Continua lo sciopero della fame, iniziato questa mattina alle 6:00, davanti ai cancelli della Garramone – azienda operante all’interno del Centro Oli di Viggiano -. Uno sciopero dai “toni” forti, ma necessari, proclamato dopo mesi di estenuanti tentativi di confronto, volti a chiarire la gestione delle attività, delle commesse, che la Committente Eni, incurante dell’esistenza di un patto di sito, prima riduce, e dopo sottrae alle aziende operanti nell’Indotto, a favore di aziende “fuori” dalla logica del patto di sito. Sono stati mesi, il cui il silenzio perpetrato da tutte le parti coinvolte, ha iniziato ad insinuare fra tutti i lavoratori coinvolti nelle attività che gravitano intorno al mondo delle estrazioni, una sempre più tangibile tensione sociale, acuita dalle sempre più preoccupanti sensazioni di paura ed incertezza per il presente ed il prossimo futuro occupazionale.
Ad oggi, la condizione in cui versano i 7 lavoratori della Garramone, rappresenta lo specchio del degrado morale cui la Classe Politica, la Committente e le Aziende hanno condotto i lavoratori che operano nell’Indotto e di riflesso le loro famiglie. Siamo in un momento di assenza totale di valori, dove il proverbiale Do ut des, assume i tratti di un baratto fra diritti, ove, per rivendicare il diritto al lavoro, alla retribuzione, alla dignità dell’Uomo onesto che lavora, si rinuncia al diritto “a cibarsi”; un baratto cui si è giunti costretti da anni e mesi di indifferenza e mancanza di responsabilità dei big player coinvolti nella vicenda petrolio.
La Val D’Agri, da anni sotto lo scacco delle logiche del ricatto – logiche tramate nei palazzi tra Reucci, Padroni e Padroncini – che poi imperviano nei cantieri dell’Indotto, è ormai fin troppo consapevole, che lei così come Viggiano non diventeranno mai la Dubai del Mezzogiorno. A parità di “ricchezza” offerta da madre natura, ovvero l’oro nero, gli Emirati Arabi hanno creato dalle dune sabbiose del deserto una città dinamica ed avanguardista non solo sotto il profilo economico; la Basilicata, di contro, si adopera per fare di un territorio un tempo florido e vivo anche in termini di valori e moralità: il deserto.
Sciopero della fame lavoratori Garramone, intervento Tortorelli (Uil)
Quella dei lavoratori della Garramone è un’ulteriore protesta di fronte alla quale non si può chiudere gli occhi. Chiediamo che l’azienda ritiri la cassa integrazione, che si riapra subito un confronto nel rispetto delle regole e che il Governatore Bardi convochi subito il Tavolo della Trasparenza per affrontare, una volta per tutte, le criticità legate all’indotto Eni”. Lo ha detto il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli che oggi ha incontrato i lavoratori della Garramone – in sciopero della fame per rivendicare il diritto al lavoro e la continuità occupazionale in seguito ai cambi d’appalto – ai quali ha espresso il sostegno del sindacato. “E’ l’ennesima vicenda che – ha sostenuto – ribadisce la necessità di aggiornare il Patto di Sito (Val d’Agri) attraverso uno schema nuovo che definisca una volta per tutte compiti e funzioni del Distretto Energetico. Diventa prioritario garantire posti di lavoro e contratti uguali mettendo fine alla situazione attuale che registra, ad ogni cambio di appalto e sub-appalto, posti a rischio per i lavoratori lucani e contratti differenti. Su questi aspetti la Uil, attraverso le sue categorie di settore (Uilm, Uiltec, Feneal, Uiltucs,Uiltrasporti ) sta conducendo una battaglia senza risparmio di energie e di impegno dalla parte dei lavoratori lucani. Sono tante ancora le vertenze aziendali aperte. Vogliamo che si recuperi e ammoderni il contratto di sito, soprattutto in materia di ambiente, di sanità e di occupazione e che si eviti il dumping contrattuale. Puntiamo a riformulare quelle che sono le regole contrattuali, stabilendo meglio i perimetri e recuperando soprattutto l’occupazione locale. Riteniamo che bisogna puntare a una capacità di sviluppo che passi anche attraverso un processo di decarbonizzazione, un progetto per le bioplastiche e i parchi fotovoltaici. Chiediamo risposte occupazionali per i cittadini della Basilicata e lavoro per le imprese locali”.