Si è svolto oggi a Potenza, dopo una serie di assemblee negli stabilimenti dei gruppi Fca, Cnhi e magneti Marelli, il direttivo Fiom Cgil Basilicata per discutere della situazione produttiva e della cassa integrazione allo stabilimento Fiat di Melfi e dell’indotto.
All’incontro, che si è tenuto alla presenza del segretario generale Cgil Basilicata Angelo Summa, il segretario generale Fiom Cgil Basilicata Roberto D’Andrea e il responsabile auto della Fiom Cgil nazionale Michele De Palma, ha partecipato la segretaria generale Fiom Cgil Francesca Re David.
“L’obiettivo – ha dichiarato Re David – è costruire, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici, la piattaforma per il contratto integrativo di gruppo, unico contratto che c’è in Fca, a partire dalle condizioni attuali di lavoro: dalla salute al merito, ai turni. Per fare questo, il confronto e la discussione contemporanea con Fiat e indotto è fondamentale. È ovvio che quanto accade in Fca rispetto alla produzione abbia effetto immediato sull’indotto, sulla logistica e sugli appalti collegati. Lo sciopero della Fenice di ieri è significativo in questo senso. Il contratto collettivo specifico di primo livello e il contratto collettivo nazionale di lavoro sono contratti diversi che pongono condizioni diverse di diritti, per cui è indispensabile avere elementi di comprensione reciproca.
La vertenza Ccsl, dunque – ha continuato – non riguarda solo i lavoratori Fiat ma tutta la categoria dei metalmeccanici, a fronte di un progetto che vuole dire basta al contratto nazionale per mantenere un solo contratto che tenga insieme tutto dentro, azienda per azienda, con un sistema sindacale corporativo. Con le conseguenze che ne derivano. Quando parliamo di auto in Italia, parliamo del comparto industriale più grande che c’è, il cuore industriale del settore metalmeccanico che determina l’industria del nostro Paese, arrivando fino all’innovazione. Ma se non investi in innovazione a partire proprio dal settore auto, non investi nemmeno al di fuori. In Italia tutto questo non c’è. Non ci sono politiche industriali, non ci sono politiche di sistema, non c’è innovazione, pur con un investimento pubblico consistente.
Ecco perché – ha concluso – stiamo chiedendo a tutti i livelli, nazionali e regionali, che il governo faccia la sua parte, convochi Fca e faccia dire a Fca qual è il piano industriale vero che, a quanto ci risulta, a oggi ha a che fare solo con l’arricchimento finanziario. Abbiamo la necessità di capire come e cosa si produrrà a Melfi. La Basilicata ha il più grande stabilimento con una produzione a regime di auto e con un indotto di qualità. Ma ha anche il petrolio. Il tema della produzione di auto è strettamente connesso a quello della produzione di energia. In Basilicata ci sono le royalties ma come vengono spese? È necessario aprire una discussione su come creare un polo di ricerca sull’auto elettrica e come attuare al contempo una riconversione energetica. Il tema da portare al tavolo è come usare quella ricchezza preparando il territorio, perché se produco auto elettriche dovrò anche avere infrastrutture adeguate per permetterne la circolazione”.
Ha aggiunto il segretario generale Angelo Summa: “Si tratta di capire qual è la prospettiva futura del più importante comparto industriale della nostra regione. Come più volte ribadito, occorre che si convochi un tavolo regionale sul settore dell’automotive all’interno del quale stabilire quale sia la missione dello stabilimento di Melfi. Il rischio, senza una chiara strategia di investimento, è che non siamo in grado di sostenere la sfida dell’innovazione mettendo a repentaglio l’unico settore che ancora resiste nonostante la crisi”.