Il Rapporto Export 2021 di SACE presentato nei giorni scorsi conferma l’importante ruolo economico dell’export italiano e disegna le opportunità globali nella ripresa post-pandemica soprattutto nei Paesi Africani. E’ il commento di Alfredo Cestari, presidente della Camera ItalAfrica e del Gruppo omonimo. Dunque, gli scambi commerciali internazionali sono in decisa ripresa ed entro la fine dell’anno cresceranno di circa il 10%. Di questo clima favorevole beneficerà anche l’Italia, che nel 2021 farà registrare una crescita dell’11,3% dell’export di beni, a quota 482 miliardi. Dal 2022 è previsto stabilizzarsi su ritmi più contenuti: le vendite di beni Made in Italy aumenteranno del 5,4% per poi assestarsi su una crescita media del 4% nel biennio successivo. Questo ritmo, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio pre-crisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 mld di esportazioni di beni. Quanto all’export di servizi, maggiormente colpito dalle misure restrittive con impatto negativo soprattutto sul turismo, nel corso di quest’anno è atteso un recupero solo parziale (+5,1%). La vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un aumento del 35,1%. La crescita proseguirà anche nel biennio successivo a un ritmo medio del 5%, toccando i 120 mld.
Noi – evidenzia Cestari – partiamo dal presupposto che bisogna aiutare il continente africano, esportando i nostri prodotti, moda, design, tecnologia, le nostre eccellenze, anche prodotti agroalimentari in quelle realtà, aiutando la nostra capacità produttiva e mantenendo posti di lavoro nel nostro Mezzogiorno. Aiutare queste realtà nelle loro origini, creando una serie di infrastrutture che riducano le disuguaglianze, la povertà e connettendo le nostre piccole e medie imprese che, in quei mercati, potrebbero svolgere un ruolo di accompagnamento allo sviluppo di queste realtà. Mettiamo al centro il Mezzogiorno, per la prossimità geografica a questo enorme mercato che oggi rappresenta 1 miliardo 250 milioni di consumatori e fra 30 anni – spiega il presidente ItalAfrica – conterà 2 miliardi 400 milioni di consumatori i quali, per una percentuale sempre maggiore, avranno una grossa capacità di spesa. Ora si rivolgono a Dubai, alla Turchia per i materiali di costruzione, al mercato inglese, francese, belga e non lasciano molto spazio alle nostre imprese, anche per la scarsa connettività nei trasporti aerei. Anche questo indebolisce le possibilità delle nostre imprese di creare spazi soddisfacenti. Il “Ritorno al futuro” per una ripresa post-pandemica come lo chiama Sace è un’occasione per coinvolgere i Paesi Africani nel progetto di risollevamento globale, per implementare con l’Africa un tessuto relazionale che vada oltre la semplice assistenza, potenziando la rete di interscambio e, soprattutto, una reciprocità produttiva che significherebbe davvero un aiuto per le sue economie. A questo mira il progetto “Sud Polo Magnetico”, pensato dalla Camera di Commercio ItalAfrica in un’ottica di sviluppo e innovazione, per le imprese del Mezzogiorno d’Italia e per quelle africane. Se parliamo di Africa centrale, la Camera ItalAfrica mette insieme sei Paesi che si collegano facilmente con poche ore di volo fra le loro capitali. Il tentativo è approcciare realtà locali che, fra loro, hanno frontiere aperte e liberamente commercializzare nei Paesi vicini senza ulteriori dogane con gli Stati limitrofi. Per quanto riguarda i settori: agricoltura, energia, sanità, informazione, infrastrutture. Ci sono tutti i settori che possono essere valutati dalle nostre imprese specie meridionali”.