Sanità, Operatori sanitari: dopo il ricorso sul buono pasto Uil Fpl ricorre anche sulle ore di reperibilità. Di seguito la nota integrale.
Il sindacato da tempo ed in totale solitudine ha denunciato l’assenza del servizio mensa nei giorni festivi,la sera e durante le notti in corsia nelle strutture dell’AOR San Carlo e dell’ASP Potenza.Ora apprendiamo con stupore che finalmente anche qualche altra sigla autonoma se ne sia accorta.
Mensa chiusa e nessun buono pasto riconosciuto per i turnisti che così devono organizzarsi a proprie spese per il pasto che, come prevede la legge, è invece un loro diritto. La UIL FPL ha deciso di scendere in campo ed ha richiesto(attraverso i propri legali) il riconoscimento di quel diritto che ad oggi viene negato ed ultimamente ha anche richiesto un audizione in quarta commissione consiliare di cui attendiamo ancora convocazione. Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che chi non ha la possibilità di fruire della mensa la sera e nei festivi ha comunque il diritto di vedersi riconosciuto l’equivalente economico del buono pasto. Gli operatori in mensa non riescono ad andare, non solo perché alle 15 il servizio chiude ma ,soprattutto, perché ovviamente non possono lasciare l’assistenza. La richiesta è chiara: per chi fa il turno del pomeriggio (dalle 14 alle 21) e della notte (dalle 21 alle 7) non potendo accedere alla mensa, deve avere il buono pasto e deve avere la possibilità di mangiare.
Il buono pasto è un diritto che nelle nostre aziende viene negato perché le mense sono chiuse la sera e nei giorni festivi.
La UIL FPL dopo esito infruttuoso della conciliazione proposta innanzi all’INL(ispettorato nazionale del lavoro di Potenza)IN l’Azienda San Carlo e l’ASP non si sono costituite abbiamo dato mandato al suo legale, che ha depositato presso il Tribunale di Potenza due “decreti ingiuntivi pilota”uno per il San Carlo, e l’altro per l’ASP e che una volta esperiti positivamente sarà esteso al resto del personale che vorrà aderire e che nel frattempo ha esperito la procedura di conciliazione e quindi ha anche interrotto i termini di prescrizione. La scrivente sta partendo con un ‘altra vertenza che è quella sulle ore di reperibilità. Infatti molte aziende sanitarie, nel caso di chiamata in reperibilità, provvedono al pagamento della retribuzione dal momento della timbratura e non anche dal momento della chiamata. Sta di fatto però che in base all’univoco orientamento della Suprema Corte, nel caso di reperibilità, anche il tempo impiegato per raggiungere il luogo di lavoro è considerato “orario di lavoro”. Ciò significa che il tempo occorrente all’operatore sanitario per rispondere attivamente alla chiamata va considerato come orario di lavoro, per cui la retribuzione deve decorrere dal momento della chiamata. Normalmente il tempo necessario per raggiungere il luogo di lavoro varia tra i venti e i trenta minuti che andranno appunto retribuiti. Considerato che il ricorso alla reperibilità attiva è sempre più frequente, attese le deficienze di organico, ciascun operatore sanitario viene chiamato in reperibilità per 4/6 turni mensili. Di conseguenza, ciascun lavoratore deve recuperare mensilmente una retribuzione di circa due ore. Nelle prossime ore partiremo con la raccolta delle adesioni tra i lavoratori della sanità perciò chiunque ha effettuato la reperibilità non esiti a contattarci.