I macrosettori più colpiti dai fallimenti nel 2014 sono il commercio, in cui si contano oltre 4.200 imprese chiuse, e l’edilizia, con oltre 4 mila casi. In questi due soli settori si concentra oltre metà del totale dei fallimenti registrati in Italia nel corso dell’anno appena trascorso.
Il mini-aumento congiunturale delle vendite registrato a novembre è un dato positivo, soprattutto se si considera che è il secondo mese consecutivo di crescita, ma che non deve illudere. Il 2014, infatti, è stato ancora un anno di grave crisi per il commercio, in particolare per i piccoli esercizi, che continuano a registrare cali più che tripli rispetto alle grandi superfici.
Ad andare bene sono solo i discount, segnale di un mercato sempre più guidato dagli sconti: di fronte alla sostanziale stagnazione della spesa delle famiglie, le vendite sono aiutate solo dalle promozioni. Che ormai sono praticate da quasi tutti gli esercenti: secondo un sondaggio condotto da Confesercenti in collaborazione con SWG, a novembre solo il 17% dei commercianti ha rinunciato alle promozioni, mentre il restante 83% ha praticato uno sconto medio del 26%.
In questa situazione, è necessario che il governo predisponga altri interventi di sostegno al reddito e ai consumi. Le liberalizzazioni – già varate dal governo Monti nel 2012 – non hanno sortito, come è evidente, alcun effetto positivo sui consumi: per rianimare il mercato interno è meglio quindi percorrere la strada della riduzione del carico fiscale che grava su consumi e famiglie, recuperando risorse dai tagli della spesa pubblica. Soprattutto, è indispensabile evitare i pesanti errori del recente passato, come il maxi-aumento dell’Iva previsto dalla clausola di salvaguardia a partire da gennaio 2015, che frenerebbe ulteriormente i consumi.