E’ stato presentato questa mattina il terzo report regionale su economia, imprese e territori, nell’ambito del progetto del sistema camerale Sisprint. Il Report analizza il posizionamento e le traiettorie di sviluppo della regione sotto tre aspetti: il benchmark europeo rispetto all’innovazione tecnologica, alla competitività territoriale ed alla tenuta sociale; l’elaborazione di prime analisi delle evoluzioni del sistema produttivo alla luce della Smart Specialisation Strategy (S3); l’analisi dell’evoluzione del modello di sviluppo socioeconomico territoriale sulla base della dimensione dei comuni.
I risultati regionali evidenziano come la Basilicata si collochi in una condizione di ritardo di sviluppo economico e sociale, rispetto al resto dell’Europa, attestato da una competitività territoriale compressa verso il basso da numerosi fattori (quadro macroeconomico complessivo eccessivamente dipendente da pochi settori produttivi e instabile, bassi livelli di domanda interna per consumi, tenore di vita modesto, rilevanti problematiche di occupazione giovanile, che alimentano un processo di declino ed invecchiamento demografico, qualità della vita compromessa da un livello di servizio non ottimale, ad esempio in materia sanitaria, qualità del capitale umano su cui incide un sistema educativo di base non ai primi posti europei, scarsa capacità di investimento in R&S delle PMI e difficoltà di collaborazione con la ricerca pubblica, che si traducono in modesti livelli di brevettazione).
La regione, tuttavia, evidenzia segnali di ripresa in materia di innovazione, anche grazie all’attuazione delle politiche per la S3, grazie allo sviluppo di alcune attività di ricerca di frontiera in materia di geodesia ed osservazione della Terra dallo spazio ed a una propensione ad innovare delle PMI che, seppur vincolata dai fattori di criticità sopra rammentati, appare dinamica, quantomeno in termini di volontà strategica delle imprese, che fanno innovazione di processo acquistando macchinari ed impianti innovativi da fornitori esterni. Complessivamente, sinora, sembrerebbe che le politiche pubbliche abbiano inciso sulla S3 soprattutto per ciò che concerne il ciclo integrato dei rifiuti e l’ambiente in generale, oltre che a sostegno di un settore di ricerca nell’aerospaziale (geodesia ed osservazione satellitare della Terra) imperniato su una eccellenza come il CNR- Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale di Tito.
Per finire, nell’analisi settoriale e programmatica su una matrice più fine, per fasce dimensionali dei Comuni, si evidenzia come i Comuni minori siano il cuore dei processi di declino demografico della regione: fra 2011 e 2018, perdono il 9,4% della popolazione, a fronte di una riduzione del 4,6% per i piccoli Comuni di tutta Italia; l’indice di vecchiaia nei piccoli centri abitati lucani è inoltre del 32% più alto della media italiana.
L’abbandono genera un aggravamento dei problemi strutturali di equilibrio idrogeologico, e depaupera il potenziale di sviluppo imprenditoriale. Il sistema produttivo dei piccoli Comuni diviene sempre più tradizionale: artigianato, commercio al dettaglio, agricoltura, mentre le potenzialità di sviluppo turistico, complici problemi di accessibilità, di promozione specifica delle aree interne, di carenza di strutture di accoglienza, non sono valorizzate: le presenze turistiche nei piccoli centri lucani sono appena lo 0,6% del totale, a fronte del 4,8% medio dei piccoli Comuni italiani.
Questi assetti incidono, ovviamente, sulle priorità territoriali di spesa delle risorse pubbliche per lo sviluppo: dai dati Open Coesione emerge che il costo pubblico per progetti di sviluppo del ciclo 2014-2020 ubicati nei piccoli Comuni lucani è di 330,7 euro per abitante, molto al di sopra dei 115 euro per abitante dedicati ai micro Comuni su scala nazionale. Complice anche l’attuazione della strategia per le Aree Interne, la spesa pubblica sui centri minori si concentra sulle principali criticità: fornitura di servizi a rete e di infrastrutture di accesso, fornitura di energia, difesa del territorio, competitività delle imprese.