Presso la sede di Confindustria Basilicata sono stati illustrati i contenuti della ricerca condotta dall’Associazione degli industriali lucani, in collaborazione con il Centro Studi Shell Italia E&P, sulle ricadute del comparto Oil&Gas in Basilicata. Di seguito il report integrale.
“La ricchezza del sottosuolo di cui la Basilicata è naturalmente dotata ha rappresentato e continua a rappresentare – nell’imprescindibile rispetto della salute e dell’ambiente – una irrinunciabile fonte di “energia”, in termini di crescita e sviluppo, per il presente di questa regione ma anche per il futuro delle nuove generazioni”. Questo il commento del vicepresidente di Confindustria Basilicata, con delega alle Politiche energetiche e ambientali, Francesco Somma.
“Non solo – ha continuato Somma – per il massiccio impatto economico legato al flusso delle royalties versate dalle compagnie petrolifere e alla conseguente iniezione di nuove attività e occupazione locale, ma anche per il contributo che in circa venti anni di estrazioni il comparto dell’Oil&Gas ha portato in termini di sviluppo sostenibile, cultura della sicurezza sul lavoro e cultura d’impresa.
Intorno al tema dello sfruttamento delle fonti fossili ci sono molti pregiudizi e anche ipocrisie. I dati della ricerca che presentiamo oggi vogliono rappresentare un contri-buto per comprendere qual è stato il reale impatto sul territorio dell’industria estrattiva, e farne tesoro per orientare le scelte di politica industriale per il futuro. Crediamo nel modello di una Basilicata energy hub basato su un mix di fonti energe-tiche che ci guidi ad affrontare la transizione dal fossile alle rinnovabili”.
Grazie alle royalties e più in generale alla presenza dell’industria estrattiva, la Basilicata può vantare il più alto Pil pro capite tra le regioni limitrofe, un tasso di disoccupazione molto inferiore a quello del Mezzogiorno e una minore pressione fiscale; non solo: la Basilicata è anche al primo posto per alcuni degli indicatori che misurano il Benessere Equo e Sostenibile, così come per la produzione di energia rinnovabile in percentuale sulla produzione totale, a riprova del fatto che idrocarburi e rinnovabili possono (e debbono) convivere. E non si ferma il flusso turistico: solo nel 2015 gli arrivi in regione sono cresciuti del 16,5%, e negli ultimi dieci anni del 53% in val d’Agri.
Questi i dati salienti di una ricerca, elaborata da Confindustria Basilicata in collabo-razione con l’ufficio studi di Shell Italia E&P sulla base di dati provenienti da fonti i-stituzionali (Istat, Ministero dello Sviluppo Economico), illustrata stamane nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’Associazione degli industriali della regio-ne. All’iniziativa hanno partecipato il vicepresidente di Confindustria Basilicata, con delega alle Politiche energetiche, Francesco Somma; il direttore commerciale di Shell Italia E&P , Tom Kjolberg, il presidente di Gruppo Giovani di Confindustria Basilicata, Francesco D’Alema e il docente e Direttore di dipartimento della Facoltà di Agraria dell’Università di Basilicata, Prof. Severino Romano.
La presentazione della ricerca è stata l’occasione per di scattare una fotografia sulle performances economiche e sociali della Basilicata in relazione agli effetti prodotti dalle attività estrattive.
Quadro di sintesi
L’Italia non è povera di idrocarburi, e la regione Basilicata concorre alla produzione nazionale di idrocarburi da quasi venti anni producendo oggi la maggior parte (70%) del greggio nazionale.
Il territorio (Regione e i comuni interessati dalle estrazioni) ha ricevuto oltre 1 miliardo e 800 milioni circa di sole royalties dall’inizio delle operazioni. Limitando l’analisi agli ultimi cinque anni di attività, le royalties versate ammontano a 840 mi-lioni di €, vale a dire una media di 460mila euro al giorno.
Un tale contributo, unito alla presenza di un indotto importante (l’attività estrattiva rappresenta il principale contributore al PIL regionale) ha generato benefici nel tes-suto economico e sociale della regione che spesso non sono visibili, ma che lo diventano se comparati alle realtà vicine come le regioni confinanti.
Numerosi indicatori dimostrano come durante gli anni dello sviluppo dell’attività e-strattiva le performances economiche e sociali della Basilicata siano marcatamente migliori rispetto a quelle delle regioni confinanti (Puglia, Calabria, Campania), e in alcuni casi alle medie nazionali.
Questi gli indicatori osservati:
– PIL pro-capite
– Disoccupazione
– Tassazione e indebitamento locale
– Benessere equo e sostenibile
– Sviluppo delle fonti rinnovabili
– Attrattività turistica
PIL pro-capite
Il PIL pro-capite in Basilicata è il più alto tra le regioni limitrofe e quello con il trend crescente più marcato. Dal 2005 il PIL lucano è infatti cresciuto, un trend al più stabile (quando non negativo) delle altre regioni del Sud.
Dieci anni fa, nel 2005, la Basilicata presentava un PIL pro-capite superiore del 11% alla Calabria, ultima tra le quattro regioni in esame. Nel 2014, il distacco è del 16%. Un trend crescente, appunto.
Occupazione
Nonostante a partire dagli anni della crisi finanziaria globale (dal 2008 circa) la di-soccupazione in Basilicata sia aumentata, per altro in linea con i trend nazionali, è tuttavia significativo come il tasso di disoccupazione sia molto inferiore che nel resto del Mezzogiorno, sia come peso percentuale che come trend (tra l’altro ciò è particolarmente vero per la provincia di Potenza). Ciò è attribuibile con ogni proba-bilità alla presenza dell’Oil&Gas industry che ha contenuto gli effetti della crisi.
Oltre all’impiego diretto infatti, grazie alla presenza dell’industria estrattiva sono stati creati migliaia di posti di lavoro non solo dell’indotto petrolifero, ma anche nell’indotto secondario: ristoranti, attività ricettive, etc. Spesso si tende a dimenti-care questo non trascurabile contributo all’occupazione. I proventi derivanti dalle royalties petrolifere rappresentano inoltre un cospicuo contributo alle casse pubbliche con il quale è possibile supportare la spesa e i servizi pubblici, e quindi l’occupazione da essi derivanti.
Tassazione e indebitamento locale
Addizionali Regionali 2015.
Il contributo economico derivante dalle attività Oil & Gas genera anche benefici indi-retti.
La presenza di un introito significativo derivante dalle royalties per le casse delle istituzioni pubbliche locali contribuisce infatti a ridurre la pressione fiscale. La Basilicata applica addizionali regionali inferiori a tutte le Regioni limitrofe. In generale, la Basilicata avrebbe ampi spazi per incrementare la fiscalità locale, ma si può permettere di non farlo.
Anche a livello locale (comuni), è interessante notare come le addizionali comunali siano tanto minori quanto più il comune beneficia di royalties. I benefici economici dell’attività O&G si riverberano dunque in benefici anche sul versante fiscale che a-giscono direttamente sul portafoglio dei cittadini.
L’altro lato della medaglia rispetto alle minori aliquote addizionali è fornito dal livello di indebitamento locale. Il livello medio italiano pro-capite è pari a 2.000 euro per abitante. In alcune regioni del mezzogiorno, come la Campania, esso sale a 2.600 euro. Con l’eccezione della Puglia, la Basilicata presenta il miglior dato se confronta-to alle regioni limitrofe (ISTAT, 2015).
Tassazione locale e indebitamento sono due facce della stessa medaglia. Le istituzioni locali supportate da royalties possono permettersi di limitare sia l’imposizione fiscale che l’indebitamento.
Benessere equo e sostenibile
Il benessere di un territorio è multidimensionale ed occorre riconoscerne la com-plessità andando oltre la misura puramente quantitativa offerta dal PIL.
Il BES è un sistema di indicatori che analizza i fattori che incidono sul benessere at-traverso 12 domini, anche detti “Indicatori del benessere” quali l’ambiente, la sicu-rezza, la salute, l’innovazione, l’aspettativa di vita, il paesaggio etc, articolati ognuno in un set di sotto-indicatori rappresentativi del benessere di quella specifica dimensione (130 in tutto)
Si tratta naturalmente di un lavoro di rilevazione statistica molto dettagliato. È pos-sibile tuttavia pervenire a misure sintetiche che rendono più semplice e immediata la lettura e la valutazione dell’analisi del BES grazie alla rielaborazione dei punteggi dei vari indicatori. Anche qui, limitando l’analisi alle quattro regioni esaminate e in linea con gli altri indicatori, la Basilicata si posiziona al primo posto, specialmente per quanto riguarda indicatori quali l’ambiente, l’istruzione, il Paesaggio, l’aspettativa di vita.
Energie rinnovabili
Nella regione dove si concentra la produzione di idrocarburi (specie petrolio) nazio-nale, la Basilicata appunto, si registra anche la più alta percentuale di energia elet-trica prodotta da fonti rinnovabili sul totale prodotto: oltre il 70%, ben al di sopra anche delle medie nazionali. La produzione da fonti rinnovabili si concentra soprat-tutto nell’idroelettrico, ed arriva a coprire anche il 56% del fabbisogno interno della Regione. Dieci anni, nel 2006, fa la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili copriva solo il 15% della produzione totale.
Turismo
L’attività turistica in Basilicata è aumentata significativamente negli ultimi anni. Nel 2015 la regione ha registrato un incremento di arrivi del 16,5%, contro il 3,3% di aumento a livello nazionale.
L’indice di Turisticità misura le giornate di presenza (di visitatori italiani e stranieri) nel complesso degli esercizi ricettivi per abitante. Nel 1995 la Basilicata prensentava il tasso di turisticità di gran lunga inferiore rispetto alle regioni limitrofe, posizionan-dosi all’ultimo posto, mentre nel 2014occupava il secondo posto (alle spalle della Calabria).
La Val d’Agri, in particolare, non fa eccezione. Negli ultimi dieci anni ha visto aumen-tare del 53% gli arrivi, del 114% le presenze, del 60% il numero di esercizi ricettivi.