La produzione lorda del latte in Basilicata – nel 2012 circa un milione 200 mila tonnellate annue pari ad oltre 28 Meuro, il 21% dell’intera produzione lorda attribuibile al settore della zootecnia (circa 162 Meuro), di cui 19,3 Meuro sono attribuibili al latte di vacca e di bufala e 8,9 Meuro derivano dalla vendita del latte di pecora e di capra – attraversa una fase drammatica. L’SOS parte dalla Cia lucana che sottolinea come le quotazioni all’origine sono in caduta libera da mesi e gli accordi sulla revisione del prezzo non si chiudono. Nell’ultimo anno si è verificata una vera strage delle stalle con il rischio per l’intero Paese di perdere irrimediabilmente la propria produzione di latte che agli allevatori viene sottopagata, su valori che non consentono neanche di compensare i costi di produzione. Per avere un’idea: un litro di latte è pagato alla stalla circa il 50% del costo della tazzina di caffè servita al bar. Molte stalle – dice Luciano Sileo dell’Ufficio Zootecnico della Cia – sono costrette alla chiusura, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti. Gli allevatori sono esasperati, necessitano di misure concrete di sostegno e prezzi delle materie prime equi.
In Basilicata il sistema di raccolta del latte alla stalla è particolarmente frammentato – secondo dati dell’Inea – con un’evidente prevalenza di imprese private (529) sulle cooperative (89) che, tuttavia, non è abbinata ad un analogo riscontro nei quantitativi di latte raccolto: le imprese cooperative, infatti, ritirano il 14,5% in più del latte raccolto complessivamente dai privati (688.232 t di latte consegnato alle cooperative rispetto alle 600.984 t di latte consegnato ai privati).
Il comparto regionale della zootecnia da latte, pur rimanendo un’attività dal peso economico consistente, mostra, nell’ultimo decennio – in linea con la radicale ristrutturazione registratasi a livello nazionale – un forte calo del numero di aziende con vacche da latte e un conseguente aumento della dimensione media di circa 10 capi/stalla. I dati dell’ultimo Censimento generale dell’agricoltura 2010 riferiti alla regione Basilicata rivelano, infatti, nell’arco del decennio 2000-2010 una variazione negativa del 44,2% delle aziende con allevamenti di vacche da latte, passate da 1.727 unità nel 2000 a 970 nel 2010. Analizzando l’evoluzione della struttura della zootecnia da latte nell’arco del decennio considerato, l’andamento regionale indica che a cessare l’attività sono soprattutto le aziende con meno di 50 capi, sebbene la contrazione maggiore si osservi per quelle che detengono meno di 10 capi (Basilicata: -58,5%; Italia: -41,7%). Quanto al numero dei capi, passati da 22.083 unità del 2000 a 22.546 del 2010, è possibile evidenziare una variazione positiva, seppur minima, del 2,1% . Tale andamento, abbinato alla contrazione del numero di aziende, si traduce in un aumento della dimensione media dei capi per azienda: 23,43 capi per aziende nel 2010 contro i 12,78 nel 2000
Sulla questione è intervenuta anche Agrinsieme, coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Aci (Alleanza Cooperative Italiane) agroalimentare rivendicando un progetto lungimirante per il futuro delle attività zootecniche, che trovi risposte normative adeguate e ottimizzi gli strumenti finanziari che già ci sono. E’ importante non disperdere le risorse, utilizzandole per una unica grande campagna di promozione del consumo dei prodotti del latte e derivati. Una campagna di questo tipo rafforzerebbe le iniziative ministeriali in essere dal 2016 come Latte nelle scuole e il marchio 100% latte italiano.
Nov 09