“Il Rapporto Svimez 2023, presentato oggi a Roma, ribadisce che è essenziale sostenere lo sviluppo della filiera rinnovabile nel Mezzogiorno, che potrebbe garantire un vantaggio competitivo alle regioni del Sud. Un ulteriore e autorevole conferma del Progetto Sud Polo Magnetico e di quanto abbiamo evidenziato, solo qualche giorno fa, nell’incontro di Crotone alla Camera di Commercio”. E’ quanto afferma Alfredo Carmine Cestari, presidente del gruppo che con base operativa in Basilicata e per il Sud a Moliterno, attraverso proprie società specializzate in Italia e all’estero, opera nel settore della produzione elettrica da fonti rinnovabili, realizzando impianti ecocompatibili e valutando gli impatti ambientali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie alimentate da fonti alternative di energia, impegnato a promuovere le Cer soprattutto al Sud e presidente Camera ItalAfrica.
A livello nazionale, la capacità installata in Italia è arrivata a 61 GW nel 2022, segnando una crescita del +5,3% su 2021 (3,1 GW addizionali): una tendenza di crescita ancora non sufficiente per raggiungere gli obiettivi europei (oltre 10 GW annui). La crescita è stata trainata da fotovoltaico (+11% ≈ 2,5GW) ed eolico (+5% ≈ 0,6GW), con alcune regioni del Sud che hanno fatto segnare ritmi di crescita sopra la media nazionale: Sicilia (+9%), Puglia (+6%) e Campania (+6%). I progressi nella capacità installata nascondono tuttavia la sotto-dotazione manifatturiera e la dipendenza strategica dalle importazioni asiatiche nel comporto delle tecnologie verdi (pannelli, turbine e biocarburanti), che nel 2022 sono raddoppiate (+104%) a 22 miliardi a livello europeo. Proprio in questo settore si potrebbe dispiegare il potenziale del Mezzogiorno, che a partire dalle eccellenze sul territorio può ambire a diventare un polo produttivo strategico rispetto agli obiettivi di sicurezza energetica e autonomia strategica europea.
Cestari insiste: con il via libera della Commissione Europea al decreto italiano contenente gli incentivi per lo sviluppo di comunità energetiche, che contiene risorse per 5,7miliardi di euro, non ci sono più alibi per accelerare i programmi e i progetti al Sud. Le Comunità energetiche rinnovabili – afferma ancora -sono uno strumento strategico, specie al Sud per la transizione energetica, per il risparmio sulle bollette di energia, per accrescere l’occupazione. Solo il fotovoltaico vale 300 mila posti di lavoro a fronte delle 25 mila unità occupate attualmente. Purtroppo la burocrazia e la carenza di personale, soprattutto installatori e personale qualificato, frenano crescita e raggiungimento degli obiettivi al 2030.