Pietro Simonetti (Cseres): “Il Primo maggio parliamo di mafia e di produzione della illegalita, di omertà, lavoro e caporalato”. Di seguito la nota integrale.
ll primo Maggio 2021 in Basilicata non può che produrre un sostegno preciso al Procuratore della Repubblica di Potenza e alle forze dell’ordine e di quanti sono impegnati nel duro contrasto alla criminalita’organizzata anche sul versante di quella economica.
E’stato chiaro il Procuratore:la lotta alla mafia in Basilicata e’indebolita dalla cultura chiamata sindrome dell ” isola felice ”
E’vero:dagli anni settanta, o poco prima, la tesi veicolata e’sempre stata la Basilicata e’una” isola felice”.
Tesi che ancora oggi viene diffusa da parte di settori dei dei gruppi dirigenti e da chi la mafiosita’ la pratica nei vari contesti :appalti, incarichi, estorsioni, rapine e sottogoverno, controllo sociale nell’uso dei finanziamenti.
Molti in questi giorni hanno fatto finta di sorprendersi delle vicende del Bar del Tribunale oppure degli appalti assegnati alla criminalita’ organizzata e della massiccia operazione arrivata con
la scoperta di un capannone di Baragiano utilizzato per la discarica di 5000 tonnellate di rifiuti in pieno agglomerato con tanto di curatore fallimentare e gestione Asi, la struttura messa in liquidazione con oltre 70 milioni di debiti.
Ancora prima fu registrata incredulita’ per le retate nell’area Bradica e Metapontina per estorsioni, rapine, incendi, caporalato. tutte operazioni svolte con il coordinamento del Procuratore Curcio e attuate dalle forze dell’ordine.
Altro che” isola felice”. Accade adesso ed e’ accaduto dopo il terremoto:negare la realtà criminale e la gestione clientele spinta e nutrita di illegalita’
Basta consultare gli archivi del Tribunale per scoprire che ad ogni inaugurazione dell’anno giudiziario il Sindacato Unitario indicava con i fatti, che di felicita’ nell’isola Basilicata dal punto di vista della criminalita’ non vi era traccia.
Nella gestione dell dopo terremoto, nella realizzazione dello stabilimento Fiat a Melfi e nella fase finale della Enichem a Pisticci sono state indicate puntualmente da parte del movimento sindacale, e non solo, fatti, circostanze, protagonisti. Tante cose sono state oggetto di prevenzione, come nei tetativi di infiltrazione alla Fiat di Melfi, come nel caso di”Beton Caserta”.Il giudice Lancuba fu protagonista, anche nel dopo terremoto, di inchieste con buoni risultati, del tutto dimenticati.
Qualche segno di queste storie sono ricordate negli atti della Commissione Scalfaro, con recupero di 200 miliardi lire del maltolto e negli atti della Commissione di inchesta sulla Val Basento che ho presieduto.
Il nuovo millennio non e’stato diverso dal 900:la delinquenza mafiosa vicina alla sfera dei colletti bianchi, supportata dalla plebe del
favore, ha fatto carriera e raffinato il controllo sociale e politico.
Con il petrolio si articola la nascita di aziende e gruppi dentro la galassia Eni che nolla hanno a che fare con la cultura di Mattei. Molti manager, con interessi propri e collegati ad appalti, la pessima gestione degli impianti, hanno stretto un serrato e articolato sistema clientelare con amministratori, hanno creato delle vere e proprie zone franche che registrano anche il pizzo dell’impresa sul dipende che deve restituire una parte del salario in contanti e tante altre cose.
Il Procuratore Curcio ha valorizzato e dato impulso a inchieste anche caporalato nel Bradano e nel Metapontino.
Ricordiamo che molti sostenevano che il fenomeno non esistesse.
La gestione palificazione eolica è tutta buona si diceva.
Le 1450 pale, in buona parte rigenerate e difficile da smaltire, sono la dimostrazione plastica di interessi precisi e di zone illegali
Il solare e stato istallato a terra anche nelle aree attrezzate industriali attrezzate!
La sanità, oltre 1,2 miliardi di risorse finanziarie del bilancio Regione, e’la regina dell’interesse clientelare con i metodi di mafiosita’ evidenti :ospedalizzazione e primariati per scaricare e non sostenere i presidi territoriali. Il tutto nutrito da servizi precarizzati nei territori considerati una variate automa del sistema socio sanitario.
La richiesta di istituzione di una direzione della Dia e’da sostenere.
La questione centrale del superamento della malattia culturale dell’ “isola felice” rimane la prevenzione ed il ripristino dello stato di diritto.
E’giusto lo slogan” la priorità di cura e’il lavoro”. Per un lavoro buono necessitano anche infrastrutture ma rimane decisivo l’uso corretto delle risorse, la gestione trasparente della PA, la sconfitta degli utilizzatori del lavoro nero e del caporalato.
Programmare e fare senza il ricorso alla teoria dell’isola felice al tempo del Covid, del razzismo e dell’industria della sottomissione degli ultimi rimane un degli obbiettivi della festa del lavoro.