Basilio Gavazzeni ha inviato una lettera aperta al sindaco di Matera, Domenico Bennardi, con cui chiede che vengano portati a termine i lavori di riqualificazione di piazza Sant’Agnese. Di seguito la nota integrale.
Signor Sindaco, mi permetto di rivolgermi pubblicamente a lei, mediante questo strumento di comunicazione sociale che non è il più autorevole ma, senza dubbio, gode di maggiore frequentazione popolare. Da semplice cittadino, che è titolo regale in una Repubblica, con la presunzione di parlare a nome di non pochi, voglio ripresentarle la necessità che i lavori per la sistemazione di Piazza Sant’Agnese vengano portati a termine. Mesi fa, da questa stessa sede, ho denunciato con precisione e, insieme, con understatement, gli odiosi guasti, l’inutile allargamento, il metodico pressapochismo e le intollerabili dilazioni che li hanno caratterizzati. A piazza asfaltata e a marciapiedi ultimati alla bell’e meglio, sono apparsi ancor più evidenti la scomodità e il disordine indotti da una certa mancanza di buonsenso progettuale. “Meglio di prima”, potrebbe sostenere un osservatore superficiale. “Cosa ci dobbiamo fare”, direbbe invece, con classica espressione dialettale che non so trascrivere, l’abitante pazientemente fatalista. Mi chiedo, da rozzo bergamasco qui inurbato da oltre quarantacinque anni, perché il materano, esigente e pignolo fino all’ossessione quando compra, ristruttura e arreda casa, non pretenda qualcosa di più concluso e rifinito nelle opere pubbliche finanziate anche dalle sue contribuzioni. Un’autentica sfortuna (o sventura?), signor Sindaco, che l’affidamento dei lavori in Piazza Sant’Agnese, dove pulsa il cuore di un quartiere grandeggiante, sia caduto sotto la committenza della romana Invitalia S.p.A., agenzia nazionale avente a che fare con l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo dell’impresa (sic), la quale li ha appaltati all’avellinese Romano Edilglobal S.r.l., come informa una tabella inchiodata fra quattro assi a un già ammalorato muro di proprietà pubblica – sfregio che era già una brutta avvisaglia. Ho il dovere di riconoscere che lei stesso se ne rammarica. Lei riferisce che ripetute telefonate ai responsabili non sortiscono nessun risultato. Ma davvero un Sindaco e la sua Amministrazione sono così impotenti davanti alla procrastinazione di lavori che hanno sforato di mesi e mesi la tempistica proclamata dalla tabella? Non sono previste sanzioni per la grave negligenza? Non vi è Procuratore della Repubblica cui denunciare il danno arrecato al bene comune? Non si configura uno sperpero del denaro uscito dalle tasche dei contribuenti? Cittadino qualsiasi qual sono, quisque de populo, semplicione, accetto che mi si dica che sono all’oscuro della complessa realtà, – ma l’evocata complessità talora è una foglia di fico che copre le vergogne dell’ignavia. Altri si occupino delle cose malfatte, a nome di non pochi a me tocca segnalare un paio di necessità irrinunciabili in Piazza Sant’Agnese e paraggi. Che piazza è se non c’è una fontanella? Qui deve essere ripristinata. Mancano ospitali panchine sul lungo marciapiede soprastante la pineta che, egualmente, ne ha bisogno in luogo delle quattro ferraglie sparse qua e là. Oh, il gabinetto! Se non è praticabile, meglio demolirlo. Trovare chi se ne prenda cura costituisce un problema a quanto pare irrisolvibile. Adesso le orine si miscelano in liquame davanti alla porta chiusa o innaffiano, furtivamente per quel che riesce, le erbe dintorno. Alle autorità sanitarie il dovere di accorgersene. Mi pèrito a chiedere quando verrà allestito il parco giochi di cui vi è prodromica e nuda traccia di cemento nella pineta, poco discosta dal gabinetto. Mi auguro soltanto che nel legname della recinzione, sgrossato a colpi di scure e con la sega, non finisca per annidarsi qualche spora tetanica. Signor Sindaco, se lei ha scelto di accollarsi il giogo della buona politica, smentisca con decisione che, nella nostra città, la periferia è sempre periferia, nonostante la retorica che se ne fa dopo le lezioni di Renzo Piano e di papa Francesco. Come non rimpiangere che la morte abbia sottratto a Matera in età acerba il geniale architetto che non molto tempo fa mi significava l’intendimento di avanzare una riprogettazione dell’intera Piazza Sant’Agnese che, da sempre, è imbruttita, fra l’imboccatura e le due chiese, da un treno di edifici inguardabili. A proposito di un simile progetto, in apparenza utopico, non essendo di quelli che pensano che una volta il futuro era migliore, da cittadino credente spero che ciò che tarda avverrà, come dicono le Scritture. Intanto, però, signor Sindaco, occorrono almeno una fontanella e quattro panchine, per dissetarsi e intrattenersi. Saluti cordiali, buon lavoro.