Ristoratori contro Vice Ministro Castelli: “Non abbiamo bisogno di aiuti per cambiare modo di fare le nostre attività”. Di seguito la nota integrale.
“Non abbiamo bisogno di aiuti per cambiare modo di fare le nostre attività: non si risolve il problema della crisi da lockdown per la pandemia invitando aziende non convertibili a convertirsi in altro. In questo momento abbiamo bisogno che turismo e mobilità torni a vivere nelle nostre vie. Abbiamo chiesto aiuti concreti e sufficienti a salvaguardare le nostre attività, disposti a farci carico di ulteriori indebitamenti non voluti e non previsti che toglieranno altri anni nostra volontà di crescita, sviluppo ed innovazione”.E’ in sintesi la lettera aperta, firmata sinora da 50mila ristoratori, tra i quali Gianfranco Vissani e per la Basilicata da Antonio Coronato titolare de “L’Osteria della via Appia” a Potenza e a Milano, in replica alle affermazioni del vice ministro all’Economia e Finanze Laura Castelli (“se non ci sono più clienti, bisognerà aiutare i ristoratori a cambiare mestiere”).
Una categoria intera – che rappresenta un importante colonna economica italiana (13% del Pil) – che ribadisce con orgoglio di non aver mai chiesto nient’altro che sostenibilità per le riaperture, avvenute con estrema difficoltà, tra la riduzione del numero dei clienti, non solo per il timore di contagio o per la crisi economica ma soprattutto per le nuove e rigide regole di distanziamento, e i costi più elevati (per l’acquisto di dpi e per la sanificazione dei locali).
“Non ci spaventano le indagini e gli studi diffusi in questi giorni secondo i quali – afferma Antonio Coronato – solo in Basilicata nel 2020 il fatturato crolla nel settore della ristorazione di oltre 35 milioni di euro (8,8 miliardi di euro in tutto il Paese, meno 37,8%).”Molte attività, hanno riaperto con la consapevolezza di ricominciare in una situazione emergenziale, dove gli incassi non coprono i costi”, aggiunge. “Con il coraggio e lo spirito di sacrificio che sempre contraddistingue la nostra categoria abbiano scelto di voler continuare a regalare una serranda alzata in città, di voler essere vicini ai nostri collaboratori, per sopperire ad uno stato che ha lascito nell’incertezza centinaia di migliaia di lavoratori del settore”.
I ristoratori scrivono che “da quando è cominciata l’era dell’impresa 4.0 avete propinato alle aziende digitalizzazione, robotica, e-commerce, app tecnologiche, ecologia, monopattini, delivery e tanto altro, ma nulla di tutto questo rappresenta l’essenza dei principi fondamentali della ristorazione fatto di ospitalità, accoglienza e relazione. Ci volete vedere mangiare tutti davanti al Pc in smartworkig? Così siete liberi di ingabbiarci a casa e negli uffici e lasciare le città in balia del degrado e delle attività clandestine. Senza lavoratori, senza studenti, senza turisti migliaia di alberghi, musei e pubblici esercizi a breve abbasseranno le proprie serrande per non rialzarle più. La politica non è show ma ha la responsabilità di dire cose giuste, nel modo giusto e con le parole giuste. Gli chef ed i ristoratori, dopo gli artisti sono la categoria più creativa che ci sia”.
“Ci siamo solo ritrovati con un pacchetto di promesse su promesse ancora non mantenute. A tutto ciò cosa si aggiunge l’incapacità della comunicazione politica. Mai ci saremmo aspettati una dichiarazione del vice ministro Castelli totalmente fuori focus”, si legge ancora nella lettera aperta.