Si sogna la ferrovia nella capitale europea della cultura 2019 ma a Matera non si riesce a completare una strada attesa da 45 anni, la Bradanica. In mattinata i rappresentanti sindacati di categoria di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cisl, Cosimo Daniamo Paolicelli, Fernando Mega e Franco Pantone hanno indetto uno sciopero dei lavoratori sul cantiere allestito in prossimità dell’area industriale La Martella.
“Dopo lo stop dei lavori per il fallimento di Intini – spiega Gianfranco De Palo di Feneal Uil – la ditta Aleandri si appresta a completare il 75% dei lavori previsti dal contratto ma ha già annunciato che 15 lavoratori saranno licenziati. A questo punto abbiamo preferito fermare il cantiere perchè vogliamo scongiurare il rischio di un altro stop prolungato. Secondo il contratto le altre opere spettando ad una ditta subappaltatrice del Consorzio di imprese CCC che fa riferimento ad Integra ma ad oggi Aleandri non ha indicato quale sarà l’azienda che dovrà subentrare nel cantiere per garantire la prosecuzione dei lavori. Pertanto vogliamo capire quale sarà la sorte che toccherà ai 15 lavoratori. Sottolineo che allo stato attuale non c’è dialogo tra Anas, Aleandri e sindacati. E per approfondire la vicenda che riguarda il completamento della Bradanica e fare chiarezza sul futuro dei lavoratori abbiamo chiesto al Prefetto di Matera Antonella Bellomo di convocare un tavolo in cui discutere le problematiche che oggi portiamo all’attenzione pubblica con il blocco del cantiere”.
In tarda mattinata la delegazione dei sindacati è stata ricevuta dal capo di gabinetto della Prefettura di Matera Francesco D’Alessio. Dopo aver appreso le motivazioni dello sciopero D’Alession ha annunciato che informerà il Prefetto di Matera Antobello Bellomo per convocare a breve un tavolo al quale sono invitati a partecipare l’Anas, Aleandri e Integra, società che ha assorbito il Consorzio CCC.
Michele Capolupo
Questione Bradanica: nel 2013 Confapi fu l’unica a opporsi al fitto di ramo d’azienda
Non è mai elegante dire “l’avevamo detto”, ma in tutti i verbali delle riunioni in Prefettura del 2013 è agli atti la posizione di Confapi Matera, l’unica allora a opporsi al fitto di ramo d’azienda da Intini ad Aleandri, per una serie di motivazioni non solo giuridiche.
All’epoca l’interesse generale superiore del completamento dell’opera spinse tutti i soggetti convocati intorno al tavolo a passare sopra la manifesta forzatura e a sottovalutare gli evidenti rischi cui si andava incontro, compreso proprio quello che la strada 655 restasse incompiuta.
Il contratto di fitto di ramo d’azienda, senza continuità di debiti e crediti, penalizzava i fornitori e i subappaltatori di Intini, permetteva un’anomalia giuridica e – ciò che si teme oggi – con la spada di Damocle della penale creava le condizioni perché l’opera restasse incompiuta, 30 anni dopo la posa della prima pietra; il tutto con il benestare dell’Anas.
Nel 2013 l’escamotage che Confapi scongiurava fu attuato, con il risultato di riaprire il cantiere senza tuttavia pagare le imprese creditrici di Intini. Se, invece, si fosse rescisso il contratto con Intini e si fosse riappaltata l’opera, oggi probabilmente la sorte della Bradanica sarebbe diversa. Il tempo “perso” per una nuova gara d’appalto sarebbe stato ampiamente compensato.
Oggi la soluzione per completare l’opera è tanto semplice quanto dolorosa, per le imprese esecutrici. Aleandri dovrebbe realizzare la sua quota, arrivando al 75%. Quindi l’altra impresa dell’ATI, CCC adesso confluita nel consorzio Integra, dovrebbe finire i lavori nonostante la penale di 5 milioni di euro. Tutto questo lo si sapeva fin dall’inizio e nessuno ha fatto qualcosa per evitare il blocco.
Confapi Matera dunque invita l’Anas e tutti i soggetti istituzionali che in questi anni si sono occupati della vicenda Bradanica a intervenire con tutti i mezzi leciti, sia legali che politici, per consentire di realizzare una strada di fondamentale importanza per tutta la collettività. La convocazione di un tavolo sull’argomento non può non prevedere la presenza di Confapi, soprattutto per il suo ruolo di tutela delle imprese subappaltatrici e fornitrici.
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