Non si ferma la corsa ai sistemi di accumulo delle rinnovabili in Basilicata e nelle regioni del Sud. Nel primo trimestre del 2023 i Sda (sistemi di accumulo) installati sono stati 741 facendo segnare il più 217 p.c. per una potenza di 5 MW (più 417 p.c.) e una capacità di utilizzo di 9 MWh (più 211 p.c.). Ottimi i risultati anche della Calabria (più 374% di Sda), Campania ( più 235%) e Puglia (più 213%). Il settore non solo è cresciuto ma ha stabilito nuovi record rispetto al passato. Complessivamente i Sda in Basilicata sono 2.644 per una potenza di 18 MW e una capscità di utilizzo di 34 MWh.Sono numeri diffusi da Anie Federazione nell’ aggiornamento dedicato agli impianti di stoccaggio energetico in Italia. Il report è commentato positivamente dal gruppo Cestari che con base operativa a Moliterno, attraverso proprie società specializzate in Italia e all’estero, opera nel settore della produzione elettrica da fonti rinnovabili, realizzando impianti ecocompatibili e valutando gli impatti ambientali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie alimentate da fonti alternative di energia. Il presidente del gruppo, l’ing. Alfredo Carmine Cestari rileva l’accelerazione del comparto in tutto il Sud d’ Italia.
La quasi totalità dei sistemi di accumulo risulta abbinato ad un impianto fotovoltaico, per lo più di taglia residenziale.
“Le Comunità energetiche rinnovabili – sottolinea l’ing. Cestari – possono essere la soluzione all’atavico problema della produzione di energia specie per rendere il Sud competitivo. Ma a remare contro ci sono essenzialmente due ostacoli che vanno rimossi il più rapidamente possibile. Il primo: deve cambiare la percezione delle comunità rispetto a questi interventi che sono l’unica strada verso la transizione ecologica, spiegando che non ci sono impatti di questi impianti sul territorio. Il secondo è la burocrazia: senza una semplificazione delle procedure resta un obiettivo desiderato la sostituzione delle fonti fossili che non è solo un obiettivo, è anche l’ambizione del Sud a potenziare il proprio sistema produttivo produttivo, e quindi aumentare la domanda di energia per accogliere una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili, gravando il meno possibile sulle reti nazionali”.
Le Comunità energetiche rinnovabili – sottolinea l’ing. Cestari – possono essere la soluzione all’atavico problema della produzione di energia specie per rendere il Sud competitivo. Ma a remare contro ci sono essenzialmente due ostacoli che vanno rimossi il più rapidamente possibili. Il primo deve cambiare la percezione delle comunità rispetto a questi interventi che sono l’unica strada verso la transizione ecologica, spiegando che non ci sono di impatto di questi impianti sul territorio. Il secondo è la burocrazia: senza una semplificazione delle procedure la sostituzione delle fonti fossili che non è solo un obiettivo, è anche l’ambizione del Sud a potenziare il proprio sistema produttivo
produttivo, e quindi aumentare la domanda di energia (in termini tecnici carico) per accogliere una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili, gravando il meno possibile sulle reti nazionali, resta un desiderio”. Ma anche i prezzi di mercato dell’energia elettrica oggi costituiscono una leva. Di qui l’impegno ribadito dal gruppo Cestari in direzione delle comunità energetiche rinnovabili.