Il diritto ad una retribuzione salariale che consenta di non vivere al confine della soglia di povertà, come accade in Basilicata per alcune migliaia di lavoratori, vede la Uil impegnata in ogni sede. Per questo guardiamo con attenzione alla proposta parlamentare sul salario minimo, proposta che è senz’altro utile, a condizione che un’eventuale misura non debba essere trattata come “contrapposta” o “concorrente” ai contratti collettivi nazionali, tralasciando l’insieme dei diritti previsti nella parte normativa dei contratti stessi. Ad affermarlo è il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli per il quale il dibattito sul salario minimo nella nostra realtà ha diverse specificità soprattutto tenendo conto delle notevoli differenze retributive tra lavoratori lucani e del Nord e della diffusa precarietà. Intanto per noi i Contratti collettivi nazionali sottoscritti dai Sindacati maggiormente rappresentativi sono lo strumento essenziale per tutelare i salari nei diversi settori economici, nonché per migliorare le condizioni di lavoro e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, garantendo un’equa redistribuzione della ricchezza.
Nel nostro Paese, la Contrattazione collettiva nazionale – dice Tortorelli – non ha perso la propria efficacia generale e i campi di applicazione di tutti i Ccnl ci permettono di affermare che ogni attività economica e ogni lavoratore/trice subordinato/a è coperto/a oggi da un Ccnl di riferimento. Tuttavia, siamo consapevoli che sono presenti gravi problemi di lavoro povero, di scarsa occupazione, di lavori non qualificati, di lavoro sommerso, di part time involontario. Problematiche che si sommano al proliferare di contratti pirata e ad una vasta area di evasione contrattuale. Tutto questo – afferma il segretario della Uil – si combatte anche rafforzando il nostro sistema contrattuale, che rappresenta un valore enorme per la tutela economica e normativa delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro Paese. Siamo disponibili ad avviare un confronto di merito, sapendo che la difesa del salario passa anche attraverso politiche industriali di crescita e di sviluppo: tutto ciò che in questi anni è mancato nel nostro Paese.
E a proposito di occupazione “buona e stabile” che è il nostro obiettivo centrale, l’Istat riferisce di nuove attivazioni di lavoro in crescita dello “zero virgola” nel I trimestre 2023, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Scendono le attivazioni con contratti a tempo indeterminato e apprendistato, a fronte di un aumento della temporaneità lavorativa (contratti a termine, a chiamata, stagionali).
Il 75% dei nuovi rapporti attivati è temporaneo e sono in aumento i contratti a termine in part time.
Questo quadro non ci rende per nulla sereni – conclude Tortorelli – vista anche la recente approvazione, nel Decreto Lavoro, di un’ulteriore liberalizzazione dell’utilizzo del contratto a tempo determinato, che renderà ancora più fragili categorie come le donne e i giovani.
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