Pierluigi Diso, Coordinatore Associazione Zes Lucana, in una nota interviene sul dibattito avviato per salvare la Ferrosud di Matera.
Di seguito la nota integrale.
Al MISE è già nota da anni la situazione di dissesto industriale della Ferrosud, società di preminente interesse per la Regione Basilicata per la sua peculiarità, non riscontrata in altre attività similari con competenza specifica per quanto riguarda la costruzione e ristrutturazione di carrozze ferroviarie. Il grido di allarme è stato fatto proprio dai sindacati e lavoratori della Ferrosud. Da ieri anche il Consiglio comunale e quello provinciale di Matera hanno deciso di sostenere le ragioni dello stabilimento materano e della sorte dei suoi lavoratori, come aveva già fatto il parlamentare materano Saverio De Bonis in una recente interrogazione al Ministro per lo sviluppo economico. E’ ora il momento di porre sui tavoli di concertazione regionale e nazionale proposte serie di rilancio del sito industriale materano. Negli ultimi anni il Mezzogiorno ha ripreso a crescere e segnali di ottimismo emergono dal suo tessuto produttivo. La nuova visione delle politiche per il Mezzogiorno è oggi basata su una piena assunzione di responsabilità da parte dello Stato sulla questione meridionale e su una impostazione pragmatica sui percorsi di sviluppo, impresa e lavoro da intraprendere: il caso ArcelorMittal ne è un esempio. Il Governo nazionale pare che finalmente se ne stia rendendo conto, ma se scarseggia un piano industriale e infrastrutturale nazionale, figuriamoci a livello locale cosa può accadere. Urge un Piano Industriale per il Sud, quello di cui parlava De Vincenti e poi Lezzi e adesso il Ministro Provenzano, quello che interessi le Zes e che si sviluppi anche per macroregioni. Se si vuole tornare a crescere l’Italia deve investire in infrastrutture per recuperare il suo Mezzogiorno a un disegno di sviluppo e non perdere il contatto con i grandi della produzione nel mondo. La Zes ionica è la nuova porta con l’Oriente e il Mediterraneo, è la nuova fiammella di speranza nell’attesa che il Paese torni a fare politica industriale. Come? Con investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione che producono di sicuro progresso e occupazione. Non si può essere anti-impresa e sperare che i posti di lavoro cadano dal cielo. E allora cosa fare? O ci si arrende o si prova a sviluppare subito un ragionamento di politica industriale in cui si cerca di verificare se la realizzazione di un investimento industriale possa trovare giustificazione nella redditività che produce. Questo deve fare subito il management della Ferrosud e i politici interessati a una nuova cultura di impresa. La conoscenza e il know how della Ferrosud vanno alimentate con coraggio e lungimiranza altrimenti l’azienda è destinata all’imminente sua fine industriale. Nonostante una grave situazione giuridica della società che rende assolutamente non ipotizzabile un’autonoma azione dell’attuale assetto societario, il precedente amministratore aveva svolto, pur in tali difficoltà, un notevole ruolo operativo consentendo che l’azienda Ferrosud spa di Matera svolgesse degnamente il suo ruolo, impegnandosi per la redazione di un Piano Industriale e a corrispondere gli stipendi a operai e impiegati, tanto da aver rinunciato al contratto di solidarietà. Dalle analisi di fattibilità, la Ferrosud spa tecnicamente ancora oggi può uscire dalla crisi che l’attanaglia da molti anni, in quanto è sicuramente in grado, per la sua peculiarità produttiva, di sviluppare nuovo lavoro e nuove commesse per ripristinare il livello occupazionale attualmente possibile. Un’ipotesi di lavoro e di ristrutturazione per il settore programmazione e innovazione può dare il suo notevole contributo. Serve però un management adeguato che possa tranquillamente operare per l’ultimo baluardo dell’impresa metalmeccanica materana. L’agitazione dei lavoratori della Ferrosud degli ultimi giorni ha permesso alla comunità materana e anche lucana di constatare che all’attuale amministrazione aziendale manca la volontà di rilanciare il sito industriale di Matera, peraltro situato in area Zes. Da tale orientamento risulta evidente l’intento di snaturare di fatto l’azienda ferroviaria materana Ferrosud cancellandola sia dal panorama industriale meridionale, in particolare lucano, sia mostrando totale disinteresse per la funzione sociale di simili realtà industriali. Una imprenditrice ha già spostato l’idea manageriale del precedente amministratore Antonio Ingusci e, persuasa della potenzialità della Ferrosud, si è resa promotore per l’acquisto delle azioni della Ferrosud spa dalla Cometi spa, proprietaria delle azioni, offrendo una somma congrua per poter poi rilanciare l’azienda. L’offerta è già nota da tempo al MISE. Chissà! L’acquisizione della titolarità legale dell’azienda consentirebbe di dare attuazione al Piano Industriale già predisposto da un team di esperti che ha previsto investimenti per l’ammodernamento delle infrastrutture e delle attrezzature. Inoltre, nell’area adiacente agli stabilimenti di Ferrosud la Regione Basilicata ha previsto la istituzione di un’area Zes tale da ipotizzare un vero e proprio polo industriale delle costruzioni ferroviarie tra Puglia e Basilicata, con possibile attrazione di investimenti da parte di players nazionali e internazionali del settore. Chissà se il Ministero dello sviluppo economico e le istituzioni pubbliche interpellate saranno in grado di evitare che un’attività industriale, caratterizzata da particolare singolarità e forza produttiva nel settore di sua competenza, venga snaturata con la cessione del sito industriale a società estranee al settore ferroviario, in netto contrasto con l’asset strategico del futuro industriale della Regione Basilicata, anche con riflessi non indifferenti soprattutto con Trenitalia.
Nella foto www.SassiLive.it il presidio dei lavoratori Ferrosud in piazza Vittorio Veneto