Il sindacato USB ha inviato una lettera al Presidente Bardi, all’Assessore regionale Cupparo e agli altri componenti della giunta regionale per sollecitare la risoluzione delle problematiche dei TIS. Di seguito la nota integrale.
Così come convenuto nell’incontro di martedì 14 gennaio con il presidente Bardi,la scrivente O.S. formalizza le proposte presentate durante l’incontro tese alla modifica degli aspetti delle recenti disposizioni relative al superamento dei TIS che in maniera più significativa hanno suscitato il malcontento dei beneficiari interessati. In primo luogo il disconoscimento della professionalità e delle attività rese in tanti anni di impegno presso le pubbliche amministrazioni, a partire dalla prima legislazione regionale sulla cittadinanza solidale del 2006.
Si propone che continuino ad essere svolte come attività socialmente utili presso gli enti dove sinora si sono svolti i tirocini formativi le prestazioni a tale titolo effettuate. Tali attività rientrerebbero in quelle rese per poter aver accesso alle diverse forme di reddito sociale previste dall’attuale legislazione, nella stessa ottica per cui sono richiesti dai percettori del reddito di cittadinanza e da quelli del reddito minimo di inserimento.
Ciò consentirebbe una continuità con tutto quanto sinora fatto nell’ottica di un’inclusione in un contesto lavorativo e sociale e terrebbe anche conto delle necessità e volontà manifestate dai sindaci.
Esprimiamo la nostra contrarietà ad una nuova formazione in aula dopo tanti anni e tanti corsi già fatti, che hanno lasciato la frustrazione di non essere utili né al raggiungimento di una attestazione professionale né ad un avvio lavorativo.
La proposta di continuare ad effettuare attività socialmente utili presso i comuni ci sembra poter garantire, senza alcuna contraddizione rispetto alla stessa delibera, con un impegno orario mensile di 64 ore la possibilità di percepire il nuovo ammortizzatore sociale.
La principale richiesta però riguarda un vero ed immediato avvio lavorativo.
Non stiamo pensando a qualcosa di definitivo e improbabile nell’attuale contesto ma all’avvio graduale verso forme di “lavoro normale”.
Riferendoci alla cosiddetta terza fase chiediamo che gli attuali TIS debbano essere assunti con contratti a tempo determinato o indeterminato, anche parziale e anche per brevi periodi per cominciare ad avere finalmente accesso ad un rapporto di lavoro vero con le garanzie sociali cui sinora non hanno avuto diritto, prevedendo inizialmente che per i giorni di mancato impegno lavorativo venga riconosciuto il sussidio contro l’esclusione sociale. Le aziende e gli enti privati potranno essere incentivate per tali assunzioni ma in nessun modo potranno essere avviati tirocini o altre forme di “non lavoro”.