L’approvazione oggi del decreto da parte del Governo che introduce, a decorrere dal 1° gennaio 2018, il Reddito di inclusione (ReI), quale misura unica a livello nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, non deve farci perdere di vista la necessità di accelerare l’attuazione del Reddito Minimo di Inserimento che da noi doveva essere da tanti mesi già avviato.
Lo afferma il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro sottolineando che la misura nazionale si rivolge a una platea molto limitata (circa 400 mila famiglie, pari a circa 1,8 milioni di persone) e sarà riconosciuta – per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e sarà necessario che trascorrano almeno 6 mesi dall’ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente – ai nuclei familiari che rispondano a determinati requisiti relativi alla situazione economica.
Il ReI è articolato in due componenti: un beneficio economico erogato su dodici mensilità, con un importo che andrà da circa 190 euro mensili per una persona sola, fino a quasi 490 euro per un nucleo con 5 o più componenti; una componente di servizi alla persona identificata, in esito ad una valutazione del bisogno del nucleo familiare che terrà conto, tra l’altro, della situazione lavorativa e del profilo di occupabilità, dell’educazione, istruzione e formazione, della condizione abitativa e delle reti familiari, di prossimità e sociali della persona e servirà a dar vita a un ‘progetto personalizzato’ volto al superamento della condizione di povertà.Il decreto,sicuramente un primo passo verso la costruzione di una misura capace di raggiungere tutti coloro che versano in condizioni di povertà assoluta e che, dunque, apprezziamo se rappresenta un punto di partenza – aggiunge il segretario della Uil – istituisce la Rete della protezione e dell’inclusione sociale, presieduta dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e composta da rappresentanti dei diversi livelli di governo, quale struttura permanente di confronto e programmazione delle politiche sociali, nonché di coinvolgimento nelle decisioni programmatiche del terzo settore, delle parti sociali e degli altri stakeholder, articolata in tavoli regionali e territoriali. E sarà proprio il tavolo regionale lo strumento – dice Vaccaro – per mettere a punto una strategia univoca nazionale-regionale di contrasto alla povertà e al disagio sociale con l’obiettivo di rendere più omogeneo il sistema superando le attuali sperequazioni territoriali. Noi continuiamo a pensare che si debba trasformare una misura passiva del lavoro in una straordinaria occasione di politica attiva del lavoro.
Era stata questa l’idea originaria del RMI che lentamente andava perdendo peso e concretezza accentuando le preoccupazioni per una platea di cittadini che vivono in una condizione di preoccupante marginalità sociale. Ecco perché, oggi, necessita un cambio di passo partendo dalla condizione, condivisa tra le parti, di separare dal punto di vista programmatorio le due platee di beneficiari.Se pensiamo alla composizione delle stesse è facilmente rilevabile come si tratti di persone che vivono una condizione ed una storia lavorativa completamente diversa pur vivendo le medesime condizioni di grande difficoltà economica.
Come UIL invitiamo una volta di più la politica regionale ad accelerare e a superare quegli ostacoli tanto ideologici che politici che continuano a rappresentare solo un ostacolo alla crescita economica e produttiva della Basilicata.
Occorre, pertanto, ribadire che il ddl povertà – conclude Vaccaro – non è un approdo, ma una base che dovrà essere dotata di respiro, ovvero accompagnata da un piano pluriennale d’azione. In secondo luogo, lo stanziamento del Governo è ancora largamente insufficiente persino a coprire una platea categoriale, a causa dell’inconsistenza della dotazione economica. Noi riteniamo si debba investire significativamente più risorse e delineare un carattere universalistico nell’alveo dell’indigenza e del disagio estremo” .
Ago 29