“L’agricoltore anziano? Un centromediano metodista come s’usava dire un tempo nel calcio. Essendo un ruolo importante in una squadra di calcio, vi si arriva in genere avendo requisiti particolari sia tecnici che personali; oltre alla tecnica calcistica serve esperienza e prestigio riconosciuto dai propri compagni”. E’ la battuta di Giovanni Bulfaro, presidente regionale Anp (Associazione Nazionale Pensionati) Cia Basilicata per rilanciare il ruolo e la figura degli agricoltori anziani, che si fanno carico di perpetuare il lavoro agricolo, di custodire l’ambiente, di trasmettere saperi alle giovani generazioni. Nelle campagne -evidenzia l’Anp-Cia Basilicata- si vivono le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili. Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni, che pagano la nota carenza di servizi socio-assistenziali. Attualmente, sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a essere vicini alla soglia di povertà: un rapporto di gran lunga più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che sfiora il 30 per cento.
“Andando oltre la metafora calcistica – dice Bulfaro – intendiamo rivendicare all’agricoltura e agli agricoltori d’essere stati argine alla crisi, di aver assicurato la tenuta sociale e di essere oggi centrali nella proposta di un modello di sviluppo sostenibile ed equilibrato. Ma perché questo sia, è indispensabile che l’agricoltore anziano ritrovi a pieno la sua dignità e gli venga riconosciuto un ruolo sociale, culturale ed economico. E qui si pone il tema dell’invecchiamento attivo “che non deve essere solo uno slogan evocato, ma una strategia praticata”.
“Dignità e giustizia sociale – afferma il vice presidente Anp Giuseppe Comuniello – sono state le ragioni che ci hanno spinto ad aprire un contenzioso con il governo per chiedere un intervento migliorativo sulle pensioni basse. Lo abbiamo fatto quasi da soli nel panorama delle associazioni dei pensionati con due manifestazioni nel dicembre scorso a Bologna e Bari e adesso con la raccolta di firme a sostegno di una petizione che chiede un intervento di giustizia sociale per restituire dignità alle persone, ai pensionati appunto, in particolare per quella parte che riceve un trattamento pensionistico sotto i mille euro”.
“E’ una piattaforma di rivendicazione aperta ed equilibrata, precisa e responsabile. Chiede un intervento immediato per recuperare la perdita del potere d’acquisto delle pensioni basse perduto in questi anni; chiede di adeguare il trattamento minimo a 650 euro come stabilisce la Carta Sociale Europea; chiede di dotare il paese di un sistema socio-sanitario efficiente e moderno per tutti i cittadini, una sanità pubblica e universalista organizzata sul territorio con servizi adeguati nelle aree rurali e montane, chiede una politica strategica verso la non-autosufficienza per il sostegno economico e organizzativo alle persone e alle famiglie colpite da questi problemi”.
Infine un decisivo pilastro: il passaggio generazionale che in Cia e solo in Cia si è estrinsecato in uno straordinario patto tra pensionati dell’Anp e giovani agricoltori di Agia. “L’avventura imprenditoriale di un giovane, in agricoltura, ha bisogno certo di essere incoraggiata con norme appropriate di sostegno finanziario, in primo luogo il premio d’insediamento, poi il credito, l’assistenza tecnica, la consulenza economica, il marketing. Ma per il governo della complessità serve, anzi è indispensabile, il supporto della conoscenza e dell’esperienza che solo l’agricoltore anziano può dare. In sostanza si propone anche qui un patto fra generazioni; un legame che favorisce sia il trasferimento delle conoscenze sia l’insegnamento e l’educazione all’approccio con i problemi reali di gestione e programmazione dell’impresa agricola”.
Tutto questo, però, inquadrato in una proposta sistemica che è il documento “Il territorio come destino” elaborato dalla Cia e riversato nella “Carta di Milano” come testimonianza attiva della centralità agricola.