Riceviamo e pubblichiamo la nota diffusa al termine dell’assemblea del personale della Camera di Commercio di Matera riunitasi il 28 luglio 2016.
La riforma delle Camere di Commercio che il Governo vuole chiudere in questi giorni estivi, è un danno per le imprese italiane, per i professionisti e per i lavoratori delle Camere, che hanno professionalità uniche nel sistema della pubblica amministrazione italiana.
In un periodo storico-economico in cui è necessario potenziare gli strumenti a supporto del mondo del lavoro, e quindi rafforzare le Camere di Commercio, il Governo vuole ridurle a enti burocratici che non saranno più in grado di offrire servizi moderni alle imprese italiane.
Per far ripartire il sistema imprenditoriale italiano, le Camere di Commercio vanno rafforzate, con servizi nuovi e innovativi, che vadano a sommarsi ai servizi attualmente esistenti.
Le imprese non chiedono altro che celerità e innovazione.
Per questi motivi, chiediamo al Governo e a tutti i parlamentari e alle forze politiche che hanno a cuore il futuro delle imprese italiane, di modificare il decreto di riforma all’esame del Consiglio dei Ministri; chiediamo di riscriverlo, incentrandolo su innovazione, ampliamento di servizi e mantenimento del personale e delle sedi territoriali. L’attuale bozza di decreto è uno schema di riforma penalizzante per ogni soggetto del sistema economico. Le imprese vogliono una pubblica amministrazione che gli somigli, non enti burocratici. Per questo motivo, è necessario che tutto miri all’offerta di servizi di qualità. Per fare questo occorre mantenere e rafforzare il personale esistente, occorre mantenere le Unioni Regionali, occorre mantenere le aziende speciali e le sedi secondarie, perché sono tutti aspetti e componenti di un’unica realtà: il sistema delle Camere di Commercio, che per funzionare a livelli ottimali necessita di ogni sua parte ed articolazione.
Gli imprenditori – come evidenziano ripetute indagini e testimonianze – hanno trovato nel sistema camerale (presente in ciascuna provincia e quindi vicino al proprio territorio) e nella professionalità dei suoi lavoratori, competenza, onestà e imparzialità, e apprezzati servizi a titolo gratuito o con un costo molto inferiore a quello di mercato.
Con questa proposta di riforma – da subito – le Camere di commercio non fornirebbero più alle imprese i seguenti servizi:
– certificati d’origine
– carnet ATA
– contributi e finanziamenti alle imprese, per fiere o eventi per il sistema turistico locale o la promozione dei prodotti tipici
– sostegno all’internazionalizzazione
– supporto alle pmi per l’accesso al credito, tramite servizi di microcredito o sostegno ai consorzi garanzia fidi (confidi)
– corsi di formazione alla nuova imprenditoria e imprenditoria femminile
– organizzazione di convegni e seminari gratuiti su tematiche di interesse per le imprese o i professionisti (novità normative, gestione di impresa, argomenti specifici per ciascun settore economico)
– supporto alle imprese per l’innovazione e la digitalizzazione consulenza per la fatturazione elettronica
– consulenza per deposito marchi e brevetti
– pubblicazione di dati e studi sull’economia locale, sui trend economici e approfondimenti sui vari settori economici
Le Camere di Commercio, quindi, non vanno ridotte nel numero, nelle sedi, nel personale e nelle funzioni, ma vanno invece potenziate, mantenendo sedi e personale e attribuendo loro servizi nuovi e aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti, per farne il fulcro della ripresa economica del Paese.