“E’ un errore scaricare sulla scuola e in particolare sul personale, gli alunni e le famiglie, le evidenti inadempienze diffuse che la scuola e il futuro del Paese subisce e subira’ nel tempo. Sarebbe ora di tornare all’unita’ e al consenso”: sostiene la Uil Scuola in una nota. “Le forzature e lo scaricabarile sulle responsabilita’ non fa bene alla scuola e al futuro dell’Italia. Dall’emergenza si esce tutti insieme e se si torna al dialogo e al confronto. Per questo – continua la nota sindacale – ci vuole cultura di governo e se ne vede veramente poca. Basta retorica e affrontare la realta’ a cominciare dai presidi sanitari e dalla campagna di vaccinazione che deve fare perno sulla scuola e non come sta accadendo per i trasporti e lo scaglionamento, su altre sia pure importanti attivita’ che vorrebbero la scuola in posizione ancillare, di adattamento continuo alle esigenze altrui, non volendo capire l’importanza del settore per il futuro sociale ed economico che e’ evidenziato solo a parole”. Per la Uil scuola “si deve tornare all’accordo sulla sicurezza di agosto e ripartire da quel punto. Manca la politica e le decisioni strategiche che invece sono prevaricate da una visione miope e di parte. In questo modo la scuola sara’ come e’ evidente il vaso di coccio tra quelli di ferro”.
Nell’incontro in Prefettura a Potenza del 28 dicembre scorso con tutti i sindacati confederali dei settori scuola e trasporti e l’assessore regionale Merra – riferisce Luigi Veltri, segretario regionale Uil Scuola – ho proposto un rinvio del ritorno in aula alla fine del mese di gennaio, per dare la possibilità di concludere tutte le attività di verifica quadrimestrali ed anche per avere un periodo più lungo per le valutazioni sulla situazione pandemica. Oggi alla luce dei tanti nuovi focolai emersi nelle scuole come provano gli screening in svolgimento in alcuni comuni – continua – sarebbe opportuno pensare ad un eventuale rientro non prima di febbraio. Ho posto in evidenza che l’orario proposto su due turni è inattuabile sia dal punto di vista organizzativo del personale, data la presenza di docenti impegnati su tutte le classi ed anche su più scuole ubicate in comuni diversi, sia per gli alunni che entrando alle 10 uscirebbero da scuola alle 16 per rientrare a casa con trasporto extra comune verso le 18, non avendo neanche la possibilità di pranzare, per non parlare del personale ATA che farebbe turni di 10 ore. La posizione espressa dall’Anci e dall’Upi – conclude Veltri – è dunque condivisibile e sollecita un’attenta valutazione da parte del Presidente Bardi e della struttura regionale del ministero P.I.