Questa matitna davanti all’ingresso dell’Asm in via Montescaglioso a Matera i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil per la provincia di Matera insieme ai rappresentanti provinciali delle categorie del pubblico impiego e dei pensionati hanno promosso la manifestazione “Riprogettare e rilanciare la Sanità a Matera perché risponda ai bisogni di salute delle comunità e delle persone”.
Sono intervenuti Eustachio Nicoletti per Cgil, Bruno Di Cuia per Uil, Giuseppe Amatulli per Cisl, Giulia Adduce per Fp Cgil, Giuseppe Bollettino per Cisl Fp, Franco Coppola per Uil Fpl, Angelo Vaccaro per Spi Cgil, Vincenzo Zuardi per Cisl Fnp e Carmine Vaccaro per Uil Pensionati.
Presenti anche il sindaco di Irsina, Nicola Morea, il sindaco di Ferrandina, Gennaro Martoccia, sindaco di Pomarico, Francesco Mancini, la sindaca di Pisticci, Viviana Verri, il vice sindaco di Tricarico, Matteo Martelli e il vice sindaco di Garaguso.
Una delegazione delle sigle sindacali ha incontrato intorno alle 11 il commissario Asm Sabrina Pulvirenti.
Michele Capolupo
Di seguito il testo diffuso dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dai rappresentanti provinciali delle categorie del pubblico impiego e dei pensionati in cui sono illustrate le motivazioni di questa manifestazione.
“Riprogettare e rilanciare la sanità materana perché risponda ai bisogni di salute delle comunità e delle persone”
L’emergenza pandemica si è dimostrata un gigantesco amplificatore dei difetti strutturali del nostro Paese e della nostra Regione, in particolare di quelli del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale.
La Basilicata, già prima della pandemia, presentava un Sistema Sanitario Regionale non più adeguato a rispondere ai bisogni di salute delle persone. La governance del Sistema Sanitario Regionale era ed è quella determinata dalla Legge Regionale n. 12/2008, come modificata dalla Legge Regionale n.2/2017, che ha operato un riordino meramente ragionieristico, senza affrontare i veri nodi della Sanità in Basilicata. In un territorio con enormi criticità (l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle cronicità, lo spopolamento, la bassa densità abitativa, il complicato assetto orografico e la viabilità inadeguata) ci sarebbe stato bisogno di un serio e pesante intervento di progettazione e programmazione finalizzato a risolvere i problemi presenti e futuri del Sistema Sanitario Regionale. Invece, a gennaio 2017 si è scelto di approvare una riforma non-riforma che non solo non ha risolto i problemi ma ne ha creati di nuovi ed ha fatto perdere tempo prezioso.
A ciò si aggiunge che la Basilicata ha un Piano Socio Sanitario anch’esso datato, approvato dal Consiglio Regionale nel 2012, e il tentativo di approvare un nuovo Piano è naufragato in Consiglio Regionale nella precedente legislatura.
La situazione della Sanità Lucana è, quindi, fortemente inadeguata a dare risposte efficaci, efficienti ed appropriate ai mutati bisogni di salute, determinati dalle variazioni demografiche, epidemiologiche e sociali. Servirebbe dare un forte impulso a ripensare e riprogrammare il modello stesso di Servizio Sanitario Regionale, le cui performance inadeguate collocano la Basilicata agli ultimi posti nelle tabelle di una serie di indicatori del “Piano Nazionale Esiti”, che analizza le performance dei Sistemi Sanitari delle diverse Regioni. Un altro indicatore di patologia grave del SSR della Basilicata è rappresentato dalla mobilità passiva, che rileva la grande propensione dei Lucani a curarsi fuori Regione e che costituisce un aggravio per la spesa regionale e un guadagno per le casse delle Regioni verso le quali si dirige la mobilità.
In questo contesto è intervenuta l’emergenza pandemica che ha evidenziato ancora di più i ritardi e l’inadeguatezza del nostro SSR.
Nel territorio materano sperimentiamo da tempo questa situazione di inadeguatezza della Sanità e il progressivo depotenziamento e smantellamento di servizi esistenti che si aggiungono alle croniche e storiche carenze riferite soprattutto alla sanità territoriale, mai pienamente avviata e strutturata.
Non dobbiamo però limitare la nostra riflessione all’ambito provinciale perché il vero tema, al di là delle tentazioni localiste e campaniliste, è riprogettare l’intera sanità lucana innovandone il modello e adeguandolo ai bisogni presenti e futuri di salute di tutti i cittadini.
Questa necessità è tanto più urgente e pressante alla luce di quanto messo in evidenza dall’emergenza pandemica e alla luce di quanto previsto dalla Missione SALUTE del PNRR con riferimento alla Sanità territoriale. La Missione SALUTE del PNRR ha come obiettivi generali della Componente 1 (M6C1 – Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale):
• Potenziare il SSN, allineando i servizi ai bisogni delle comunità e dei pazienti, anche alla luce delle criticità emerse durante l’emergenza pandemica;
• Rafforzare le strutture e i servizi sanitari di prossimità e i servizi domiciliari;
• Sviluppare la telemedicina e superare la frammentazione e la mancanza di omogeneità dei servizi sanitari offerti sul territorio;
• Sviluppare soluzioni di telemedicina avanzate a sostegno dell’assistenza domiciliare.
Per questi interventi è stato previsto un investimento di 7 miliardi di euro con la realizzazione delle “Case della Comunità” degli “Ospedali di Comunità” e con il potenziamento dell’assistenza domiciliare.
In questo scenario, con un PNRR che afferma il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale e la rilevanza macroeconomica dei servizi sanitari pubblici, è inconcepibile che il Governo Regionale non avvii una campagna di ascolto e confronto con tutti gli attori coinvolti per progettare, riformare e rifondare la sanità regionale del futuro.
Sembra invece che la volontà della Giunta Regionale sia di approvare una Legge di riordino del SSR senza una preventiva discussione ampia e condivisa e che riguardi non solo il contenitore (la governance del SSR) ma anche e soprattutto i contenuti (il Piano Socio Sanitario).
Di fronte alle tante criticità della sanità lucana, la stessa istituenda facoltà di Medicina rischia di essere uno specchietto per le allodole, se non viene dotata di risorse ad hoc. Se, al contrario, dovesse contare sulle attuali risorse del Sistema e del Fondo Sanitario Regionale o, peggio, sulle risorse dell’Università della Basilicata, da opportunità diventerebbe un problema. La Facoltà di Medicina potrebbe rivelarsi pericolosa sia per la tenuta del fragile Sistema Sanitario Lucano sia per l’altrettanto fragile Università della Basilicata, accomunati dalla scarsa attrattività nei confronti degli stessi cittadini lucani. Due fragilità, in genere, non creano una forza, ma spesso una fragilità al quadrato. L’assenza di confronto di merito sulla grande sfida della Facoltà di Medicina, purtroppo, rende tutto più complicato.
Riteniamo che sulle scelte strategiche della Regione deve esserci il più ampio coinvolgimento e che, quindi, per riprogettare il nostro sistema sociosanitario è necessario l’ascolto e il confronto con le amministrazioni locali, il mondo del volontariato, le organizzazioni sindacali e il mondo delle imprese, responsabilizzando tutti gli attori coinvolti e condividendo le azioni da intraprendere e gli obiettivi da raggiungere. Sarebbe necessario strutturare dei veri e propri Stati Generali della Salute, per condividere ed elaborare esperienze, riflessioni, proposte volte a individuare le soluzioni migliori ai problemi esistenti, con lo sguardo rivolto al futuro e all’interesse generale.
Quello che sicuramente non è utile è l’assenza di confronto partecipato o, peggio, i caminetti e le discussioni carbonare nel chiuso delle segrete stanze.
La discussione su una questione così importante come la Salute deve essere pubblica e trasparente e volta a superare le posizioni meramente difensive dello status quo.
Occorre avere il coraggio di scommettere su un futuro di riprogettazione e profonda innovazione in direzione di un nuovo Sistema Sociosanitario che superi le carenze strutturali dell’architettura attuale della rete ospedaliera e dell’assistenza territoriale, puntando su modelli innovativi che diano risposte ai bisogni di salute di tutti i cittadini lucani, senza lasciare indietro nessuno, indipendentemente da quale sia il Comune di residenza tra i 131 della nostra Regione.
Alla Regione Basilicata e all’ASM di Matera chiediamo:
1. definizione di un Piano straordinario per l’abbattimento delle liste d’attesa pregresse o determinate dall’emergenza pandemicacon cronoprogramma attuativo;
2. rimodulazione della campagna vaccinale attraverso l’attivazione di almeno un punto di somministrazione in ogni comune;
3. potenziamento dell’assistenza domiciliareper pazienti per pazienti Covid-19 asintomatici, in fase di dimissioni ospedaliere o bisognosi di monitoraggio e cure primarie;
4. riattivazione del servizio di sorveglianza sanitaria per ex lavoratori esposti amianto;
5. rilancio delle attività e prestazioni ospedaliere, attraverso:
• assunzioni di personale per colmare le carenze di organico di circa 500 unità, pari al 20% degli addetti;
• riorganizzazione delle attività e adeguamento strutturaledel pronto soccorso;
• riapertura dei reparti ospedalieri soppressi o riconvertiti in reparti Covid;
6. strutturazione concreta e non meramente formale della sanità territoriale e socio-assistenziale:
• assicurando in tutti i Distretti sanitari le prestazioni specialistiche con periodicità fisse e rigorose;
• potenziando il servizio ADI (assistenza domiciliare integrata);
• rafforzando il sistema dell’emergenza/urgenza, integrandolo con la rete della continuità assistenziale (guardie mediche) e con i medici di medicina generale (MMG) e i pediatri di libera scelta (PLS);
• strutturando e mettendo a sistema l’esperienza emergenziale delle USCA (Unità Speciale di Continuità Assistenziale) per la gestione territoriale delle cronicità;
• implementando il progetto pilota SNAI“Area interna della collina materana” relativamente alle misure di rafforzamento e qualificazione dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria d’ambito.
La foto della conferenza stampa e dell’incontro tra i sindacati e il commissario Asm (foto www.SassiLive.it)