Calamita: “Se non ci saranno garanzie sulle missioni produttive, sugli investimenti, sui modelli e sui volumi, la Fiom Cgil si mobiliterà”. Di seguito la nota integrale.
Sono state le tante difficoltà che gravano sui lavoratori dell’area industriale di Melfi il tema al centro della riunione dei delegati Fiom Cgil Basilicata dell’indotto di Melfi. Preoccupazione anche per la situazione dell’intera area industriale, nonostante l’accordo firmato a giugno 2021 con Stellantis, unico nel paese, che prevede investimenti importanti per nuovi modelli elettrificati, garanzie salariali e occupazionali per tutti i lavoratori dell’area industriale.
“La crisi pandemica – ha detto Giorgia Calamita, della segreteria Fiom Cgil Basilicata – ha messo in risalto la crisi del settore automotive da tempo denunciata dalla organizzazione a tutti i livelli, oggi aggravata anche dalla mancanza di semiconduttori, moltiplicando le precarietà e le incertezze occupazionali, salariali e di prospettive future per tutti i lavoratori. La Fiom Cgil – ha proseguito Calamita – da tempo rivendica la necessità di un piano strategico che guardi alla transizione ecologica, tecnologica e digitale ma che sia socialmente sostenibile. Su questo non è più rinviabile il confronto con il governo nazionale, al quale chiediamo politiche industriali che mettano al centro i piani programmatici sul lavoro, a partire dall’automotive, affinché si investa su innovazione, ricerca e formazione e si garantisca la piena occupazione e capacità produttiva di tutti gli stabilimenti nel nostro paese”.
Per Calamita “il ritardo accumulato dall’industria automotive in Italia sulla transizione verso motori elettrici e l’assenza di una politica di mobilità si traduce in un massiccio utilizzo di cassa integrazione e aumento delle fermate lunghe delle attività produttive per via della carenza dei semiconduttori. Tutto ciò impatta negativamente sulla condizione di lavoro e di salario dei lavoratori coinvolti”.
Stellantis il primo marzo ha presentato il piano strategico a lungo termine, con obiettivi importanti rispetto alla transizione, all’elettrificazione e alla digitalizzazione ma non ha dato garanzie occupazionali per i lavoratori.
“La Fiom propone un accordo – spiega Calamita – che garantisca gli occupati e raggiunga progressivamente il pieno utilizzo della capacità installata e il rilancio dell’intera filiera, con l’innovazione tecnologica e digitale e con la formazione e riconversione dei ruoli e delle competenze”. Tra i punti di questo accordo, la transizione negli stabilimenti che producono motori (in particolare diesel) e meccaniche di nuova generazione (motori elettrici, semiconduttori) nella
componentistica, il confronto sulla nascita della gigafactory per la produzione di batterie, il mantenimento degli impianti per le produzioni mass market, premium e di lusso, gli ammortizzatori sociali straordinari per la fase di transizione e integrazione sul salario da parte dell’azienda; la formazione e la rimodulazione dell’orario con l’utilizzo del fondo nuove competenze.
I lavoratori durante la riunione si sono detti tutti d’accordo con la fondamentale azione della Fiom nazionale messa in atto fino ad oggi per garantire prospettive produttive e occupazionali per tutta la filiera e hanno ritenuto indispensabile lo stato di agitazione dichiarato per rivendicare un confronto con il governo per un piano strategico di rilancio del settore, a partire dall’incontro previsto con Stellantis al Mise il prossimo 10 marzo.
“Se non ci saranno garanzie sulle missioni produttive, sugli investimenti, sui modelli e sui volumi – aggiunge Calamita – la Fiom Cgil si mobiliterà con le lavoratrici e con i lavoratori per un piano necessario a superare il ricorso agli ammortizzatori sociali e a far ripartire l’industria dell’automotive con investimenti per la transizione nel nostro Paese. Rivendichiamo la necessità di un tavolo permanente con le aziende appaltatrici della logistica e con le aziende della componentistica per avere chiarezza su eventuali azioni di efficientamento da parte di Stellantis, affinché non si scarichino le flessibilità e la riduzione dei costi sui lavoratori.
Alla luce di questa situazione di precarietà, che vede coinvolti tutti i lavoratori della componentistica dell’automotive di Melfi, rivendichiamo la piena applicazione dall’accordo firmato con lo stabilimento Stellantis di Melfi il 25 giugno 2021. La transizione tecnologica, necessaria per la produzione di nuovi modelli elettrici previsti a Melfi a partire dal 2024, così come definito dall’accordo di giugno – conclude Calamita – non dovrà impattare sulla condizione di lavoro e sull’occupazione di tutti i lavoratori dell’area industriale di Melfi. Riteniamo necessario mettere in atto risposte di mobilità orizzontale e di miglioramento dell’organizzazione e dei tempi di lavoro sulle linee, affinché l’efficientamento non si traduca in esubero occupazionale.
Presente all’incontro anche il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. che ha sottolineato “la necessità di costruire una iniziativa regionale per riaprire un tavolo sull’automotive che possa prevedere investimenti per la riconversione tecnologia e digitale, per la formazione dei lavoratori coinvolti alle nuova rivoluzione del settore e per garantire un sostegno al reddito affinché la transizione non impatti negativamente sulle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, a parità di salario si dovrà rimodulare l’orario di lavoro, riducendolo e creando maggior occupazione. La giunta regionale deve rispondere in tempi rapidi alle crisi presenti nelle aree industriali. È necessario programmare una politica regionale atta al rilancio del settore utilizzando i fondi del Pnrr previsti per la transizione energetica”.