Reddito di cittadinanza, intervento di Carmine Vaccaro, segretario generale UIL Basilicata: “Un quarto delle domande respinte, confermate nostre perplessità”. Di seguito la nota integrale.
I primi dati diffusi dall’Inps secondo i quali è stato respinto un quarto delle domande già presentate per il Reddito di Cittadinanza confermano tutte le nostre perplessità rispetto ad interpretazioni taumaturgiche. Come abbiamo già avuto modo di dire nei documenti scritti unitariamente a Cgil e Cisl, il provvedimento si prefigura come uno strumento “ibrido” tra il contrasto alla povertà, misure di politiche attive e misure assistenzialistiche. Noi non siamo sfavorevoli al reddito di cittadinanza per la parte che si riferisce alla possibilità di aiutare i poveri, il tema semmai è che il suo finanziamento, fatto in deficit, mette una grande ipoteca (clausole di salvaguardia) sui futuri conti del Paese. Per la UIL la priorità è il lavoro senza il quale non si può contrastare nessun tipo di povertà e ribadiamo la necessità di non disperdere l’esperienza maturata con il REI che ha visto il coinvolgimento, sia a livello centrale che territoriale, di molteplici attori (Regioni, Comuni, Parti sociali, Terzo settore, Alleanza contro la povertà e associazioni), innescando quel meccanismo virtuoso e necessario per affrontare la povertà in maniera multidimensionale. Abbiamo salutato positivamente l’intervento finanziario per potenziare i centri per l’impiego sia dal punto di vista delle risorse umane che strumentali. Adesso, però, è importante dare rapidamente operatività alle assunzioni di personale da destinare ai centri per l’impiego, realizzare le convenzioni con le Regioni per la dislocazione nel territorio dei navigator e spendere le risorse dedicate per l’ammodernamento dei centri per l’impiego. Così come è altrettanto importante trovare risorse necessarie per la completa stabilizzazione di tutti i precari di Anpal Servizi, in quanto il milione di euro stanziato per la stabilizzazione dei tempi determinati, è una goccia in un oceano. Ultima questione, ma non meno importante, è rimettere in primo piano politiche mirate allo sviluppo del Mezzogiorno che passano necessariamente per un efficientamento ed un aumento della spesa per investimenti pubblici sia nazionali sia europei. Il DEF conferma che la forbice tra Mezzogiorno e resto del Paese si è ampliata. Da questo punto di vista il DEF è molto deludente in quanto non da quelle risposte ai tanti problemi aperti in questa parte del Paese e proietta il Mezzogiorno verso la Legge di Bilancio con poche certezze. E’ questa una delle ragioni che hanno spinto UIL, CGIL e CISL ad organizzare il prossimo 22 giugno una manifestazione nazionale per il Sud che si terrà a Reggio Calabria. Nel Mezzogiorno servono politiche economiche concrete di medio periodo valide per tutto il territorio nazionale che vedano, al loro interno, una declinazione specifica e una maggiore intensità di aiuti e di risorse da destinare al Sud. Almeno sulla carta, il rispetto della clausola del 34% (ovvero la previsione che almeno il 1/3 della spesa ordinaria in conto capitale nella pubblica amministrazione allargata sia destinata al Mezzogiorno), è rispettata in via sperimentale in 5 Ministeri. Ciò è comunque solo l’inizio del percorso e vigileremo attentamente affinchè entro il 30 giugno, quando dovrà essere emanato il decreto attuativo, si confermeranno realmente gli obiettivi. In sintesi, nel DEF manca il coraggio di invertire le dinamiche economiche e sociali con interventi mirati a favorire la crescita con investimenti a favore dello sviluppo e dell’occupazione. Saranno, pertanto, la nota di aggiornamento al DEF e la prossima Legge di Bilancio a stabilire le priorità programmatiche, auspicabilmente condivise in via preventiva con le Parti Sociali, per favorire la crescita con interventi e investimenti a favore dello sviluppo, dell’occupazione e del benessere sociale.
Apr 16