Con la manifestazione interregionale di Bari – alla quale ha partecipato una delegazione di Cgil, Cisl, Uil della Basilicata – i sindacati hanno lanciato oggi un ultimatum al Governo: rimettere mano alla legge Fornero dopo la pausa natalizia, agli inizi di Gennaio. Con un confronto serrato per rivedere una riforma sbagliata che ha creato situazioni paradossali e che comporta problemi sociali. Bisogna sedersi a un tavolo e trovare una soluzione per dare stabilità ai giovani e flessibilità agli anziani: non si può andare in pensione tutti alla stessa età perché i lavori non sono tutti uguali.
“La manifestazione odierna è l’ultimo appello per questo Governo che aveva detto di voler intervenire sulla flessibilità in uscita verso la pensione e non l’ha ancora fatto. Se nei primi giorni di gennaio non si avvia la discussione per modificare la legge Fornero porteremo il carbone al Governo” ha dettoCarmelo Barbagallo leader della Uil. Muscolari anche i toni della Cgil che ricorda come la forza dell’iniziativa è l’unitarietà e la piena sintonia delle sigle e che in assenza dell’avvio di un confronto si passerà alla mobilitazione.
Sono molte – ricorda la Uil lucana – le richieste unitarie dei sindacati. Il primo punto riguarda l’introduzione di un meccanismo di accesso flessibile al pensionamento. Le sigle sindacali puntano ad ripristinare meccanismi di flessibilità, a partire dall’età minima di 62 anni oppure con la possibilità di combinare età e contributi, per andare incontro alle esigenze di vita. Pieno accordo inoltre sulla necessità di mettere un tetto a 41 anni di contributi oltre il quale si possa uscire senza penalizzazioni, una misura particolarmente sentita per quei lavoratori precoci che hanno pensioni interamente costituite da lavoro.
Su eventuali misure che leghino l’accesso anticipato al ricalcolo della pensione col contributivo, i sindacati ribadiscono “assoluta indisponibilità” anche se resta l’apertura a meccanismi simili all’opzione donna purchè ciò resti una scelta aggiuntiva a disposizione dei lavoratori, come era sino al 2011. Un serio confronto è stato svolto poi sull’opportunità di riconoscere il lavoro di cura e la diversità dei fattori, ovvero i lavori usuranti, senza dimenticare la questione irrisolta delle ricongiunzioni onerose.
Le confederazioni hanno poi chiesto interventi per tutelare le pensioni in essere pur riconoscendo al Parlamento e al Governo la bontà di aver anticipato al 2016 l’estensione della no tax area sino ad 8mila euro e lo stop al prelievo sulle pensioni che sarebbe stato applicato dal prossimo 1° gennaio per recuperare un tasso di inflazione di quello poi definitivamente fissato per il 2015. Ma la rivalutazione delle pensioni e la difesa del potere d’acquisto non sono privilegi: occorre prevedere meccanismi di salvaguardia nel tempo e tornare alla normativa sulla rivalutazione prima del blocco della legge Monti-Fornero hanno detto.
Serve poi rafforzare la previdenza complementare: il governo, scrivono i sindacati, “valorizzi la peculiarità del risparmio gestito dai fondi pensione negoziali, riconoscendone la finalità sociale anche sul piano fiscale, riportando all’11 per cento l’imposta sostitutiva innalzata al 20 per cento per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie”. Spetta sempre all’esecutivo creare le condizioni per migliorare l’utilizzo dei fondi pensione.
L’ultimo grande tema è quello di dare lavoro ai giovani. Per Cgil, Cisl e Uil “è necessario un intervento strutturale di riforma che dia certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, giovani e meno giovani, e restituisca una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle”. Il mercato del lavoro va sbloccato per creare occupazione. Guardando a domani, servono pensioni dignitose per i giovani e i lavoratori precari e discontinui: occorre correggere il funzionamento del contributivo, ripensare la gestione separata Inps e promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale, come il ricorso alla contribuzione figurativa
Questo Governo – sottolinea la Uil lucana – continua a sbagliare proprio sui giovani: c’è il rischio che, oggi, vengano pagati con i voucher e poi, domani, abbiano una pensione da fame.È necessario attuare una vera e propria staffetta generazionale: bisogna invertire il “sistema Italia” e dare ai pensionati la possibilità di svolgere lavori socialmente utili e ai giovani, invece, assicurare stabilità. Ecco perché chiediamo flessibilità in uscita. Se il Governo non ci ascolta, da gennaio avrà lotte a tempo indeterminato a tutele crescenti.