La decisione della Conferenza delle Regioni di posticipare la data di avvio dei saldi estivi dal primo sabato di luglio al primo sabato di agosto nell’interesse della categoria e alla luce del nuovo scenario di mercato asseconda le nostre proposte e tiene conto del parere della grande maggioranza degli esercenti lucani in particolare dei settori abbigliamento, calzature e accessori. E’ quanto sostiene Confcommercio Potenza di intesa con Federmoda. La decisione nasce da una «sollecitazione degli assessori alle attività produttive ed è motivata dalle necessità derivanti dalla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19 e dalle conseguenti misure». La Conferenza delle Regioni è impegnata a «darne seguito attraverso una omogenea applicazione della stessa su tutto il territorio nazionale”.
Confcommercio riferisce di aver realizzato un sondaggio tra gli associati in Basilicata (oltre un centinaio il campione).
In estrema sintesi, emerge che:
• il 94% delle aziende è contrario alla data attuale (primo sabato di luglio ovvero, quest’anno, il 4 luglio)
• la posticipazione dei saldi è la soluzione preferita (59%)
• la sospensione dei saldi è la seconda scelta (38%)
• un’3% ha chiesto di anticipare la data di partenza dei saldi
“Dunque quella delle Regioni – ha affermato il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi – è una scelta responsabile, nell’interesse del mantenimento della data unica nazionale, che premia la volontà espressa a larga maggioranza dalle aziende rappresentate e i nostri sforzi atti a promuovere l’indirizzo più sentito. Gli imprenditori del settore confermano di voler l’inizio delle vendite in saldo all’effettiva fine stagione, tanto per i saldi estivi quanto per quelli invernali. “Auspichiamo – continua Borghi – di riaprire il prima possibile e che tutte le Regioni adottino quanto prima i provvedimenti in linea con l’indirizzo della Conferenza, sospendendo altresì il divieto delle vendite promozionali nel periodo antecedente i saldi. Alla ripartenza servono certezze anche su questo fronte per programmare un futuro già molto incerto”
A conferma della posizione di Confcommercio si registra il crollo delle vendite al dettaglio. A marzo 2020 l’Istat stima infatti flessioni rispetto a febbraio pari al 20,5% in valore ed al 21,3% in volume. A determinare l’eccezionale calo sono le vendite dei beni non alimentari, che diminuiscono del 36% in valore e del 36,5% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono stazionarie in valore e in lieve diminuzione in volume (-0,4%). Su base tendenziale, si registra un calo del 18,4% in valore e del 19,5% in volume. Anche in questo caso sono le vendite dei beni non alimentari a registrare un calo (-36% in valore e in volume), mentre risultano in crescita quelle dei beni alimentari (+3,5% in valore e +2,1% in volume).Le diminuzioni maggiori riguardano Abbigliamento e pellicceria (-57,1%), Giochi, giocattoli, sport e campeggio (-54,2%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-54,1%).
Mag 09