Il sistema imprenditoriale rappresentato da Confindustria Basilicata e Pensiamo Basilicata richiama l’attenzione della Regione affinché gli impegni assunti in merito alle politiche di rilancio non vengano completamente disattesi ed esprime forte preoccupazione per gli atteggiamenti divisivi che si stanno registrando intorno ad alcuni strumenti di sviluppo.
Il patrimonio relazionale costruito, che è stato un argine virtuoso in un particolare momento di crisi economica e sociale, rischia di andare disperso per colpa di fughe in avanti avventate, poco rispettose del percorso di partecipazione sin qui praticato e che generano confusione invece di orientare la Basilicata verso un orizzonte di crescita. Il pericolo è che proprio gli strumenti che dovrebbero servire a fornire lo scatto strategico necessario per spingere in avanti l’intero territorio diventino contenitori di parte per accontentare artatamente porzioni di sistema, ignorando l’interesse generale. Tali comportamenti mettono in forte discussione il faticoso percorso di condivisione che in questi anni è stato intrapreso e rischiano di posizionare la regione su un terreno scivoloso, proprio in un periodo storico in cui sono richieste coesione e unità di intenti.
Quello che sta succedendo con i cluster rappresenta, ad esempio, un segnale di palpabile preoccupazione. Intesi come piattaforme di sviluppo per innescare incroci virtuosi tra imprenditorialità e ricerca, in coerenza con la strategia S3, i cluster stessi potrebbero oggi svuotarsi di senso. Il bando pubblicato individua nuove dinamiche costituenti, modificando l’architettura iniziale e aprendo un varco per chi, spinto da interessi di parte, si muove in antitesi a quel modello di sviluppo unitario, disattendendo proprio le finalità istituzionali che dettavano inizialmente un approccio fortemente inclusivo per consentire una forte interazione sul versante dell’innovazione tecnologica. Confindustria Basilicata e Pensiamo Basilicata auspicano quindi una rapida correzione di marcia che riporti la regione sulla traiettoria di sviluppo immaginata, prima che si determini un’irreversibile uscita di strada che non giova a nessuno, soprattutto alle imprese e ai lavoratori lucani.