Il saldo 2019, infatti, tra crediti (da mobilità cosiddetta attiva) e debiti (da mobilità cosiddetta passiva) è stato pari a -55.180.709 milioni di euro ed è in netto peggioramento rispetto a quello degli anni precedenti. Né sembra che il saldo 2020 di 48.821.318 milioni di euro, in lieve miglioramento, sia tale da far nutrire qualche speranza per il futuro. Il fatto che la Regione abbia iniziato nel 2021 ad inserire la mobilità sanitaria tra gli obiettivi di mandato, a pena di decadenza, dei direttori generali delle aziende del sistema sanitario regionale può rappresentare un segnale di discontinuità purché alle parole seguano gesti concreti da parte delle autorità regionali”. Alla luce di ciò, secondo il segretario generale “è evidente che il dato sulla mobilità dovrà essere un criterio essenziale nel delineare la nuova riorganizzazione del sistema sanitario regionale, affinché diventi più attrattivo e compensi la mobilità passiva”.
In conclusione per Summa “dalle stesse parole della Procura è evidente che il nuovo modello organizzativo della Regione Basilicata è in spregio alle norme che separano il potere politico da quello amministrativo. Si ignorano anche le regole base del governare in democrazia: si è amministratori pro tempore non padroni e tanto meno monarchi. La Basilicata da lungo tempo incede sulla sottile linea di abuso del potere politico, un modus operandi invasivo anche in ambiti non di competenza politica, quali la gestione degli enti pubblici a partire dalla sanità”.