Il Progetto “Il Paese-la Basilicata che vogliamo” che la Cia-Agricoltori Italiani ha messo a punto è stato declinato in tutti i suoi numerosi e specifici aspetti e si è arricchito del contributo di idee, valutazioni e commenti in una videoconferenza alla quale sono intervenuti decine e decine di rappresentanti, a partire da quelli Istituzionali come la Regione Basilicata, l’APT, i Parchi, l’Anci,gli Enti di ricerca, le associazioni datoriali di tutti i settori, quelle del mondo del lavoro, della cooperazione, del terzo settore, ambientalista e dei consumatori. Un confronto a più voci per oltre quattro ore, aperto dal Presidente Regionale Lorusso e moderato dal direttore di Potenza e Matera Donato Distefano, che si è articolato in due fasi: una prima con gli invitati cosi come sopra citati finalizzato ad analizzare, condividere e posizionare nell’abito del contesto lucano i contenuti del progetto nazionale e regionale del paese e della Basilicata che vogliamo.
Una seconda nella quale con il Presidente nazionale Dino Scanavino e con circa 500 associati Cia, in collegamento nelleoltre 40 sedi lucane, hanno avuto l’opportunità di discuteredelle problematiche che investono i vari comparti produttivi della nostra Regione, del nuovo DPCM e di come l’agricoltura deve necessariamente in questa fase complessa continuare ad operare e produrre.
In particolare la Cia si è confermata interlocutrice riconosciuta per qualità di proposte progettuali da tutti i segmenti della società lucana.
Un riconoscimento che dipende dal nuovo modo di interpretare l’azione sindacale in agricoltura, rappresentando aziende, produzioni e territori in una logica integrata e relazionale a partire da e con gli altri settori produttivi, con il mondo del lavoro, della conoscenza e dei saperi a quello ambientalista, del terzo settore, dei consumatori, aprendo ad intese sussidiarie e funzionali con gli Enti locali e i soggetti istituzionali deputati al governo dei territori, delle risorse naturali, ambientali, paesaggistiche e infrastrutturali.
Dal confronto, insieme alla condivisione di una nuova visione della Basilicata, è emerso in forma diffusa e consapevole l’esigenza diaprire a nuove alleanze strategiche per costruire un modello di sviluppo eco-sostenibile, con l’obiettivo di fare della Lucania il “Giardino del Mezzogiorno” e il “Vivaio del Mediterraneo”.
“Tutto il sistema Cia, a livello nazionale e regionale – ha spiegato il presidente nazionale Dino Scanavino – si sta adattando al meglio per rispondere alle sfide che abbiamo davanti, dal Covid ai cambiamenti climatici alla sicurezza alimentare. Significativo è il metodo che la Cia lucana si è dato attraverso proposte progettuali, ben poggiate su studi, analisi, da condividere con l’intero apparato economico regionale perché l’agricoltura è l’elemento strategico del sistema.
Questo vuol dire riuscire a essere vicini agli associati, conoscere sempre di più il territorio e le difficoltà delle aziende, rappresentando le istanze del mondo agricolo alle Istituzioni, ma anche offrendo sempre nuovi servizi che agevolino e sostengano i nostri produttori, soprattutto in questa fase complicata dall’emergenza epidemiologica”.
Donato Distefano ha ricordato i dati più significativi del sistema agricoltura che si compone di poco più di 50.000 imprese, di cui il 98% sono PMI. Si tratta di micro-aziende a prevalente conduzione familiare, con un buon grado di specializzazione. Un modello produttivo adattabile, versatile e sostenibile, che – ha detto – incrocia alcune altre positive precondizioni che, fanno della Basilicata un’area abbastanza attrattiva, in grado di favorire investimenti ed impresa, quali la presenza di poli della ricerca, disponibilità di aree produttive attrezzate, i costi d’investimenti contenuti, la salubrità ambientale, il ridottissimo numero di illeciti, il basso tasso di criminalità.
Tutto questo per CIA deve essere valorizzato e riposizionato all’interno di una buona e qualificata programmazione, che non può prescindere da un serrato confronto con tutte le rappresentanze del mondo produttivo e imprenditoriale della Basilicata, che trovare nel lavoro dei partenariati economici e sociali idonee soluzioni applicative per favorire iniziative e investimenti calzanti con i bisogni del tessuto produttivo, coerenti con le vocazioni dei nostri territori e le nostre risorse oltre che snellezza e speditezza nelle procedure realizzative.
Aspetto questo che richiama tutti, in particolare in questa fase, nuovo ciclo di programmazione e risorse aggiuntive, di far tesoro di errori che purtroppo abbiamo dovuto registrare riguardanti le precedenti programmazioni e quelle in corso, favorendo processi e soluzioni volti a qualificare progetti e risorse.
In questo modo eviteremo di arricchire la pagina del mancato sviluppo oltre che a invertire ritardi e rischi disimpegni, a partire dalla percentuale della spesa dei fondi UE 14/20,che purtroppo come segnala il rapporto di Banca Italia sull’economie Regionali pubblicato in questi giorni, riporta che nella nostra Regione la spesa sul FSC si ferma al 33%e gli impegni al 22%, per l’FSE e il FESR il66% d’impegni e circa il 40% di speso, mentre fa eccezione il FEASR che vede impegni oltre il 90% e una spesa che viaggia al 30.9.20 al 43%.
Infine alcune considerazioni sulla centralità del settore agro-alimentare in particolare in questa fase di COVID19, nella quale si comprende ancor di più l’importanza dei comparti, riguardo approvvigionamenti e accessibilità, qualità e sicurezza degli alimenti oltre che ridefinizione di abitudini e consumi.
L’agricoltura ha svolto e continua a svolgere la funzione di garante dell’approvvigionamento alimentare nazionale. Di qui al centro della proposta programmatica dieci punti che riguardano la definizione e l’istituzione della Conferenza regionale per la programmazione e i tavoli del partenariato economico e sociale, la qualità degli investimenti ancorati a rigorosi criteri di selezione, che vanno parametrati in relazione alle ricadute occupazionali, alla sostenibilità ambientale ed economica, all’innovazione ICT, alla capacità di implementare filiere specie quelle locali. Inoltre è importante una forte semplificazione e poter contare su una macchina burocratica-amministrativa e una governance pubblica Regionale e dei suoi Enti strumentali, specializzata e altamente professionale. In Basilicata per il settore agricolo non è più rinviabile la rivisitazione dell’ALSIA, della UECA e dell’ARPAB, e il definitivo avvio del SIARB, che deve assumere funzioni di banca dati e anagrafe delle aziende e dell’agro-alimentare lucano, oltre che strumento di pianificazione informatico/digitale nel rapporto tra agricoltura, PP.AA, mercati e servizi.
Inoltre è indispensabile rivedere le attività di forestazione e dei servizi idraulico-ambientali, oggi in capo al CdB di Basilicata, superando per ovvie ragioni di sovrapposizione, dando vita ad una struttura dedicata che, oltre alle attività proprie di agenzia per il patrimonio forestale deve occuparsi di economia montana, della filiera legno-biomasse-energia, della gestione del patrimonio fondiario demaniale pubblico e del patrimonio faunistico e del suo equilibrio.
Nella “Basilicata che vogliamo” grande attenzioneagli investimenti infrastrutturali e la logistica, in specie quelli previsti nel Piano per il Sud, dai collegamenti viari, passando a quelli ferroviari, il rilancio delle due avio-superfici, mini-porti e retro-porti, prevedendo i necessari interventi sulle reti immateriali, informatiche e digitali, le connessioni, la resilienza delle reti di distribuzione esistenti, il loro efficientamento a partire da quelle energetiche, a quelle idriche, fognarie, la metanizzazione, per poi passare alla connettività telematica e digitale su tutto il territorio e nelle aree rurali – sino alle aree interne e alle politiche di coesione, che in Basilicata investe gran parte del territorio e circa i 4/5 dei nostri comuni, un piano per la viabilità minore e di collegamento secondario e terziario.
Per la Cia è inoltre è strategicodar vita al distretto regionale per la sostenibilità e l’innovazione agro-alimentare, zootecnico e silvo-forestale, insieme al rilancio del turismo, dell’impresa culturale e del settore no-profit, come un piano di manutenzione del territorio, che non deve guardare solo al dissesto idrogeologico, ma deve contemplare la dimensione ambientale e sociale.
Infine, un piano di exit-strategy per programmare il post-estrazione in Basilicata con un piano d’investimenti di riconversione eco-sostenibile, richiamandosi in modo coerente alla strategia energetica nazionale, sintonizzandosi ai processi e alle politiche ambientali e per la sostenibilità dell’U.E., oltre ad essere in linea con i dettami e le indicazioni rivenienti dalle scelte e dalle decisioni che emergono dai summit globali in materia di contrasto ai cambiamenti climatici e ai macro processi che richiamano la bio-economia e le bio-attività.
Una seconda parte dell’Assemblea più interna con la presenza di Produttori e componenti dei GIE (gruppi interessi economici),con i responsabili e il Presidente nazionali, aperta da Giuseppe Stasi Presidente CIA Matera resp Gie ortofrutta,è stata dedicata alla programmazione e agli investimenti in corso relativamente ai comparti produttivi più rilevanti a livello di Regionale di Basilicata, quali la Cerealicoltura Resp. Nazionale il lucano Moscaritolo (abbiamo discusso anche della CUN e delle prospettive relative alle semine 2020 e delle misure a superficie), quello zootecnicoda latte/carne Resp. M. Bove (con particolare riferimento alle ultime vicende sulle quotazioni e il prezzo del latte, sulle carni la possibilità di progetti estensivi specie al sud Italia, come pure i settori olivicoli Resp P. Colonna e la vitivinicoltura Dott. A. Amato.
Il confronto molto articolato è stata l’occasione per fare il punto non solo su misure immediate e specifiche persostenere i comparti alimentari in questa fase assai delicata nella quale bisogna garantire sempre più alimenti freschi e di qualità e tal riguardo abbiamo segnalato al Presidente l’esigenza di poter contare su strumenti immediati ed efficaci quali la cambiale agraria, forme di defiscalizzazione e decontribuzione, ecc., ma anche per tarare e dimensionare una strategia produttiva e canali di conferimento alle imprese lucane,all’interno di scenari e sistemi di contrattazione di area vasta a partire dal mezzogiorno e la creazione dei distretti della zootecnica, del pomodoro e della cerealicoltura delsud Italia.
Come consolidiamo un modello produttivo oltre che rafforzare la filiera del latte bovino in Basilicata, con i nostri 1,4 milioni di quintali annui le nostre 500 stalle, sapendo che per la CIA non ci possono essere contratti di areali produttivi seppur importanti come quelli di alcune regioni del nord Italia, valere o essere da riferimentosu tutto il territorio nazionale, generando forme ingiustificate di speculazioneoltre che grimaldello per far saltare accordi e quotazione che faticosamente sono stati conquistati in base a oggettivi parametri qualitativi che migliaia di aziende da latte del Centro-Sud Italia (sono oltre 10.000 su circa 40.000 nel paese), con sacrifici e abnegazione hanno raggiunto e rispettano, garantendo qualità e sicurezza alimentare all’intera filiera lattiero casearia.
Discorso di natura diversaper ortofrutta, olivicoltura e vitivinicoltura, comparti che devono sempre più caratterizzarsi quali produzioni di alta qualità ed eccellenze in termini di unicità e istintività, ma soprattutto puntare su valori che esaltano le componenti nutrizionali e salutistiche.
Per tutte queste ragioni e per l’impianto programmatico che sottende al Paese e alla Basilicata che vogliamo e riteniamo importante che il piano strategico della Regione Basilicata possa caratterizzarsi ed essere garanzia di una forte discontinuità, anche con un recente passato, in particolare per ciò che riguarda i programmi e la spesa (meno misure, pochi e chiari obiettivi).
Tutto ciò vale anche per le risorse regionali e i relativi P.O. o per quelle assentite dallo Stato.
Il Presidente Scanavino nelle conclusioni ha detto che “Cia-Agricoltori Italiani ha deciso di rilanciare il progetto “Il Paese che Vogliamo”, rimodulato alla luce del Covid-19, con la consapevolezza chiara delle nuove sfide che l’emergenza ha prodotto, ma anche con la certezza che l’agricoltura debba giocare da protagonista attiva verso il rilancio dei territori italiani e, più in generale, del sistema Paese. Questo rafforza il sentimento di unità nazionale a partire dai prodotti tipici, del territorio che arrivano sulle tavole degli italiani. Secondo noi, la ruralità territoriale rappresenta un elemento su cui investire per favorire percorsi di crescita competitiva e di tenuta sociale, frenando lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne. È chiaro, però, che servono risorse, a partire da quelle del Recovery Fund, per accelerare interventi di digitalizzazione e di ammodernamento della rete dei trasporti; sostenere lo sviluppo di una sanità territoriale e di scuole decentrate; agevolare percorsi di aggregazione all’interno delle filiere per costruire sistemi produttivi territoriali; integrare sempre di più agricoltura e sostenibilità ambientale, che vuol dire manutenzione del verde, tenuta idrogeologica e controllo della fauna selvatica.
Tutti temi che saranno affrontati anche nella nostra prossima Assemblea nazionale, a fine novembre, che avrà al centro “Agricoltura-Territorio-Società: riprogettiamo il futuro”.
Nov 08