L’ultimo aggiornamento di Banca d’Italia sull’economia lucana evidenzia come l’industria abbia agito da principale traino alla ripresa post Covid nel 2021, anche se la crescita non ha raggiunto ancora i livelli pre pandemici. Un dato che – per il presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma – va letto con particolare attenzione e con adeguata preoccupazione, in considerazione della frenata della manifattura nell’anno in corso, dovuta all’impennata dei prezzi energetici e alle strozzature nelle catene di fornitura, acuite dal conflitto in Ucraina e dai mutati equilibri geopolitici.
“La concomitanza di questi fattori – spiega Somma – ha determinato un forte aumento dei costi di produzione in tutti i principali settori, soprattutto quelli energetici che – secondo quanto emerso da un recente rapporto del Centro Studi Confindustria – penalizzano l’apparato produttivo italiano in misura maggiore rispetto a Paesi quali Francia e Germania, compromettendo ulteriormente la nostra competitività”.
A questo, come Confindustria Basilicata evidenzia da tempo, si aggiungono le gravi difficoltà che continuano a investire il settore automotive, con un rallentamento della produzione che quest’anno, purtroppo, si sta rivelando ancora più severo rispetto a quello precedente.
“Da tale lettura – incalza il presidente Somma – emerge con molta chiarezza che è necessario agire in fretta per rafforzare il tessuto produttivo lucano, vero motore economico e sociale della regione. Lì dove sono a rischio, è necessario intervenire rapidamente per mettere in salvo livelli produttivi e occupazionali. Al contempo, vanno messi in campo tutti gli strumenti necessari per attrarre nuovi investimenti che dovranno rafforzare ulteriormente i vantaggi previsti per gli insediamenti ricadenti nelle aree incluse nella Zes Jonica. Abbiamo sollecitato alla Regione Basilicata alcuni interventi urgenti per dare ossigeno alle imprese, soprattutto quelle con bollette energetiche particolarmente pesanti, che stanno facendo i conti con costi ormai insostenibili. In particolare, abbiamo chiesto l’emanazione di un bando per incentivare le singole imprese per la realizzazione di impianti rinnovabili destinati all’autoconsumo”.
Per il presidente di Confindustria Basilicata, è poi fondamentale dare celere corso ai contratti di sviluppo a valenza regionale, assicurando l’adeguata dotazione di risorse per investimenti no Oil, per i quali molte nostre imprese hanno manifestato grande interesse, con la previsione di centinaia nuovi posti di lavoro.
“Per quanto riguarda lo specifico delle vicissitudini che sta vivendo l’automotive – è l’analisi – le soluzioni non possono prescindere da un’attenta disamina di tutti i complessi fattori che concorrono alla crisi che ha investito lo stabilimento Stellantis e il suo indotto. La nostra industria automobilistica è a un bivio, stretta a tenaglia tra le esigenze sempre più pressanti di incrementare la competitività, il timing stringente della riconversione produttiva in chiave ecologica e una scarsa visibilità sui nuovi modelli da produrre nello stabilimento Stellantis di Melfi. In ballo c’è la tenuta economica e sociale dell’intera Basilicata. Il documento predisposto al termine del tavolo tecnico che si è insediato in Regione presso il dipartimento Attività produttive, a cui abbiamo contribuito con le nostre proposte, è sicuramente un avanzamento importante sul quale ora va trovato l’ampio coinvolgimento del Governo. Abbiamo chiesto all’Esecutivo regionale, di farsi parte attiva con il Mise, al fine di verificare i requisiti per far accedere l’automotive di San Nicola di Melfi negli strumenti previsti per le Aree di crisi industriale complessa, così come è avvenuto in altri territori d’Italia per analoghe crisi industriali. Diventa, quindi, necessario ricevere da Stellantis opportuni chiarimenti sul futuro di Melfi e capire come raccogliere la sfida per saturare la capacità produttiva dello stabilimento, confermando livelli produttivi e occupazionali. Al contempo, va sostenuta la competitività dell’indotto oltre che con il sostegno agli investimenti per soluzioni di efficientamento energetico, anche affiancando il Piano Transizione 4.0 con un’ulteriore quota di contributo e con incentivi all’innovazione tecnologica e all’automazione industriale”.
Dopo anni di crisi profonda, è tornato a crescere, a ritmi particolarmente significativi, il comparto dell’edilizia, soprattutto grazie al Superbonus 110 per cento. Anche l’industria del settore, però, sta però risentendo delle restrizioni alla misura. “È indispensabile fluidificare la cessione dei crediti per riavviare i numerosi lavori rimasti bloccati di aziende che stanno già pagando a durissimo prezzo l’impennata dei costi delle materie prime. In questa fase così delicata, a livello locale, è importante sostenere la ripartenza del settore anche accelerando lo sblocco di tutti i 140 interventi di mitigazione del rischio idrogeologico”.
Dal rapporto Banca d’Italia emergono, inoltre, due elementi positivi: il primo è relativo alla crescita dell’occupazione femminile, seppure in presenza di un marcato gap di genere nel mercato del lavoro ancora molto grave.
L’altro dato riguarda le performance della nostra regione in fatto di produzione di energia rinnovabile, soprattutto di fonte eolica, con una quota di consumo ampiamente superiore alla media nazionale.
“Una evidenza che – conclude Somma – letta insieme alla forte spinta che il comparto estrattivo ha fornito alla ripartenza post pandemica, testimonia ancora una volta la valenza strategica del comparto delle Energie per la nostra regione che dovrà saper intercettare nuove interessanti prospettive di sviluppo legate all’idrogeno”.