Una produzione pilota di pasta secca alimentare di grano duro, ottenuta interamente da grano prodotto sul territorio lucano. E’ il risultato di un accordo tra Coldiretti Basilicata e il pastificio “De Sortis”, presentato in mattinata presso la sede dello stabilimento a San Nicola di Pietragalla. L’intesa prevede che la pasta venga prodotta in quattro formati che recheranno la chiara indicazione di prodotto ottenuto interamente da grano duro lucano, attraverso la dicitura “pasta lucana 100 per cento”, l’indicazione della filiera di appartenenza e del produttore. “L’obiettivo è quello di contribuire concretamente – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto – all’affermazione di logiche organizzative e produttive finalizzate a salvaguardare i valori etici ed economici del comparto cerealicolo”. Tra gli altri obiettivi dell’accordo pilota per la produzione di pasta secca alimentare da grano duro lucano vi è quello di contribuire a smascherare l’inganno di un pacco di pasta su tre che è fatto con grano straniero senza indicazione. “L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative – ha continuato Quarto – ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero Made in Italy che in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti”. Senza dimenticare che il prodotto estero che sbarca nei porti nazionali, al contrario di quello italiano, ha spesso alle spalle tempi lunghi di trasporto e stoccaggio. “Basti pensare – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Basilicata, Francesco Manzari – al paradosso del grano canadese. Nel Paese nordamericano la raccolta avviene in settembre e, quindi, quello che arriva in Italia è già vecchio di un anno, mentre quello tricolore è stato appena raccolto”. L’Italia è il principale produttore europeo di grano duro, destinato alla pasta, che assume un’importanza rilevante data l’elevata superficie coltivata, pari a circa 1,3 milioni di ettari per oltre 4,8 milioni di tonnellate di produzione che si concentra nell’Italia meridionale. “Per restituire un futuro al grano italiano, e di conseguenza a quello lucano, occorre l’indicazione in etichetta dell’origine del grano utilizzato nella pasta e nei derivati/trasformati – ha concluso Manzari – ma anche l’indicazione della data di raccolta (anno di produzione) del grano assieme al divieto di utilizzare grano extra comunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta. Ma serve anche fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”.
Mag 11