Poste italiane in Basilicata, lettera aperta dei sindacati a cittadini, istituzioni, politici, organi di informazione: “Con la privatizzazione la Basilicata rischia una ulteriore desertificazione”. Di seguito la nota integrale.
La decisione del Governo di probabile vendita di ulteriori quote azionarie che interesserà nel breve termine il Gruppo Poste Italiane è estremamente preoccupante per le sorti dell’azienda, dei lavoratori interessati, del servizio pubblico erogato e, non ultimo, per i destini del territorio della Basilicata.
Questa decisione seguirebbe il già avvenuto collocamento azionario sul mercato del 35%, risalente al 2015. Speravamo fosse un’idea archiviata ma dobbiamo, invece, constatare che torna oggi di prepotente attualità.
Come sindacati di categoria, esprimiamo tutta la nostra preoccupazione rispetto a questa ipotesi. Si tratta, per quanto ci riguarda, di una svendita di un patrimonio di Stato, finalizzata al solo obiettivo di incassi facili, mettendo così sul mercato ulteriori quote azionarie che porterebbe alla perdita del controllo pubblico di questa importante Azienda.
L’attuale assetto societario prevede il 65% della proprietà in mano pubblica, suddiviso tra le quote societarie, in capo attualmente al MEF (circa il 30%) e le restanti in possesso di Cassa Depositi e Prestiti. Se le quote oggi in possesso del MEF fossero cedute e collocate sul mercato ed acquistate da Fondi Speculativi internazionali, non solo si determinerebbe la perdita del controllo pubblico, ma si verrebbe a definire un arretramento dei presidi territoriali, con la chiusura di centinaia di Uffici Postali a livello nazionali, perché antieconomici e il sicuro peggioramento della qualità dei servizi erogati.
Senza contare che Poste raccoglie il risparmio dei cittadini, un ingente patrimonio sul quale non sappiamo chi potrebbe “mettere le mani” e con quali fini, se l’azienda fosse acquisita da privati. Inoltre, Poste è diventata la più grande azienda digitale e il più grosso gestore di dati personali del paese (dati generati dalle attività degli Uffici Postali, dati dei 25 milioni di SPID rilasciati da Poste, ecc). In caso di svendita ai privati chi metterà le mani sui dati personali di milioni di italiani?
Inutile sottolineare il ruolo sociale rivestito da Poste Italiane, in particolare nei piccoli comuni della nostra regione, dove la rete di uffici postali è costituita da ben 180 presidi, di cui 140 in provincia di Potenza e 40 in provincia di Matera, garantendo così sempre il servizio universale anche nei territori più disagiati, nonché il presidio territoriale tramite l’apertura, seppur razionalizzata, degli uffici che, ad oggi, costituiscono spesso l’unico presidio di servizi indispensabili per la cittadinanza, e, soprattutto, per la fascia più debole della popolazione, in particolare per i pensionati. Senza pensare al destino degli oltre 1000 lavoratori impiegati in Basilicata nell’azienda.
Perdere il controllo, da parte dello Stato, di un asset strategico come Poste Italiane, per il solo scopo di fare cassa (circa 3 miliardi), non risolverà il problema del debito pubblico ma causerà di certo l’ulteriore isolamento e abbandono delle piccole realtà periferiche, in particolare nella nostra regione.
Per noi, tutto ciò è inaccettabile, e intendiamo contrastare tale disegno avviando da subito una ampia campagna di mobilitazione e coinvolgimento dei cittadini e delle istituzioni tutte.
Chiediamo, quindi, ai politici e ai rappresentanti istituzionali di sostenerci in questa battaglia, incontrandoci e definendo una posizione comune a tutela del territorio lucano, dei lavoratori, dei cittadini tutti.