“Per quel che riguarda il secondo pilastro del Reddito di cittadinanza, quello finalizzato a promuovere politiche attive del lavoro, i risultati appaiono al momento largamente insoddisfacenti e confermano le perplessità della Corte al suo avvio”.
Parole che si leggono nel mezzo delle 467 pagine del Rapporto 2020 sul coordinamento della Finanza pubblica, ratificato nell’adunanza delle Sezioni riunite sede di controllo Corte dei Conti.
I dati comunicati da Anpal Servizi spa (opera sotto il controllo dell’Agenzia nazionale politiche del lavoro) evidenziano che al 10 febbraio 2020 i beneficiari del Reddito di cittadinanza che hanno avuto un rapporto di lavoro dopo l’approvazione della domanda sono in numero di 40 mila.
“Soprattutto—scrivono i magistrati contabili—non si intravedono segni di un maggiore dinamismo da parte dei Centri per l’impiego rispetto al passato”.
Elaborazioni della Corte dei Conti sui microdati delle rilevazioni trimestrali sulle forze lavoro(fine settembre 2019)confermano la persistenza delle deficienze dei Centri per l’impiego: a)modesta,pari al 23,5%, la quota di persone che nell’anno terminato a settembre hanno cercato il lavoro attraverso il Centro impiego (23,3% fine anno 2018); b)estremamente limitata, 2,2%,la quota di persone che hanno trovato lavoro grazie al Centro per l’impiego; c)risulta quindi predominante il ruolo di canali informali(amici e parenti e conoscenti) nella ricerca di mansioni lavorative (87,2%).
“Dati che mostrano—rileva la Corte—come permangono elevati gli spazi di miglioramento che l’Italia ha nel campo dei servizi per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e come la meritoria sfida del rilancio dei Centri per l’impiego resti da vincere”.
Le politiche di assistenza statale dopo il varo del Reddito di cittadinanza si sono orientate,stante la Legge di bilancio 2020,verso il sostegno della natività e della famiglia in generale,specie nei segmenti della non autosufficienza e della disabilità. Una politica condivisibile visto il contesto in cui l’Italia presenta ritardi.
E’ importante,tra l’altro, il rafforzamento del “buono asili nido” che deve considerarsi condizione necessaria ma non sufficiente a mettere in atto un salto di qualità per le politiche pro infanzia.
Si rammenta che in Italia tra l’1.01.2019 e l’1.01.2020 la popolazione è diminuita di 116 mila unità e i bambini iscritti all’anagrafe per nascita sono stati 435 mila,in minimo storico.
A fronte delle cifre relative a tutto il 2019 i nuclei familiari raggiunti dal programma Reddito di cittadinanza sono stati 1.041.000(compresi i beneficiari di pensione di cittadinanza) con il coinvolgimento di poco più di 2,5 milioni di persone.Trattasi di nuclei familiari che vivono prevalentemente nel Sud Italia(60,6%),e sono per il 36% monocomponente e per l’88% capofamiglia con cittadinanza italiana. L’importo medio del beneficio finanziario elargito è pari a 493 euro mensili (532 euro reddito di cittadinanza e 222 euro pensione di cittadinanza),q uello per le famiglie monocomponenti ammonta a 392 euro e alle famiglie con cinque persone spettano 625 euro mensili. I nuclei familiari coinvolti nel programma risulterebbero al di sotto delle stime,le quali per il 2019 contemplavano 1.248.000 famiglie e circa 3, 5 milioni di cittadini da sostenere.
Strumento economico e politico che a un anno di distanza dall’approvazione è in grado di fornire “un buon contributo al contrasto della povertà assoluta”. Quest’ultima,secondo analisi preliminari, grazie al Reddito di cittadinanza potrebbe essersi abbassata di 1,5 punti(dall’8,4 al 6,9%). Effetti sarebbero stati registrati anche in termini di distribuzione del reddito: l’indice di Gini,che ne misura la concentrazione, dovrebbe essersi ridotto al 31,4% rispetto al 32,5% dell’anno 2018.
Mag 31