“La situazione di assistenza agli anziani nel Vulture, con l’impegno di una trentina di donne dipendenti di cooperative sociali ad assicurare i servizi nonostante non percepiscano il salario da sei mesi, non è solo il risultato più odioso del “patto di stabilità”, accompagnato dai tagli statali dei due governi precedenti (Berlusconi e Monti), ma è anche la testimonianza che il sistema socio-assistenziale in Basilicata, così come è stato definito negli ultimi anni, non può reggere più”. E’ quanto sostiene il capogruppo SEL in Consiglio Regionale Giannino Romaniello per il quale “va sottolineato il sacrificio, perché di questo si tratta, delle donne che non hanno alcuna intenzione di far mancare prestazioni essenziali per la salute e la vita quotidiana di numerosi anziani. Si tratta però di trarre lezione da questa vicenda acquisendo piena consapevolezza che tra i 170 e i 175 mila lucani sono “a rischio povertà” e tra i 130 e i 132 mila lucani “vivono in famiglie con grave deprivazione materiale”. Tra 2009 e 2011 la situazione si è deteriorata: la percentuale di persone che vivono in famiglie con grave deprivazione materiale in Basilicata è cresciuta dal 9,4% del 2009 al 24% del 2011 e la percentuale di persone a rischio di povertà è passata dal 25,5% del 2010 al 31,7% del 2011. Tutto ciò mentre la disuguaglianza del reddito (il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero) è salita. Ancora, il 9,5% degli uomini e il 10,5% delle donne della popolazione regionale vivono in famiglie dove nessun componente lavora o percepisce una pensione”.
Nel sottolineare che “nel 2012, a fronte di una cifra irrisoria pari a circa 500 mila euro proveniente dal Fondo Nazionale, la Regione ha disposto l’impiego di 20 milioni di euro” Romaniello riferisce che “nel bilancio di previsione 2013 la “missione diritti sociali, politiche sociali e famiglia” dispone di un capitolo di spesa di oltre 23 milioni di euro. Evidentemente non è solo una questione di risorse insufficienti ma – continua il capogruppo SEL – dell’intero sistema della governance nel settore socio-assistenziale che denota criticità a partire dai troppi soggetti istituzionali in campo, dai programmi e progetti (Pois e Piano regionale socio-assistenziale) che vanno quanto meno ripensati. Con la manovra di assestamento di bilancio 2013 – dice Romaniello – ci ritroveremo a fare i conti con questi problemi e con la continuità del Programma COPES per il contrasto alla povertà e l’esclusione sociale anche per il nuovo anno. Dopo la proroga decisa in Consiglio alla fine del mese di marzo scorso, attraverso l’impiego di 4 milioni di euro dal bilancio regionale, dobbiamo continuare l’impegno introducendo quegli elementi necessari per andare oltre la corresponsione del sussidio a circa 2.200 cittadini che vivono una condizione di forte disagio. Mi riferisco in modo particolare a tutta la parte riguardante la formazione, perché una cosa è lavorare per recuperare alla vita sociale, politica, civile questi cittadini e altra cosa è utilizzare risorse consistenti per mantenere in piedi un sistema formativo che va riformato. C’è dunque un insieme di misure ed interventi che necessitano di un profondo ripensamento; dalla fine dello scorso anno il gruppo SEL in collaborazione con associazioni di volontariato sociale ha messo a disposizione uno studio dettagliato sull’attuazione del Programma COPES e con puntuali proposte. L’emergenza sociale – conclude il capogruppo Sel – va oltre i cittadini beneficiari del COPES e coinvolge settori sempre più ampi tra i quali i lavoratori con mobilità in deroga, con Cig in deroga, ecc., con una platea complessiva che oramai sfiora le 8 mila unità. Perciò è necessario pensare di realizzare progetti mirati sul tema della riqualificazione urbana, della utilizzazione di questo personale per l’assistenza alle persone che ne hanno bisogno, un progetto speciale sul tema della raccolta differenziata”.
Giu 24