Si è tenuta il 17 luglio, presso la sede del CNR IBAM di Tito Scalo, la prima riunione operativa del Progetto Corilus – Corilicoltura lucana sostenibile. Il progetto è finanziato dai fondi PSR Basilicata 2014-2020 – Misura 16 – Cooperazione – Sottomisura 16.1 – Sostegno per la costituzione e la gestione dei Gruppi Operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura. Il capofila del progetto, riguardante la produzione del nocciolo, è il CNR- IBAM (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali) ed ha come partner l’Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Farmacia – DIFARMA, l’Università degli Studi della Basilicata – Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali – SAFE e la Rete di Impresa Basilicata In Guscio.
Gli obiettivi che si pone il progetto, da sviluppare in tre anni, sono tutti legati al miglioramento della produzione del nocciolo negli areali lucani maggiormente vocati attraverso il trasferimento dell’innovazione e nell’ottica della sostenibilità ambientale.
In particolare il progetto mira ad implementare le carte di attitudine alla produzione corilicola della Basilicata per orientare oculatamente la diffusione del nocciolo in aree pedoclimatiche ottimali; a trasferire tecnologie innovative di gestione consolidate alla corilicoltura lucana allo scopo di ottimizzare i processi produttivi in campo, ottenere produzioni sostenibili di eccellenza e incentivare così la coltivazione del nocciolo in aree di nuova introduzione; a valutare la risposta vegeto-produttiva e varietale del nocciolo alle tecnologie colturali innovative con particolare riferimento alla qualità del prodotto; a sperimentare l’applicazione di piccoli allevamenti di animali di bassa corte (ovaiole) ai fini della diversificazione e integrazione al reddito dell’azienda agricola tramite anche la diminuzione dei costi di gestione degli impianti e più precisamente dei costi dedicati al contenimento delle infestanti; a simulare gli scenari paesaggistici, di conservazione delle risorse naturali, sociali e economici che si vengono a definire in seguito a diversi livelli di diffusione della filiera del nocciolo in Basilicata.
La diffusione di tecnologie colturali a basso impatto ambientale ed alta efficienza in corileti siti in diverse aree pedoclimatiche della Basilicata, la valutazione delle risposte vegeto-produttive delle piante di nocciolo sottoposte a differenti tecnologie colturali innovative e la produzione di nocciole di elevata qualità tecnologica, rispondente alle esigenze di mercato sono tra i risultati attesi dal professor Giuseppe Celano dell’Università degli Studi di Salerno. A tal proposito su alcuni impianti campione saranno installati dei rilevatori che aiuteranno a monitorare la crescita delle piante e capire quali possono essere le varietà che maggiormente si adattano alle differenti aree pedoclimatiche lucane considerate.
Due dei maggiori problemi che deve affrontare chi si approccia alla realizzazione di un impianto corilicolo sono quello dell’“attesa del reddito” (un impianto corilcolo va in produzione dal quarto\quinto anno) e la presenza delle erbe infestanti nei primi anni di allevamento delle piante. L’applicazione del professor Carlo Cosentino dell’Università degli Studi della Basilicata – SAFE è volto a risolvere in una sola azione entrambi i problemi: la creazione di pollai mobili capaci di dare integrare il reddito (derivante dalla produzione delle uova) e gestire-contenere in maniera naturale le erbe infestanti.
La diffusione e l’incentivo del nocciolo in Basilicata come coltura redditizia e alternativa alle esistenti e la diffusione di modelli di gestione colturali strutturati e ripetibili sono invece i risultati attesi dalla rete di Imprese Basilicata in guscio come dichiarato dal dr Giuseppe Coletta;
Altro importante obiettivo del progetto, che sarà curato dall’unità operativa del CNR- IBAM (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali), coordinata dal dott. Canio Sabia, è evidenziare la dinamica evolutiva dell’assetto paesaggistico di alcune aree della Basilicata a seguito dell’introduzione o della reintroduzione del nocciolo, in rapporto al passato e all’origine della diffusione di questa coltura nel nostro territorio.
Obiettivi sicuramente ambiziosi, ma che affrontano il tema della coltivazione del nocciolo da diversi punti di vista e con un approccio integrato capace di sostenere un’opportunità di sviluppo per tutta la regione.