“Portalettere allo stremo e condizioni di lavoro al limite della sopportazione”. Questo il drammatico scenario che emerge dalle assemblee di ascolto dei lavoratori di Poste italiane condotte sinora a Venosa, Viggiano e Potenza da
UilPoste, Slc Cgil, Confs Com e Failp Cisal. “Il quadro – affermano i sindacati – è inequivocabile: i dipendenti di Poste
Italiane della provincia di Potenza sono sopraffatti da una gestione che li obbliga a condizioni logoranti, mettendo in pericolo non solo la loro salute psicofisica, ma anche la qualità del servizio. Emergenza lavorativa e sicurezza le criticità. I principali punti di crisi che stanno riducendo i lavoratori allo stremo, come raccolti nelle assemblee sindacali, riguardano innanzitutto il personale insufficiente. La carenza strutturale di personale porta a un numero insostenibile di zone
scoperte, obbligando i portalettere a coprire distanze impressionanti con ritmi serrati e spostamenti tra più
aree. Carenza anche di personale addetto alla lavorazione interna che crea gravi disagi nella lavorazione del
prodotto e di conseguenza giunge con forte ritardo nei punti di distribuzione, probabilmente bisogna utilizzare
non solo categorie protette o con limitazioni. Ancora, mezzi aziendali inadeguati e igiene compromessa. La razionalizzazione dei mezzi ha avuto effetti devastanti, in primis i lavoratori devono attendere il rientro di un turno per alternarsi nella gita e di
conseguenza ha reso difficile la manutenzione e impossibile una regolare igienizzazione. I colleghi si trovano a utilizzare mezzi sporchi e inadeguati, con rischi crescenti per la loro salute. Addirittura sono costretti
ad uscire fuori paese e zona di loro competenza per il rabbocco del carburante. Gli spostamenti sono estenuanti e le attrezzature obsolete. In alcuni casi, i portalettere hanno percorrenze di zona fino a 150 chilometri giornalieri per servire aree lontane e frammentate. La dotazione di palmari è insufficiente, e molti di questi dispositivi sono tecnologicamente obsoleti, compromettendo la produttività e aumentando i carichi di
lavoro. Infine i locali sono in condizioni igienico-sanitarie precarie. I centri di recapito e i punti di distribuzione non rispettano gli standard minimi di sicurezza e igiene. In alcune strutture è stato necessario richiedere l’intervento dell’Asp per accertamenti sanitari. Le sezioni “registrate”, in particolare, risultano inadeguate e prive dei necessari requisiti di sicurezza.
Quanto alle problematiche specifiche a livello locale, nei centri di Rionero in Vulture, Viggiano e Laurenzana, la
situazione è critica. A Rionero, la chiusura unilaterale di postazioni e la mancanza di collaborazione
accentuano i disagi. Viggiano soffre per l’assenza di spazi adeguati, mentre Laurenzana resta priva di
copertura. La mancanza di formazione adeguata completa un quadro già insostenibile.
Si tratta – denunciano i sindacati – di un modello organizzativo fallimentare. Il modello di recapito uniforme su scala nazionale è un disastro per le specificità territoriali della Basilicata. Tale approccio ignora totalmente le realtà locali e sta portando il sistema di recapito al collasso. Non solo i lavoratori sono obbligati a turni massacranti anche nei festivi, ma le giacenze si accumulano in modo allarmante, rendendo vano ogni sforzo dei portalettere di
mantenere operativo il servizio. I lavoratori non sono numeri e il loro sacrificio non può essere ignorato a
favore di un modello che non funziona.
Esigiamo risposte immediate.Chiediamo a Poste Italiane di sospendere questo modello di recapito e di ripensarlo in funzione delle necessità
territoriali. Poste Italiane deve dotare i propri dipendenti di mezzi adeguati, attrezzature sicure e locali
rispettosi degli standard igienico-sanitari, salvaguardando la salute e la dignità dei lavoratori e
garantendo il servizio alla collettività. Un dialogo serio e una riorganizzazione tempestiva non sono
solo richieste sindacali, ma un imperativo morale e professionale”.