Un gruppo di lavoratori RMI e TIS della Basilicata lancia una proposta per stabilizzare i lavoratori nella Regione Basilicata. Di seguito la nota integrale.
La recente proposta di soluzione, per gli RMI e TIS Basilicata, mediante il meccanismo delle c.d. “102 giornate”, se può apparire un idoneo palliativo per il settore “operaio” degli RMI e TIS, è totalmente inadeguato per il comparto “impiegatizio” degli stessi Lavoratori.
Il settore impiegatizio non è connotato da stagionalità – che rende ragionevole, in ipotesi, il lavoro circoscritto a sostanzialmente tre mesi – né da interscambiabilità tra personale e mansioni: una esperienza maturata nel settore di un particolare ufficio, infatti, non trova adeguata applicazione in altro ufficio amministrativo, così come gli stessi uffici si ritroverebbero a gestire continuamente personale non formato o dalle competente eterogenee e, inevitabilmente, frammentarie ed insufficienti.
Per tali ragioni, la proposta avanzata in riferimento agli RMI e TIS amministrativi si rivela insufficiente per i lavoratori, foriera di ulteriore instabilità in capo a persone che già devono fare i conti con una situazione precaria di per sé e del tutto incongrua altresì per il buon andamento e l’efficienza della PA in cui tali lavoratori venissero impiegati.
In alternativa, pur adottando un meccanismo analogo a quello delle “giornate”, i lavoratori RMI e TIS del settore amministrativo propongono:
– un loro impiego mediante inserimento in una agenzia – pubblica o “partecipata” dalla Regione – o ente simile, al quale possano rivolgersi tutte le amministrazioni territoriali e non (Regione, Provincia, Comuni, società partecipate, enti pubblici economici e non economici) per attingere a risorse umane necessarie a contingenti e/o duraturi deficit negli organici: in tal modo, a fronte della temporaneità dell’impiego presso la singola amministrazione, vi sarebbe la stabilità derivante dalla molteplicità delle possibili richieste di amministrazioni pubbliche, che – tramite la concentrazione di domanda e offerta – potrebbe meglio assicurare una – si auspica – tendenziale “piena occupazione” delle risorse lavorative, nel corso dell’anno; inoltre, le amministrazioni interessate avrebbero, in tal modo, la possibilità di attingere ad un bacino di lavoratori di specifica esperienza impiegatizia e amministrativa;
– forme di convenzionamento con amministrazioni, territoriali e non, atte a precostituire un canale di chiamata dei lavoratori RMI e TIS amministrativi che abbiano esaurito il periodo di giornate previsto dalla recente proposta presso i Comuni, così da avere – anche in tal modo – una qualche forma di garanzia che, in relazione a bisogni amministrativi permanenti, il Comuni e le Amministrazioni interessate provvedano a supplire mediante l’utilizzazione del medesimo personale, in attesa di organizzare eventuali concorsi pubblici di assunzione.
Speriamo che tali proposte vengano prese in considerazione con la dovuta attenzione dalla volontà politica e sindacale, perché il problema venga esaminato con il rispetto dovuto a chi è sostanza di quel problema, vale a dire dei lavoratori, persone, esseri umani, che vivono in una perenne condizione di economica, sociale e umana precarietà, per l’incapacità (o l’assenza di volontà) di dare una risposta seria, effettiva e concreta al tema.