“Di fronte ai dati dell’indagine di Altroconsumo che registra a Potenza la spesa alimentare con 6.505 euro l’anno/famiglia tra le più care d’Italia e la possibilità di un risparmio annuo assai risicato (272 euro l’anno a fronte dei 1.427 euro l’anno di Arezzo o i 1.310 euro l’anno di Roma) non sono sufficienti supermercati ed ipermercati. C’è bisogno di estendere i punti di vendita diretta produttori agricoli-consumatori, venendo incontro anche all’esigenza di accrescere la redditività dei nostri agricoltori costretti a svendere i prodotti alla rete dei commercianti all’ingrosso e contestualmente c’è bisogno di incrementare i Gruppi di Acquisto Solidale, strumenti di autotutela di prezzo”. E’ quanto afferma Giannino Romaniello, capogruppo SEL in Consiglio Regionale, sostenendo che “nonostante le famiglie lucane spendono sempre meno per mangiare, secondo quanto emerge da un rapporto Istat pubblicato all’inizio del luglio scorso, dove era evidenziato un calo della spesa media mensile per l’alimentazione nel 2012, pari al 2,8% rispetto al 2011, sulla tutela dei consumatori e la calmierazione dei prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità questo Consiglio Regionale ha fatto troppo poco. Un’esperienza positiva e da moltiplicare: dal novembre 2008 presso la sede di Legambiente Basilicata a Potenza è attivo un gruppo di acquisto per i prodotti agricoli e del commercio equo e solidale. Il gruppo di acquisto ecologico è un insieme di persone che hanno deciso di incontrarsi per acquistare prodotti alimentari di produzione biologica o eco-compatibile (rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori)”.
Romaniello ricorda di essere il primo firmario di una proposta di legge, condivisa da altri consiglieri, allo scopo di incentivare in Basilicata lo sviluppo e la diffusione dei prodotti del commercio equo e solidale e di garantire che i prodotti immessi sul mercato con la denominazione di “commercio equo e solidale”, scelti proprio per questo dai consumatori, presentino una serie di caratteristiche, a garanzia del consumatore, coerenti con quelle definite a livello internazionale dagli organismi di settore.
Nel sottolineare che “il movimento del commercio equo e solidale è oggi un movimento globale: più di un milione di produttori e lavoratori su piccola scala sono organizzati in ben 3.000 organizzazioni di base con strutture rappresentative in oltre 50 paesi del Sud del mondo”, l’esponente Sel evidenzia che “tema centrale e decisivo per la nostra epoca è come far convivere la solidarietà, l’equità , il rispetto dell’uomo e dell’ambiente , la tutela dei diritti con le esigenze del mercato. Il commercio equo e solidale rappresenta uno degli strumenti più interessanti finalizzati a contemperare queste diverse esigenze, esso è infatti una forma di commercio alternativa alle logiche di puro profitto privato e di disuguaglianza che informano gli scambi commerciali con il Sud del mondo, relegando milioni di produttori e lavoratori nello sfruttamento e nell’emarginazione, bloccando così le possibilità di miglioramento delle condizioni di vita di quei popoli”.
“Il commercio equo e solidale – afferma Romaniello – costituisce una alternativa concreta per tanti piccoli produttori e lavoratori del Sud del mondo e per altrettanti consumatori dei paesi a maggiore sviluppo, caratterizzandosi infatti oltre che per la qualità, il rispetto per l’uomo e per l’ambiente , per la centralità e la trasparenza delle relazioni tra produttore , distributore , commerciante e consumatore finale. I consumatori attraverso le loro scelte libere e responsabili , possono , anche nel breve periodo , fornire opportunità di sviluppo a produttori e lavoratori e contribuire così alla riduzione del divario tra Nord e Sud del mondo, favorendo nel contempo la sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni dei Paesi in via di sviluppo. La commercializzazione dei prodotti del commercio equo e solidale rappresenta dunque un ‘opportunità ma anche un fenomeno con un andamento di crescita pressoché ininterrotto che necessita di una disciplina normativa”.