Sanità, Fp Cgil avvia corsi di preparazione per i concorsi unici regionali: “Un’imperdibile occasione per ridurre le carenze di personale, ridando centralità alla sanità pubblica. Di seguito la nota integrlae.
La Fp Cgil di Potenza avvia domani le lezioni in modalità fad del corso Oss di preparazione al concorso unico regionale per il reclutamento di nuovi operatori della sanità lucana e nei prossimi giorni partirà anche il corso di preparazione al concorso per infermieri e per altre figure professionali. Abbiamo pensato di avviare, grazie al supporto di docenti qualificati e professionisti del settore, percorsi formativi gratuiti per gli iscritti in prospettiva della stagione concorsuale che prenderà avvio a breve, al fine di coadiuvare i candidati nella preparazione ai test e permettere loro di affrontare con maggiore serenità le prove concorsuali.
Sono 1049 le assunzioni previste nel prossimo triennio nel piano dei fabbisogni in sanità sulla base dei fabbisogni adottati dalle singole aziende nei relativi piani predisposti secondo le direttive approvate dalla Regione agli inizi di novembre scorso.
Per l’Azienda Ospedaliera San Carlo, per l’Asp, l’Asm e il Crob l’introduzione di un migliaio di nuovi ingressi, dopo anni di blocco del turnover, significherà iniziare a beneficiare di un atteso e non più rinviabile sblocco delle assunzioni in un settore che da tempo sconta carenze importanti. La diminuzione e la dequalificazione del lavoro nel comparto sanità nel decennio 2009-2019 si evidenzia anzitutto dalla perdita di addetti a tempo indeterminato, che sono passati da 693.600 a 648.507, ovvero – 45.093. In termini percentuali la contrazione nel numero degli occupati stabili è del -6,5%, largamente superiore a quella complessiva nella Pa che segna un -4,5%. Alla diminuzione di tale personale fa da riscontro l’incremento del lavoro flessibile attraverso contratti a tempo determinato, contratti interinali e contratti di lavoro socialmente utili. Nel 2018, nel comparto sanità si concentra, infatti, il 45% dell’utilizzo di unità annue a tempo determinato di tutta la Pa (35.481 su 79.620). Se era già evidente da tempo, pertanto, che nell’ultimo decennio nel Ssn le risorse umane a tempo indeterminato andavano man mano diminuendo e vi fosse un incremento di contratti a tempo determinato, ma anche interinale, durante l’emergenza covid abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di contratti di lavoro flessibili, per i quali siamo convinti vada avviato un percorso che miri a riconoscere l’impegno umano e professionale di operatori che si sono messi al servizio della salute dei cittadini durante la pandemia, valorizzandolo. Se si è stati in grado di sostenere i servizi in emergenza, non dobbiamo dimenticarlo né sottacerlo, lo dobbiamo al lavoro di tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, oss, tecnici e tantissime altre professionalità che hanno dato e stanno dando il massimo, nei nostri ospedali e nei servizi territoriali
L’emergenza ha, infatti, reso evidenti le storture di un sistema che ha continuato ad operare in carenza di organico e fatto toccare con mano l’essenzialità di un servizio pubblico centrale, fondamentalmente in buona “salute” e pronto a rispondere in maniera estensiva ai bisogni di cura e assistenza della cittadinanza, a prescindere dalle criticità periodiche, partendo da una dotazione adeguata di personale.
Auspichiamo, a questo punto, che si avviino quanto prima le procedure concorsuali, perché è assolutamente necessario immettere nel più breve tempo possibile nuove forze nelle nostre strutture sanitarie a supporto di personale che con grandissima professionalità, sacrificio e spirito di abnegazione nonostante stia lavorando in condizioni difficili, non si è mai sottratto e continua a non sottrarsi alle tante necessità sanitarie che emergono ogni giorno. In tantissimi, ad esempio, si sono resi disponibili a dare supporto per accelerare la campagna vaccinale che sta entrando in una fase cruciale, con la disponibilità di vaccini e la necessità di incrementare il numero dei vaccinatori.
E’ necessario pianificare il cambiamento non solo per dare risposte alla contingenza, ma cogliere l’occasione per ricostruire i servizi socio sanitari pubblici nel loro insieme, convogliandoli verso un nuovo modello che abbia al centro parole chiave come integrazione, territorialità, estensività, e che si fondi su occupazione diretta, stabile e di qualità all’interno del sistema pubblico.