Partito Rifondazione Comunista Basilicata: stabilizzazione e dignità per le lavoratrici ed i lavoratori Rmi e Tis in lotta. Di seguito la nota integrale.
Da troppo tempo ormai un po’ in tutti i comuni lucani e in vari enti pubblici diversi servizi, anche fondamentali per i cittadini, possono essere assicurati solo grazie all’ utilizzo e allo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori RMI e Tis. Dalle mense scolastiche, ai servizi cimiteriali, al decoro urbano, agli uffici comunali sono tantissime le realtà dei servizi pubblici locali che possono continuare ad operare solo grazie al contributo e all’opera di questi lavoratori. Lavoratrici e lavoratori che però devono prestare la loro opera non all’interno di un normale rapporto di lavoro, come sarebbe giusto e ovvio, ma dietro percorsi indefiniti e vaghi che di fatto privano loro delle garanzie minime proprie di ogni lavoratore, come l’indennità di malattia, i contributi pensionistici, le ferie, ecc.., con una remunerazione di 550 euro mensili. La loro attività viene di fatto degradata alla condizione di “lavoro nero”, con il paradosso che chi utilizza questi “lavoratori in nero” non sono i classici imprenditori disonesti ma le istituzioni locali. Le istituzioni locali di una repubblica democratica fondata sul lavoro! Semplicemente assurdo! E’ questa l’unica cosa veramente incostituzionale, caro presidente Bardi e assessore Galella, non la richiesta dei lavoratori di essere finalmente stabilizzati da chi da anni sfrutta loro per rispondere alla meno peggio alle ricadute sul territorio di scelte scellerate di politica economica nazionale e di precarizzazione del mondo del lavoro. Da questo inconfutabile dato di realtà occorre, a nostro avviso, partire per cogliere in questa lotta non solo una giusta vertenza ma anche l’occasione per contrastare, in particolare, la precarizzazione e il ridimensionamento dei servizi pubblici locali, ed in generale il progressivo impoverimento di tutto il territorio regionale. Territorio regionale che non solo è afflitto oggi da diverse situazioni di crisi aziendali e lavorative ma che rischia un tracollo irreversibile con l’accentuarsi della crisi occupazionale nell’area industriale di San Nicola di Melfi. Per questo come Rifondazione Comunista di Basilicata cogliamo con grande interesse l’appello lanciato dal comitato di lotta RMI-TIS per la connessione di tutte le vertenze regionali in modo da poterle condurre con la sufficiente forza e contemporaneamente contribuire a costruire una alternativa a questo sistema economico, politico e sociale che è alla base delle difficoltà crescenti della maggioranza delle persone che vogliono vivere del loro lavoro nella loro terra.
Alla Regione, ai Comuni ed in generale a tutte le istituzioni locali diciamo che siamo consapevoli che nessun ente può da solo farsi carico interamente della complessità di questa problematica, ma allo stesso tempo diciamo che nessuno può tirarsene fuori o continuare a nascondersi dietro le reali o presunte difficoltà burocratiche. Al governo regionale in particolare, che dispone fra l’altro, di diverse decine di milioni di euro come residui del programma cCopes, diciamo con forza che non esiste alcuna norma che vieta la stabilizzazione di questi lavoratori. L’Anci ma soprattutto la regione basilicata devono richiedre al governo nazionale le norme e le risorse finanziarie necessarie per l’adeguamento delle piante organiche degli enti a partire dai comuni, per risarcire territorio, popolazioni, lavoratrici e lavoratori di Basilicata dai ventennali tagli ai trasferimenti statali ai comuni, al blocco delle assunzioni, all’impoverimento dei servizi erogati per contribuire così a frenare lo spopolamento e rendere degna di essere vissuta la vita nel nostro territorio.