Si è svolto nella sede del dipartimento Sanità della Regione Basilicata il primo incontro delle organizzazioni sindacali con l’assessore al ramo Cosimo Latronico e il direttore del dipartimento Domenico Tripaldi, per fare il punto sulle tante questioni e vertenze che riguardano sia la sanità pubblica che quella privata, da tempo lasciate languire.
Come Fp Cgil abbiamo posto l’accento sulla necessità di un Piano sociosanitario che consenta il superamento delle criticità che i lucani vivono ogni giorno quando si interfacciano con il servizio sanitario e che preveda il rafforzamento della medicina del territorio, la rivisitazione della rete ospedaliera e il rilancio dell’assistenza socio-sanitaria, al fine di innescare una inversione di tendenza e consentire la piena fruizione nella nostra regione di un diritto fondamentale come quello alla salute.
Le numerose questioni da affrontare, seppur di natura disparata, richiedono un’azione di programmazione ma anzitutto lo stanziamento di risorse aggiuntive regionali che ci permettano di avviare la contrattazione regionale prevista dal contratto collettivo nazionale del lavoro, al fine di garantire sistemi e trattamenti uniformi tra aziende e i lavoratori. La situazione disastrosa della sanità regionale è purtroppo certificata dai molti lucani che rinunciano alle cure o che scelgono di recarsi fuori regione per farsi curare, come attesta la mobilità passiva che ha raggiunto livelli elevatissimi, soprattutto se rapportati alla popolazione residente.
Quanto alle liste d’attesa, ormai insostenibili, abbiamo ricordato che per il loro abbattimento servirebbe anzitutto reclutare personale, scorrendo le graduatorie concorsuali e quelle di stabilizzazione, lavorando sui piani dei fabbisogni delle aziende e sui tetti di spesa rideterminati e rideterminabili nel 2025 con nuove metodologie di calcolo, senza tralasciare la possibilità di ricorrere alle prestazioni aggiuntive, per le quali il governo ha stanziato risorse da distribuire alle Regioni ma a oggi ancora non ripartite tra le aziende sanitarie. Risorse a cui sarebbe necessario aggiungere risorse aggiuntive regionali in grado di valorizzare il maggiore lavoro richiesto al personale. Personale sottoposto in molti casi già oggi a un surplus di lavoro e a turni sfiancanti, considerato spesso non riesce neppure a vedersi garantiti i diritti contrattuali e le 11 ore di riposo consecutive nelle 24 ore e ciò nonostante le assunzioni e gli sforzi delle aziende nella predisposizione dei Piani dei fabbisogni del personale. Per non parlare della dirigenza medica: numeri esigui, procedure concorsuali che spesso vanno deserte, medici che si dimettono migrando verso altre regioni o verso il privato, stanchi e demotivati in una regione che diventa sempre meno attrattiva.
Abbiamo posto al centro della discussione anche il Crob di Rionero e il suo piano di rilancio, la sanità territoriale e il suo potenziamento secondo quanto previsto dal DM77, le criticità del Deu 118 e del dipartimento Salute mentale. Grande attenzione, altresì, abbiamo riservato anche ai temi della sanità privata, con lavoratori che svolgono prestazioni di cura, assistenza e riabilitazione che rappresentano un servizio pubblico essenziale per garantire il diritto alla Salute e che chiedono l’applicazione del giusto contratto, l’equiparazione del lavoro privato in sanità alla sanità pubblica e il rinnovo delle tariffe, ferme al 2009. A partire dalla vertenza di Universo salute e passando alle tante criticità che vivono i lavoratori dell’Istituto Padri Trinitari.
Siamo fermamente convinti che impegnarsi per un modello di sanità avanzata significhi contribuire a creare una società coesa, in cui la tutela della salute sia un diritto legato alla persona e non un’opportunità di lavoro o alla condizione dei singoli. E questo passa inevitabilmente dalla valorizzazione di tutte le professioni sanitarie, amministrative e tecniche che svolgono quotidianamente il proprio lavoro, da cui passa il diritto alle cure a tutti i lucani e le lucane di una sanità che sia pubblica e universale, come sancito dalla nostra Costituzione.