I risultati delle rilevazioni nazionali 2023 ci descrivono una situazione abbastanza preoccupante: un calo degli apprendimenti alla primaria (fino ad oggi vanto della scuola italiana) e l’allargamento dei divari territoriali.
I risultati presentati alla Camera attestano un calo considerevole in italiano e matematica, un peggioramento generale rispetto al 2019, ovvero prima della pandemia. Oltre il 45% degli studenti non raggiunge il livello base.
È quanto ha dichiarato il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Vincenzo Giuliano, commentando insieme alle pedagogiste del tavolo tecnico del garante, Filomena Labriola e Isabella La banca, i risultati delle prove invalsi 2023.
Gli esiti delle prove Invalsi in Basilicata mostrano dei risultati più bassi rispetto agli anni 2019 -2021, anche s
e in generale si raggiungono i livelli base.
Alle medie la Basilicata risulta essere in fascia adeguta per l’italiano, ma al limite per matematica ed inglese. La matematica , alle superiori, risulta essere anche la materia in cui risultati non sono in linea.
I dati devono aiutarci a cercare delle spiegazioni al fenomeno e ,possibilmente a pensare a delle strategie che mirino al recupero del gap.
Se ci soffermiamo sul calo degli apprendimenti le cause possono essere svariate. Un problema annoso è stato rilevato nelle prime classi sia della primaria, sia della secondaria di 1 grado, ovvero la mancanza di scolarizzazione di base e secondaria. In poche parole i docenti hanno dovuto lavorare molto sulla disciplina, il rispetto degli altri, la turnazione nella comunicazione e sul clima di classe in generale che sappiamo essere fondamentale per un apprendimento efficace, Processo di socializzazione da rieducare dunque, causa forse l’isolamento forzato dovuto alla pandemia.
Altra causa risiede certamente nella costituzione di classi numerose che ostacolano libertà di movimento, apprendimento circolare e dunque una didattica personalizzata.
L’apprendimento si basa su forti componenti emotive, le quali, se trascurate o non curate, portano necessariamente ad un calo dello stesso.
Un accenno ai metodi di insegnamento. L’invalsi è un processo di valutazione indiretto sul’insegnamento. Occorrerebbe invece un sistema di valutazione sistematico anche sui metodi di insegnamento.
L’isolamento prima citato e la didattica a distanza, sulla quale si è scritto tanto, ha sollevato delle problematicità ma anche delle potenzialità. La didattica digitale avrebbe dovuto rappresentare un momento di formazione per i docenti che avrebbero dovuto poi trasferire le competenze acquisite dopo il periodo pandemico.
Oltre la questione digitale, anche altri metodi di insegnamento (flipped, cooperative learning, didattica per problemi, per competenze) sono difficili da realizzare se si hanno davanti classi pollaio e un setting di apprendimento (diverso dalla tradizionale aula) statico.
I temi ci portano al divario tra regioni. Il sud è ancora fortemente penalizzato, nonostante occorre ribadire l’impegno delle scuole in progettazioni educative scolastiche ed extra innovative ed efficaci.
Si pensi però che in alcune aree il livello socio-economico delle famiglie degli alunni è un indicatore importante per l’efficacia degli apprendimenti. Da anni insistiamo sulla importanza di attivare i patti educativi di comunità che considerano l’educazione come un processo complesso e globale che deve coinvolgere bambini, ragazzi e genitori.
Altra riflessione andrebbe fatta sul tipo di valutazione. L’invalsi si struttura su un impianto standardizzato e quantitativo. Nessun cenno ai processi di apprendimento agli indicatori qualitativi insiti in tale processo che restituirebbero una chiave di lettura e direi di svolta
Molte le speranze nel PNRR nella misura quattro rivolta ad istruzione e ricerca che auspichiamo verranno utilizzate in maniera efficiente.
Concludiamo con un titolo di un famoso testo di Giacomo Stella “Tutta un’altra scuola. Quella di oggi hai giorni contati” (Giunti 2016).