Saverio Lamiranda (a.d. Terre di Aristeo): Turismo di ritorno dedicato agli italiani all’estero e emigrati, progetto dedicato all’anno 2023″. Di seguito la nota integrale.
Terre di Aristeo ha sempre creduto nel “turismo di ritorno” dedicato agli italiani all’estero e agli emigrati anche attraverso la sottoscrizione di una convenzione con gli organismi che istituzionalmente alla Regione e al Ministero degli Esteri rappresentano i lucani e gli italiani nel mondo. A questo progetto sarà dedicato l’anno 2023 e presso il Ministero degli Esteri sono in programma numerose iniziative per coinvolgere direttamente le Regioni, le associazioni degli italiani all’estero, alle quali candidiamo i Distretti Turistici in continuità con il rinnovato interesse manifestato dal Ministro Garavaglia sui Distretti impegnati per propria mission a portare nostri connazionali a riscoprire i luoghi di origine.
Ricordo che il Pnrr ha previsto un significativo intervento finanziario per far scoprire e riscoprire un “turismo del ritorno” da parte degli italiani che risiedono da anni all’estero, sono stati migranti e diventati cittadini di altri paesi, ma spesso senza dimenticare i luoghi di origine, i borghi natii di genitori e nonni, quindi con la voglia di tornare a vedere quei paesaggi e quella storia di cui l’Italia è piena. E’ questa un’operazione che va nella direzione di perseguire l’obiettivo della trasformazione e riqualificazione abitativa e ambientale dei borghi spopolati che oltre a diventare un biglietto da visita per la promozione e riscoperta delle “proprie antiche radici” possono essere la scelta di residenza dopo esperienze di lavoro e vita all’estero o fuori regione. Il progetto “Il turismo delle radici” è dunque una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19, grazie al sostegno tecnico e di indirizzo fornito dal Pnrr, che si inserisce nell’investimento per l'”Attrattività dei Borghi”.
Il progetto propone un ampio raggio di offerte turistiche mirate alla vasta platea di italo-discendenti e di oriundi italiani nel mondo (stimati in circa 80 milioni). L’iniziativa è stata messa a punto da un apposito Tavolo Tecnico sul Turismo delle Radici, in collaborazione con Regioni, enti locali, centri accademici e di ricerca, enti museali e biblioteche, operatori turistici e comunità di italiani all’estero. Le comunità italiane all’estero verranno così coinvolte in tutto il mondo sia nella valorizzazione della nostra offerta turistica, sia in un’articolata strategia volto a invertire il processo di depauperamento dei borghi italiani. Ritrovare le radici permetterà una riscoperta “a tutto tondo” dei luoghi di provenienza, consentendo ai visitatori di riappropriarsi della cultura delle loro origini anche attraverso tradizioni, testimonianze, artigianato e gastronomia. Un viaggio emozionale per riconoscere e promuovere l’elemento identitario del nostro Paese.
Intanto l’anno 2023 è stato definito l’anno del “turismo del ritorno” in modo da fornire una motivazione e un punto di riferimento. Diventa quindi urgente stilare un progetto in grado di convincere i nostri connazionali all’estero e i loro discendenti a scoprire il patrimonio collettivo naturale paesaggistico architettonico come un modo per vivere la nostra storia e la nostra tradizione, una realtà composta anche di enogastronomia, di parenti, di dialetti, di piccole storie di famiglia.
Tantissime opportunità che vanno coordinate e per le quali si devono anche formare degli operatori del settore che preparano percorsi e viaggi, bisogna preparare i territori italiani e preparare anche gli operatori all’estero che sappiano diffondere le offerte.
Certo è che i borghi devono anche offrire servizi e strutture, alle persone, e ottime condizioni di vita, devono essere ripopolati con continuità, con regolarità e non stagionalmente .Occorre una fruizione mirata in certi periodi e magari anche al limite della capacità, ma la frequenza stabile e la presenza diventa un presidio utile alla conservazione e al mantenimento di quelle infrastrutture ed esercizi, piccoli e grandi, che poi sono i fattori di pregio attrattivo. Ristrutturare case e borghi e strade per una frequentazione di 3 mesi all’anno non serve. Occorre un lavoro integrato, aperto, continuo fatto anche di servizi alle famiglie, ai bambini e una reddittività sufficiente, altrimenti è difficile dare “vita” ai borghi abbandonati da lunghissimi anni. Questo è tutto quello che è necessario fare . Aristeo con il Progetto sperimentale sul Turismo di Comunità intende dare il suo contributo.