“Inizia a farsi risentire, in maniera più acuta, un fenomeno di stretta creditizia che sta interessando il settore agricolo. Il segnale non va sottovalutato”. E’ il commento della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori ai dati del nuovo rapporto di “AgrOsserva”, l’Osservatorio di Ismea-Unioncamere sulla congiuntura dell’agroalimentare italiano.
“I Consorzi fidi – si legge nella nota – sono soggetti della garanzia privata che possono svolgere un ruolo strategico nell’accesso al credito delle imprese agricole, come garanti degli agricoltori e quali conoscitori qualificati delle imprese agricole, dalla composizione del valore della produzione, alle definizione del merito creditizio”. Di qui le proposte per ottimizzare il rapporto tra banche ed imprese: migliorare l’assistenza al credito delle imprese agricole e dove le banche non possono arrivare lo possono fare i corpi intermedi; creare uno strumento ad hoc per valutare meglio il rating delle aziende che operano in agricoltura comprendendone le differenze e le peculiarità; prevedere un sistema più semplice e snello di accesso alle garanzie pubbliche; incentivare l’adozione di strumenti finanziari alternativi al credito tradizionale, valutando la loro programmazione nei PSR.
La Cia Basilicata, in proposito, ricorda i risultati dell’indagine condotta di recente sul credito in agricoltura. L’indagine prende in esame 42.800 fascicoli aziendali (domande PAC 2013) così ripartiti: 21mila aziende cerealicole, 13.800 olivicole, 4mila zootecniche, 2.800 ortofrutticole, 1.200 vitivinicole. A queste si aggiungono altre 500 aziende di cui il 50% sono agrituristiche. Per settori di intervento quelle ortofrutticole sono le aziende che ricorrono di più ai servizi creditizi e alla consulenza finanziaria (tra il 50 e il 60%), seguono le vitivinicole (tra il 40 e il 50%), le agrituristiche (tra il 30 e il 40%), quelle zootecniche (tra il 30 e il 35%) e cerealicole (25-30%). Dall’indagine della Cia emerge inoltre che ci sono risorse del PSR, pari a circa 15 meuro che per effetto moltiplicatore possono sostenere investimenti per quasi 200 meuro, allocate presso l’ISMEA che non vengono utilizzate, mentre l’atteggiamento commerciale delle banche intervistate verso la clientela agricola appare “prevalentemente passivo” con “una scarsa capacità di effettuare valutazioni economiche sull’indotto generato dal settore. Le ragioni principali alla base dell’indebitamento delle aziende agricole a lungo termine vanno ricercate nella necessità di realizzare investimenti strutturali continui, nell’avvio di nuovi investimenti-adeguamenti, nei ritardi degli accrediti dei contributi pubblici, nei rinvii e nei mutui agrari da calamità o crisi di mercato. Per l’indebitamento a breve invece le motivazioni principali riguardano le evoluzioni tipiche dell’attività produttiva, i ritardi nell’approvazione di progetti e nella liquidazione di contributi, la necessità di realizzare investimenti strutturali continui, nei costi di produzione in crescita. La prima indicazione della Cia: attivare una specifica interlocuzione con il sistema bancario lucano coinvolgendo i Consorzi Fido Garanzia per la definizione di un percorso di accompagnamento e co-garanzia e la definizione di prodotti e servizi a favore delle Pmi agricole che rispondano a specifiche esigenze.
E’ dunque essenziale rafforzare i Confidi locali più efficaci per l’assistenza e la consulenza tecnico-finanziaria, per utilizzo dello strumento delle garanzie per le agevolazioni e l’accesso al credito. Nello specifico le aziende agricole lucane necessitano di prodotti creditizi di conduzione a breve (36-48 mesi), di accompagnamento agli investimenti (mutui chirografari di 5-7 anni), l’anticipazione ai soci conferenti verso tutte le strutture di aggregazione in particolare nel cerealicolo, vitivinicolo e lattiero-caseario. Le altre opzioni della Confederazione degli Agricoltori: costruire soluzioni e procedure pe l’accesso al credito semplificate a costi accessibili e vantaggiose che sappiano leggere e valorizzare la qualità degli investimenti, la produttiva e l’occupazione; richiedere l’aumento della soglia di deminimis oggi attestata a 7500 euro per le aziende lucane; procedere alla definizione di strumenti di supporto per l’accesso al credito da parte di Sviluppo Basilicata; costituire un tavolo sul credito in agricoltura in grado di monitorare costantemente esigenze e bisogni.