Il “Polo integrato dei servizi alla persona” quale strumento per lo sviluppo sinergico delle attività di Cia, Anp (Associazione Nazionale Pensionati), Inac (Patronato) e Caf (Centro Assistenza Fiscale) è la proposta centrale dell’assemblea regionale dei pensionati della Cia lucana che ha eletto il Consiglio Regionale dell’Associazione, i 27 delegati al congresso regionale della Cia e 3 delegati al congresso nazionale ANP. Un progetto che sarà concretizzato attraverso l’apertura sul territorio e specie nelle contrade rurali di Circoli ANP e di Sportelli Anziani. L’Associazione Nazionale Pensionati poggia le sue radici nel mondo agricolo dove è cresciuta e si è sviluppata. Essa opera, essenzialmente, fra i pensionati delle aree rurali di cui si sente parte integrante. In simbiosi con la CIA ne esprime e rappresenta i bisogni, le tradizioni, la cultura.
Al primo posto – è stato sottolineato – è la difesa del potere d’acquisto delle pensioni tenuto conto che nella “sperequazione pensionistica” sono soprattutto i pensionati autonomi -e tra questi gli agricoltori- a subire le conseguenze più pesanti dell’aumento del costo della vita. Secondo dati del Centro Studi Economici della Cia lucana ben il 78% dei pensionati della nostra regione (circa 125mila) percepisce un’indennità che è inferiore di un terzo alla minima.
Nelle campagne –evidenzia l’Anp-Cia- si vivono le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime, inferiori alla soglia di 500 euro mensili. Nelle zone di campagna i “morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni. Attualmente, infatti, sono 7 su 10 i pensionati delle aree rurali a essere vicini alla soglia di povertà: un rapporto di gran lunga più allarmante di quello relativo alla popolazione italiana, che sfiora il 30 per cento.
Ma il problema non è solo economico. La geografia della crisi italiana -continua l’Anp Cia- è legata anche allo stato di salute dei servizi sociali. E nelle campagne la carenza è strutturale ed è aggravata dai recenti tagli alla sanità e in particolare al Fondo per la non auto-sufficienza, che grava in particolar modo su anziani e pensionati. Per questo non si può più perdere tempo: c’è l’esigenza di lavorare a una riqualificazione di queste aree, prendendo le misure locali di intervento per le non autosufficienze, nonché tutte le provvidenze economiche agli indigenti, eliminando incongruenze e abusi e, contemporaneamente, offrendo un sostegno vero e efficace a chi è in reale stato di bisogno. Va, insomma, colmato ogni divario qualitativo e quantitativo tra regioni e territori garantendo i livelli essenziali di assistenza sociale. Gli ultrasessantenni – evidenzia ancora l’Anp-cia – sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento. Attualmente oltre l´80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti. Tra le idee dell’assemblea congressuale quella di individuare la Casa della Salute e l’Ospedale di Comunità come strumenti di tutela delle persone anziane che vivono nelle aree rurali attraverso un progetto che messa insieme i Dipartimenti Salute e Agricoltura.
La Riforma dell’assistenza e dei servizi sociali ha posto le condizioni normative, economiche e culturali per intervenire a sostegno dei bisogni sociali del cittadino. Le indagini condotte evidenziano una crescente domanda di servizi. Nel corso di questi anni, nelle aree rurali si è assistito ad una graduale ma costante riduzione della generalità dei servizi essenziali per ogni comunità la quale pregiudica la permanenza stessa in queste aree geografiche: da quelli sanitari ai sociali; alla chiusura di uffici postali e della amministrazione pubblica; alla soppressione di scuole; altre priorità sono rappresentate dai trasporti e dalla viabilità.
Gen 21