Summa (Spi Cgil): “Dopo anni di narrazione sulla sanità lucana da parte del governo Bardi, arriva la certificazione del suo fallimento e dello sfascio della sanità regionale, così come denunciato da mesi dalla Cgil. A pagare saranno ancora i cittadini lucani che si vedranno tagliare prestazione sanitarie con conseguenze drammatiche sul diritto a potersi curare nella propria regione”. Di seguito la nota integrale.
“Dopo anni e mesi in cui abbiamo denunciato il fallimento di questo governo sulla sanità e sul rischio commissariamento, i dati del ministero hanno certificato con chiarezza il buco nel bilancio della sanità lucana. E non saranno certamente gli interventi ingegnosi del direttore Mancini, che con lucidità innovativa pensa di utilizzare le risorse del fondi europei per ripianare il buco della sanità, a restituire ai lucani il diritto ad essere curati. Su questo e sulle regole che stanno alla base dell’utilizzo delle risorse pubbliche confidiamo nell’attenzione pronta e scrupolosa e dell’attivismo della Corte dei conti”. Così il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, sulla nomina da parte del ministero del presidente della Regione Vito Bardi a “commissario ad acta” della sanità lucana.
“Dopo anni di narrazione sulla sanità lucana da parte del governo Bardi – aggiunge Summa – arriva la certificazione del suo fallimento e dello sfascio della sanità regionale. A pagare saranno ancora i cittadini lucani che si vedranno tagliare prestazione sanitarie con conseguenze drammatiche sul diritto a potersi curare nella propria regione. Fin dall’insediamento della giunta Bardi abbiamo espresso la necessità di investire nella sanità lucana a partire da una nuova governance e soprattutto di dare corso a una seria programmazione che prevedesse una maggiore qualificazione delle strutture ospedaliere e territoriali. Invece, a partire dal piano delle liste d’attesa, che di fatto nega ogni possibilità di cura e di prevenzione, questo governo di centrodestra ha smantellato un pezzo alla volta la nostra sanità fino a demolirla.
Tant’è che l’indagine condotta dallo Spi l’anno scorso sul diritto ad essere curati – ricorda il dirigente sindacale – ha certificato che due terzi dei lucani per potersi curare sono costretti ad andare fuori regione con un costo medio a proprio carico di circa 2 mila euro annui. Altro che bonus gas. E la responsabilità di questo sfascio risiede tutta nella gestione del presidente Bardi e dell’assessore al ramo Francesco Fanelli, che hanno pensato alla sanità solo in chiave elettoralistica, mettendo alla guida del dipartimento e delle aziende sanitarie direttori esterni che hanno contribuito a determinare questo sfascio. Già il bilancio 2022 si è chiuso con un buco da 50 milioni di euro, la cui copertura è stata fatta utilizzando improvvisamente le risorse dei fondi europei”.
Per Summa “sciatteria amministrava e programmatica hanno prodotto danni enormi al nostro sistema socio sanitario. È evidente – aggiunge – che tale condizione è stata determinata principalmente dalla mancata offerta sanitaria regionale e soprattutto dall’abnorme mobilità passiva che ha raggiunto ormai un livello di allarme rosso raggiungendo i 130 milioni di euro. Ormai siamo diventati la cenerentola italiana ai tavoli nazionali, altro che buon governo. Ci vuole una grande faccia tosta a negare l’evidenza della realtà. Su questo – conclude Summa – come Cgil continueremo a mobilitarci affinché la sanità pubblica e il nostro sistema sanitario sia oggetto di un grande investimento e soprattutto di un confronto vero sulle scelte per ridare ai lucani il diritto a potersi curare nella propria regione”.