Presentato in mattinata il “Rapporto di ricerca su Avvisi Pubblici della Regione Basilicata in materia di formazione professionale” del gruppo consiliare di Sinistra ecologia e libertà. La ricerca ha preso in esame due Avvisi pubblici del Dipartimento regionale Formazione, Lavoro e Cultura: “Un Ponte per l’occupazione” e “Dentro l’impresa”. L’attività di ricerca e di analisi è stata curata dal Antonio Sanfrancesco, sociologo e formatore e da Giuseppe Giudice, esperto di formazione professionale che hanno illustrato obiettivi, metodologia e risultati del lavoro, senza tralasciare la parte propositiva che, con l’indispensabile supporto dell’ analisi valutativa collegata ad una attenta indagine sul campo, porti alla individuazione dei reali bisogni degli attori del mondo imprenditoriale. In appendice il questionario per il monitoraggio sulle attività dell’Avviso “Un Ponte per l’occupazione”.
La prefazione al Rapporto affidata al consigliere regionale, Giannino Romaniello, che ha spiegato come “la ricerca nasce dalla constatazione oggettiva della mancanza di una valutazione indipendente dei risultati finali degli avvisi pubblici che sono stati programmati e realizzati dall’Assessorato alla Formazione, Lavoro e Cultura, finalizzati ad elevare le competenze professionali dei giovani disoccupati, promuovendo la loro eventuale occupazione. Lo studio e la ricerca hanno riguardato gli Avvisi relativi a “Un ponte per l’occupazione” e “Dentro l’impresa”. Il primo Avviso è in fase di realizzazione ed il secondo si è già concluso da tempo e rientrava nella vecchia programmazione 2000/2006. Le attività – ha specificato Romaniello – sono state realizzate con le fasi operative che hanno contemplato l’analisi della documentazione esistente e prodotta dal Dipartimento, l’analisi degli obiettivi di base dei Bandi e quella statistica dei risultati finali e in itinere. Effettuata la ricerca sul campo attraverso la somministrazione di questionari”.
“Per l’analisi dell’Avviso ‘Dentro l’impresa’ non è possibile fare un riscontro oggettivo sui risultati ottenuti in termini di impatti occupazionali definitivi e di analisi dell’efficacia e dell’efficienza dei risultati finali. Non è mai stata realizzata – è stato precisato – nessuna azione e di follow up. Quindi, sono stati analizzati solo alcuni dati statistici messi a disposizione del Dipartimento. L’analisi è stata catalizzata sui dati numerici quali/ quantitativi dei partecipanti. Inoltre, le attività sono state realizzate in azienda (come prevedeva l’Avviso) con metodologie basate sull’action learning. Per l’altro, viceversa, l’analisi è stata molto più strutturata. Bisogna precisare che il percorso individuato nell’Avviso si ispira a modelli di workfare in cui i livelli di partecipazione e di condivisione degli obiettivi sono abbastanza innovativi e complessi per una realtà sociale come la Regione Basilicata. E’ modello strutturalmente basato sulla responsabilizzazione dei ruoli e delle funzioni che ciascun attore coinvolto nel processo dovrebbe adeguatamente mantenere (dal partecipante, alle parti sociale, alle Istituzioni, ai Centri per l’Impiego etc.). I primi risultati evidenziano un livello di partecipazione alle attività formative dei destinatari medio/basso. I percorsi formativi professionalizzanti scelti dai giovani evidenziano una difficoltà ad accedere alla acquisizione di competenze professionali scarsamente competitive rispetto alla potenziale domanda. La formazione di base realizzata dalle Agenzie provinciali ha evidenziato lacune sia organizzative che metodologiche. L’attività di orientamento realizzata dai Centri per l’Impiego, stando alle dichiarazione dei giovani partecipanti, risulta ripetitiva e poco determinante ai fini della individuazione di un progetto reali di inserimento lavorativo”.
“La ricerca – hanno affermato gli intervenuti – ha evidenziato che non è stata realizzata nessuna valutazione ex ante sulle caratteristiche dei contesti locali e su attività formative già realizzate, di qui un livello elevato di approssimazione nell’individuare i reali bisogni di apprendimento da parte dei beneficiari finali e un livello molto approssimato del coordinamento interno di progetto fra gli attori istituzionali, pubblici e privati. Non vi è stata una vera condivisione da parte degli attori locali dei problemi e degli obiettivi da raggiungere attraverso l’implementazione del percorso progettuale. Forse i tempi non sono ancora maturi, ma certamente i modelli di workfare si realizzano soprattutto quando vi è una consapevolezza degli obiettivi da raggiungere soprattutto da parte del destinatario finale che è stato poco ascoltato dagli attori istituzionali. L’ascolto poco efficace da parte delle istituzioni locali, ma anche da parte degli stessi attori che hanno fatto parte del partenariato di progetto, sui problemi, sulle attese e sulle difficoltà occupazionali da parte delle nuove generazioni ha determinato un ‘prodotto’ formativo che non è riuscito a creare un clima positivo nei giovani sulle possibilità di inclusione nel mondo del lavoro. Applicare il modello di workfare – è stato specificato – non significa soltanto trasferirlo tout court all’interno di contesti locali in cui le modalità di gestione delle politiche per lavoro e di welfare ma, soprattutto, i sistemi produttivi ed i modelli di relazione sociale, sono completamente differenti da quei Paesi in cui è stato sperimentato ed applicato. Il modello mediterraneo di welfare necessita di un cambiamento nelle modalità di attuazione e di gestione operativa e attivare, pertanto, modelli di workfare in Italia (in Basilicata) vuol dire soprattutto promuovere inizialmente azioni culturali efficaci per affermare una partecipazione vera di tutti gli attori coinvolti nel processo sistemico di incentivazione ed inclusione occupazionale. Ciò purtroppo, non è successo, nel progetto ‘Un Ponte per l’occupazione’. I livelli di partecipazione sono stati molto limitati e limitanti. Ciò è anche la conseguenza – hanno riferito gli autori del Rapporto – che gli stessi attori, pubblici e privati, non riescono a trovare una reale intesa con un ascolto attivo e reciproco sui temi del lavoro e sulle strategie adeguate e funzionali per poter garantire una occupazione stabile e duratura”.
“Si avverte sempre di più – è stato sottolineato – la necessità di promuovere intese di carattere orizzontale fra soggetti pubblici e privati per nuove politiche di sviluppo occupazionale verso settori produttivi con una domanda in crescita quale la green economy o i servizi di cura della persona o della infrastrutturazione economica o delle reti energetico-ambientali o della telematica o del turismo. Oltre all’occupazione dipendente, è importante anche promuovere, anche se per il momento sembrano accantonate, attività di auto imprenditorialità, già previste nel programma dell’Avviso ‘Un Ponte per l’occupazione’. Ciò potrebbe certamente avviare un percorso di realizzazione professionale per molti partecipanti con titolo di studio elevato. In conclusione, un risultato sicuramente poco esaltante che non ha risposto agli obiettivi iniziali, con una pletora di aziende pubbliche coinvolte che non possono garantire, allo stato, occupazione. Le responsabilità dello stato di criticità del settore, sono ascrivibili all’intero sistema, senza colpevolizzare più del dovuto l’Ente Regione, anche se è indubbio un comportamento anomalo del Dipartimento che, evidentemente, non utilizza appieno gli strumenti più opportuni per una rilevazione a priori delle esigenze per ben tarare le azioni da intraprendere. Tutto questo per contribuire, con i propri tasselli ad un puzzle molto più complesso che concerne la riforma della legislazione sulla occupazione (rilevante in tal senso l’adozione del Reddito minimo), in un ambito generale di innovazione del welfare”.